La recente notizia dal Brasile sulla operazione carne fraca induce a riflettere circa l’impatto della globalizzazione su sicurezza alimentare e diritti. È bastato un evento – pur grave, ma del tutto prevedibile – a mettere a nudo le falle dei sistemi che dovrebbero garantire l’integrità della filiera alimentare. Come è possibile?
La magistratura federale brasiliana ha rivelato l’esistenza di un solido pactum sceleris per il traffico internazionale di carni avariate e adulterate con sostanze chimiche pericolose. La politica e la sanità pubblica, al soldo di primarie industrie delle carni, hanno coperto i traffici illeciti con certificati sanitari falsi.
Una crisi alimentare epocale, come non se ne vedevano da tempo. Gli scandali BSE e diossina nelle carni mitteleuropee, alla vigilia del nuovo millennio, valsero a una riforma strutturale del food law, in Europa come in altri Paesi. (1) Grazie alla quale è stato possibile gestire con maggiore efficacia varie crisi successive, dagli OGM ai coloranti vietati (Sudan Red), l’influenza aviaria e le carni equine vendute come bovine (HorseGate).
Operazione carne fraca. La logica della ‘convenienza a ogni costo’
È però giunta l’ora di interrogarci se il forsennato accrescere delle interdipendenze tra modelli economici e sociali di Paesi distanti possa davvero garantire l’approvvigionamento di cibo sano e sicuro per la comunità globale. La logica della ‘convenienza a ogni costo’ ha condotto alla polarizzazione delle filiere in alcune aree del pianeta. (2) Le quali, superato ogni limite di sfruttamento delle risorse naturali, appaiono destinate a implodere. Proprio come è accaduto in Brasile.
L’impennata nella domanda internazionale di carni, in particolare, ha subito una drastica accelerazione a causa dell’evoluzione dei consumi in Cina e dintorni. Ma non è bastato deforestare l’Amazzonia in nome di soia e pascoli, né ingigantire gli impianti di trasformazione. I sistemi agricoli e zootecnici non hanno saputo, né avrebbero potuto reggere. E il loro collasso ha causato nuovi pericoli, che corruzione e carte false non sono riusciti a coprire nel medio periodo.
Colpa del Brasile o delle politiche neo-liberiste?
Allora, dobbiamo chiederci, è ‘tutta colpa’ del Brasile? O è invece merito delle politiche neo-liberiste che l’Europa per prima sta perseguendo con protervia? Non si è ancora misurato l’impatto del CETA sui diritti dei lavoratori e dei consumatori, oltreché delle filiere produttive nostrane. E già Bruxelles riprende il negoziato a porte chiuse per il TTIP.
Quella stessa Commissione europea – che oggi goffamente prova a ‘chiudere il recinto dei buoi già scappati’, dopo che le carni marce e adulterate dal Brasile hanno invaso il Vecchio continente – si premura a dichiarare che la crisi di sicurezza non ostacolerà il corso delle trattative per un ulteriore accordo di libero scambio, coi Paesi del Mercosur. Anziché premere il tasto ‘pausa’ e avviare una ‘gap analysis‘ il cui esito è peraltro manifesto e improbo.
Basta alle speculazioni mercantili
Le attuali politiche europee mostrano le corde, nell’agricoltura e l’alimentare come su altri fronti. Bisogna invertire la rotta, rimettere al centro la food safety e aggiungervi la food security, vale a dire la sicurezza degli approvvigionamenti. Rivedere i criteri di sostegno alle filiere locali, in ottica non solo di greening o attrazioni bucoliche ma anche di stimolo all’occupazione e ai sistemi produttivi. Che non possiamo più permettere vengano falcidiati dalle speculazioni mercantili.
Bisogna garantire le basi di una sovranità alimentare, in termini di produzione e di scorte. Bovini e pollame italiano, non solo carne fraca. A presidio della stabilità sociale, la solidarietà e la salute degli individui.
Dario Dongo
Note
(1) Libro bianco della Commissione europea sulla sicurezza alimentare, 12.2.00. A seguire, General Food Law (reg. CE 178/02) e Pacchetto Igiene (reg. CE 852, 853, 854, 882/04 e seguenti). Si veda il libro https://www.greatitalianfoodtrade.it/sicurezza-alimentare-regole-cogenti-norme-volontarie-libro-dario-dongo/
(2) La concentrazione di alcuni approvvigionamenti globali su singole regioni del pianeta tende oltretutto a trascurare il rischio di food security, che ciclicamente colpisce le varie commodities agricole
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.