Mentre in Italia si agitano spauracchi sul governo a venire, quello uscente ha appena causato un ulteriore e gravissimo danno alla filiera agroalimentare italiana. PACtatrac, il disastro Renziloni per il decennio a seguire, l’Italia perde a mani basse i contributi in agricoltura. Brevi note a seguire.
PAC, Risiko e cantastorie
La PAC (Politica Agricola Comune) è quella quota importante del bilancio europeo che si riversa sulle produzioni agroindustriali. Nei giorni scorsi a Bruxelles è stato deciso il suo futuro, per il periodo 2021-2027, dopo mesi di negoziati intensi che hanno visto protagonisti e vincitori i Paesi del Nord-Est. Non i Comuni del Veneto ma la Germania e gli Stati vicini.
La banda Renziloni è stata molto impegnata, in questi anni, a cantare le favole della sede dello stabilimento e dei decreti sull’origine della pasta, del riso e del pomodoro. E le confederazioni agricole partecipavano alla festa, tutti a cantare e suonare.
L’esercito Merkel intanto giocava a Risiko con i Paesi nordici, in una partita dove chi vince conquista i soldi sui territori, gli sghei sui campi coltivati. Il colonnello Wolfgang Schauble ha organizzato a Bruxelles una serie di conferenze, nel corso degli anni, dedicate al Risiko del quadro finanziario UE 2021-2027.
Gli incontri tedeschi hanno sempre registrato la partecipazione del ‘clan Selmayr’. In gergo brussellese, la compagine dell’ex braccio destro di Jean-Claude Juncker (nominato con un colpo di mano Segretario Generale della Commissione) e i suoi adepti alti dirigenti della Commissione. Oltreché dei funzionari dei Paesi nordici e del c.d. blocco Visegrad. Dall’Italia, al più, qualche eurodeputato.
Il Risiko tedesco sul bilancio 2021-2027 era iniziato già agli albori di quello precedente (2014-2020) e ha sempre seguito un protocollo definito. Il Governo di Berlino invita i pezzi grossi della Commissione e qualche think tank per spiegare la visione della Germania e attuarne la strategia.
I cantastorie italiani però ogni tanto organizzavano una festicciola coi buffet delle delizie del Bel Paese. Ed è così – tra un fiordilatte, una fetta di prosciutto e un calice di vino – che la banda Gentiloni s’è fatta fregare pure i gettoni per il parcheggio. Senza nemmeno guardare, intanto paga Pantalone.
PACtatrac
I giochi sono finiti ormai, chi ha dato ha dato e chi ha avuto ha avuto. Si deve solo decidere come coprire quel buchetto da 13 miliardi causato dalla Brexit. O si tagliano le spese, come vogliono gli scandinavi e i Paesi dell’Est. Oppure si aumentano i contributi netti dei ventisette Stati membri, come vorrebbe la Germania, sfondando il muro dell’1%. (1)
La Commissione europea intanto ha comunicato il patatrac, anzi il PACtatrac, nellla proposta di bilancio Ue pluriennale per il periodo 2021-2027. Con un taglio alla PAC che vale il 240% del ‘buchetto Brexit’. Da 408,3 a 378,9 miliardi, la politica agricola comune perderà il 7% in valore assoluto.
Il PACtatrac in Italia sarà tragico, poiché i livelli dei pagamenti diretti per ettaro saranno armonizzati tra gli Stati membri e più mirati, tendendo a convergere verso la media UE. Senza considerare la differenza di valore aggiunto tra un vigneto di pregio e un campo di patate. La Commissione europea porrà invece l’accento sull’ambiente, il clima e la transizione verso un’agricoltura più sostenibile e lo sviluppo di aree rurali dinamiche.
Belle parole di commiato, tutti uguali e tutto più verde, più attenzione alle piccole e medie aziende agricole. Ci sarà pure una nuova riserva di crisi, per far fronte ai crolli imprevedibili dei mercati internazionali o ad altre cause.
Piccolo contentino, la maggiore flessibilità riconosciuta agli Stati membri per assicurare ‘il migliore utilizzo del bilancio agricolo’. Saranno più liberi di scegliere come ripartire le monetine, l’argent de poche, tra pagamenti diretti e sviluppo rurale.
La colpa di tutto ciò – per una volta almeno, si noti bene – non è dell’Europa. Ma dei cantastorie da strapazzo che non si sono neppure affacciati ai tavoli di discussione. Matteo Renzi prima e Paolo Gentiloni poi, in compagnia da sempre di Maurizio Martina e da ultimo del neo-democratico Carlo Calenda.
Dario Dongo
Note
(1) Sono fin troppo prevedibili i tagli ai contributi per l’agricoltura e ai fondi europei al Mezzogiorno. E il finale è già scritto. Atteso che il bilancio dev’essere approvato all’unanimità, l’Italia si accoderà alle mediazioni altrui

Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.