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Olio di palma, la petizione ‘#Ferrero ripensaci’

Il 2% delle terre arabili del pianeta, circa 26 milioni di ettari, è stato accaparrato negli ultimi anni da operatori stranieri, con un migliaio di gigantesche operazioni fondiarie. Le popolazioni indigene sono state spesso deportate con violenza dai loro habitat, poi devastati con incendi per fare spazio a monocolture intensive. È il c.d. ‘land grabbing’, nel 44% dei casi funzionale a coltivazioni da olio, palma in primis (1).

Il bisogno di contribuire ad arginare questo fenomeno – che comporta inaccettabili violazioni dei diritti umani fondamentali, oltre a irreparabili ecocidi – ci ha indotto a portare avanti negli anni una campagna di informazione e sensibilizzazione dei cittadini. Con un’idea di base, stimolare la riduzione della domanda internazionale di olio di palma affinché i disastri rallentino. Nell’attesa che gli Stati membri della FAO finalmente decidano di applicare le Linee guida 2012 per una gestione responsabile delle terre (2).

La petizione lanciata nel 2014 da ‘Great Italian Food Trade’ insieme al Fatto Alimentare ha raccolto un inatteso consenso da parte dei consumAttori italiani, e così quella promossa in Francia (3). L’industria e il ‘retail’ hanno saputo reagire con prontezza, col risultato straordinario di riformulare un enorme numero di referenze alimentari in meno di due anni. Ciò che pareva impossibile è diventato realtà, l’Italia si va affermando come il primo Paese ‘palm-oil-free’. La sanità pubblica a sua volta ne trarrà beneficio, poiché grazie a questa operazione si va a ridurre drasticamente l’apporto di grassi saturi nella dieta dei cittadini.

I ritorni di fiamma non sono mancati, a più riprese abbiamo assistito a campagne di disinformazione che rappresentano un oltraggio al buon senso e l’intelligenza degli italiani. Da ultimo il colosso di Alba, ormai solo contro tutti, ha rivendicato con orgoglio la propria determinazione a proseguire l’impiego del palma nel suo prodotto più celebre, Nutella. E i giornalisti più servili sono giunti a teorizzare ipotesi di complotti internazionali, attribuiti niente po’ po’ di meno che ai produttori americani di soia e di colza (?). 

L’idea è invece quella di aiutare i nostri campioni nazionali a cogliere la straordinaria opportunità di garantire lunga vita a una rinnovata crescita. Ci vuole coraggio a superare logiche ormai obsolete, è certo, ma i tempi sono cambiati e i consumAttori sapranno premiare ogni sforzo nella direzione del ‘Buono e Giusto’. Senza palma, ça va sans dir. In questo senso depone la lettera di Mirko Busto, ‘Ferrero Ripensaci’.

Dario Dongo

Note

(1) “Land Matrix Analytical Report II: International Land Deals for Agriculture.”

(2) http://www.fao.org/nr/tenure/voluntary-guidelines/en/

(3) https://www.change.org/p/lu-stop-%C3%A0-l-utilisation-d-huile-de-palme/u/18312368?tk=EoYbR-XRFS7WEtLiMoZUWRbJJz5rZ9bgBfWhHH1aP5g&utm_source=petition_update&utm_medium=email

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