Anche Milena Gabanelli cade in errore sull’origine in etichetta dei prodotti alimentari. A conferma della confusione generata sul tema dal precedente governo, con il megafono di Coldiretti. Senza alcuna polemica nei confronti della stimatissima giornalista d’inchiesta, si coglie lo spunto per riprovare a fare un po’ di chiarezza.
Il 24.6.18 il Corriere della Sera titola ‘Riso, pasta, latte, pomodoro: cosa è obbligatorio scrivere sull’etichetta’. (1) Un articolo che tuttavia purtroppo segue la retorica di Paolo Gentiloni, Carlo Calenda, Maurizio Martina, Andrea Olivero. I quali fino all’ultimo si sono vantati di avere introdotto la ‘trasparenza in etichetta’, salvo nascondere agli elettori di avere deliberatamente messo a punto normative illegittime.
I decreti ministeriali recanti obbligo di citare in etichetta l’origine di latte nei latticini, grano e semola nella pasta, riso, pomodoro nelle conserve non hanno infatti seguito l’ordinario corso di notifica a Bruxelles. La quale è invece doverosa, da 35 anni ormai, in relazione a tutti i progetti normativi nazionali che incidano su produzione e commercializzazione delle merci.
Tali decreti sono perciò illegittimi, al di là della solo apparente vigenza, per palese contrasto con il diritto europeo (che ha rango superiore a quello delle norme costituzionali italiane). E devono venire rigorosamente disapplicati – secondo giurisprudenza costante della Corte di Giustizia UE – da ogni organo della Pubblica Amministrazione.
Indicare l’origine degli ingredienti primari sulle etichette alimentari è senza dubbio un segnale di trasparenza nei confronti dei consumAttori e deve perciò venire promosso in ogni possibile contesto. Con l’obiettivo, non affatto secondario, di favorire scelte consapevoli d’acquisto in grado di premiare le filiere radicate sul nostro territorio. Aiutando così l’economia e l’occupazione, l’industria e l’agricoltura, i distretti produttivi e l’indotto.
La trasparenza in etichetta però purtroppo non è obbligatoria, per le ragioni sopra accennate. Rimane solo una virtù, per gli imprenditori lungimiranti che decidono di mantenere in Italia ogni fase della produzione, dalla raccolta delle materie prime alla trasformazione e confezionamento. Quelli che per anni hanno chiesto il ripristino della sede di produzione obbligatoria sulle etichette dei cibi Made in Italy, e sono stati ingannati dalle false promesse di Gentiloni, Calenda e Olivero.
Il regolamento UE ‘Origine Pianeta Terra’ (reg. UE 2018/775), approvato dal governo Gentiloni, esprime a sua volta un eccesso di potere della Commissione europea a danno delle filiere locali e dei consumatori. I quali ultimi vengono di fatto privati del diritto d’informazione sull’origine dell’ingrediente primario, laddove diversa dal luogo di produzione dell’alimento di cui sia pure fatto vanto.
La Commissione europea, in sodalizio coi governi degli Stati membri, ha infatti introdotto una serie di deroghe che non erano previste nel regolamento di base. Al punto da escludere il dovere d’informazione sull’origine dell’ingrediente primario dalle IGP (Indicazioni Geografiche Protette) e dai prodotti recanti marchi con suggestioni geografiche (es. Italian sounding), etc. (2)
A maggior onta, il Parmesan riceverà a breve il riconoscimento ufficiale di Bruxelles nell’accordo di partenariato economico con il Giappone (JEFTA). Senza che il governo Gentiloni, né il Consorzio del Parmigiano Reggiano DOP né alcuna rappresentanza degli interessi di filiera abbiano fiatato.
Chi scrive, umilmente, ha denunciato gli abusi d’ufficio e le false dichiarazioni dell’ex-governo alla Procura della Repubblica. In relazione a cinque decreti illegittimi che hanno causato gravi danni agli operatori e all’ambiente (poiché tonnellate di imballi alimentari creduti inadeguati sono stati condotti al macero). Ha proposto urbi et orbi l’impugnazione del regolamento ‘Origine Pianeta Terra’ al Tribunale UE. Ha scritto una lettera aperta ai Consorzi delle DOP e IGP italiane, esponendo a Qualivita i gravi rischi di liberalizzazione delle contraffazioni legati all’accordo UE-Giappone.
Ma i quotidiani italiani – come da fulgido esempio del Corriere della Sera – indulgono nel riprendere le agenzie dei ministeri e dei corpi intermedi, da Confindustria a Coldiretti, senza preoccuparsi del benché minimo ‘fact checking’. E la disinformazione di massa prosegue.
Dario Dongo
Note
(2) L’asimmetria d’informazione introdotta dal reg. UE 2018/775, Origine Pianeta Terra, è evidente anche nei confronti dei prodotti biologici. Si veda al riguardo l’articolo https://www.greatitalianfoodtrade.it/consum-attori/origine-ingredienti-garanzie-solo-sul-bio-rivolta
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.