La malnutrizione infantile – in entrambe le sue declinazioni, denutrizione e obesità – è causa di deficit, malattie incurabili e croniche. L’iniziativa ‘C’era una Volta la cena’ vale a riflettere su uno dei più gravi problemi di salute pubblica, offrendo ottimo esempio di ciò che si può fare partendo dal territorio.
Malnutrizione, i due pesi di una bilancia malata
‘La malnutrizione infantile in Italia e nel mondo’, rapporto 2018 a cura di Helpcode e dell’Ospedale pediatrico Gaslini di Genova, (1) mostra i due pesi di una bilancia malata:
– la denutrizione affligge il 7,7% dei bambini del pianeta. È a repentaglio la vita di 51 milioni di bimbi, mentre altri 155 milioni subiscono ritardi e deficit di crescita,
– l’obesità infantile e giovanile colpisce 124 milioni di ragazzi (in età 5-19) ed è aumentata di oltre 11 volte negli ultimi 40 anni, da 11 a 124 milioni. (2)
Oltre la metà dei popoli denutriti vive in Paesi tormentati da conflitti e instabilità sociale, di cui oggi lo Yemen rappresenta la più scandalosa emergenza (85 mila bambini morti di fame in 3 anni di aggressioni belliche esterne). Il 55% degli affamati del mondo vive in aree rurali, le cui economie si basano sull’agricoltura e sono esposte a eventi climatici estremi (siccità e alluvioni, ‘climate change’).
Disgrazie economiche e obesità sono correlate, a dispetto di quanto si possa immaginare, poiché la carenza di risorse induce i più poveri ad acquistare cibi ultra-processati con profili nutrizionali deteriori. È un fenomeno recente, da attribuirsi alle politiche scriteriate e immorali di Big Food. Le 10 grandi sorelle del cibo si sono orientate verso i Paesi LIMC (Low and Middle-Income Countries) quali mercati ideali ove speculare sul cibo spazzatura. Numeri da capogiro e politiche commerciali aggressive (bassi prezzi e pubblicità ingannevoli), nella totale assenza di controlli da parte di autorità ed enti del terzo settore.
Obesità, quali costi?
Il 14% della popolazione globale è obeso, il 9% soffre di diabete di tipo 2 (2016). Le proiezioni di questi dati al 2045 indicano una progressione dell’obesità al 22% e del diabete al 14%. (3) Ai 650 milioni di obesi si aggiungono 1,9 miliardi di individui sovrappeso. L’obesità planetaria continua a dilagare come un’epidemia – con un picco del 28% sulla popolazione adulta in Nord America, Europa e Oceania – e miete 2,8 milioni di vittime l’anno. In Italia i 57 mila decessi ogni anno (cioè mille morti la settimana, 1 ogni 10 minuti) sono attribuiti a ‘cause legate all’obesità’. (4)
L’obesità è una malattia, ancor più grave qualora insorga in età evolutiva, che trascina con sé un’ampia serie di patologie croniche non trasmissibili. Diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e tumori, disfunzioni metaboliche e infiammazioni, etc. Obesità e sovrappeso in età scolare continuano a crescere, in Nord America – ove il 13% dei minori è obeso – ma anche in Europa, dove si registrano oltre 400 mila nuovi casi ogni anno. (5)
Il costo sociale dell’obesità è immane, arduo da stimare nella sua effettiva ampiezza. In alcuni Paesi europei, ove il monitoraggio è efficace ed efficiente, si valuta che i soli costi diretti raggiungano il 6% della spesa sanitaria pubblica e l’1% del PIL. Cui si aggiungono i costi indiretti, che in Paesi come la Svezia sono già considerati pari al triplo di quelli diretti. In Italia – dove a tutt’oggi manca un piano di monitoraggio nazionale – i costi diretti dell’obesità sulla spesa sanitaria nazionale sono stimati in circa 4,5 miliardi di euro l’anno.
Malnutrizione infantile in Italia
In Italia, i minori che vivono in condizioni di povertà assoluta sono circa 1,3 milioni. La morsa della malnutrizione, a partire dalla crisi economica del 2008, si è stretta anche sull’ormai ‘ex’ ceto medio, costretto a tirare la cinghia dei consumi e ‘impoverire’ la dieta. La prima colazione è assente per l’8% dei bambini italiani, inadeguata per il 33%. Tra disagio economico e incoscienza del suo valore cruciale.
Da un eccesso all’altro, il 36% dei minori consuma ogni giorno bevande gassate e zuccherate, il 53% eccede nei consumi fuori pasto (tra ‘merende’ e ‘merendine’, junk food a go-go), il 20% si astiene dal consumo regolare di frutta e verdura.
La dieta mediterranea s’è persa, l’Italia è seconda nella pole position europea https://www.greatitalianfoodtrade.it/salute/dieta-mediterranea-e-obesit%C3%A0-infantile-l-europa-sottosopra della childhood obesity nel settore maschile, al quarto posto in quello femminile. Primeggiando altresì nella sedentarietà, assieme a Francia e Danimarca, con i più bassi livelli di attività fisica nell’età evolutiva.
Il costo personale di obesità e sovrappeso giovanile si esprime in barriere fisiche e di salute, psicologiche e sociali. Con un impatto negativo che può riverberarsi su varie funzioni, ivi compreso l’apprendimento. Così anche sui risultati scolastici, in prospettiva su lavoro e capacità reddituali. (6) Ma i genitori italiani tendono a sottovalutare il problema, il 37% delle madri di bambini obesi o sovrappeso considera i propri figli normo-peso o addirittura sotto-peso.
‘C’era una volta la cena’, solidarietà e prevenzione
‘C’era una Volta la cena’ è la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi promossa da Helpcode e ospedale Gaslini di Genova. Al preciso scopo di offrire assistenza sul territorio ai bambini che vivono il rischio di malnutrizione a causa di disagio economico. Le famiglie dei beneficiari che decideranno di aderire al progetto potranno ricevere i voucher per l’erogazione gratuita di un paniere di prodotti selezionati dai nutrizionisti dell’Ospedale Gaslini e partecipare a un programma di monitoraggio della loro salute.
La prevenzione assume un ruolo chiave, nella malnutrizione come in tutte le patologie in relazione alle quali non esista una risposta farmacologica diretta. È indispensabile adottare una strategia su più fronti, investendo su cultura e sostegno sociale. Poiché la malnutrizione è sempre il risultato della somma di povertà educativa e disagio economico.
Il contrasto alla malnutrizione richiede un serio impegno, ora, da parte di tutte le parti sociali interessate (i c.d. stakeholders), nessuno escluso:
– i governi e le amministrazioni, a livello internazionale ed europeo, nazionale e locale devono garantire i diritti umani fondamentali di accesso al cibo (nutriente ed equilibrato) e all’educazione. Sotto l’egida dell’equità sociale,
– le scuole e le famiglie. L’istruzione scolastica deve comprendere l’educazione a stili di vita salutari e diete equilibrate, inserendo figure specializzate (pediatri e dietisti) nelle comunità scolastiche. È necessario condividere il valore del cibo e limitare gli sprechi alimentari,
– il settore privato e i media. Si deve passare dalla sterile fase delle promesse (commitment) a quella operativa dell’impegno concreto (engagement). (7) Per contribuire a un valore sociale condiviso ed essenziale quale è appunto la salute e il benessere dei minori. (8) Gli operatori della filiera alimentare devono riformulare gli alimenti ultra-processati per migliorarne i profili nutrizionali, tuttora scadenti su numerosi prodotti HFSS (High in Fats, Sugar and Sodium). Garantire informazioni nutrizionali efficaci (avvalendosi anche di schemi come il NutriScore, già applicato in Francia, Spagna e Belgio). E introdurre l’etica nel marketing, una volta per tutte,
– la società civile deve a sua volta intervenire. Scelte responsabili di consumo e solidarietà, la sola salvezza per la specie umana. Per affermare i valori di una filiera equa e sostenibile in una società inclusiva, dove i bambini e i giovani devono sempre essere al primo posto. Fatti e risorse, non parole. #NoOneLeftBehind.
#Égalité!
Dario Dongo e Giulia Baldelli
Note
(1) Cfr. NCD Risk Factor Collaboration (NCD-RisC), ‘Worldwide trends in body-mass index, underweight, overweight, and obesity from 1975 to 2016: a pooled analysis of 2416 population-based measurement studies in 128.9 million children, adolescents, and adults’ (2017). The Lancet, https://doi.org/10.1016/S0140-6736(17)32129-3
(2) V. Helpcode, ‘La malnutrizione infantile in Italia e nel mondo, rapporto 2018’, https://helpcode.org/wp-content/uploads/2018/10/Report_alimentazione_2018%20-%20Helpcode.pdf
(3) Cfr. studi ‘Cities Changing Diabetes’, Novo Nordisk, su http://www.citieschangingdiabetes.com/home.html
(4) Un recente studio mostra peraltro come circa la metà dei casi di obesità sia tuttora priva di diagnosi e ‘follow-up’. Cfr. Lee M. Kaplan et al., ‘Perceptions of Barriers to Effective Obesity Care: Results from the National ACTION [Awareness, Care, and Treatment in Obesity maNagement] Study’ (2017). Wiley Online Library, https://doi.org/10.1002/oby.22054
(5) V. nota 2
(6) Cfr. Nan Li, Kimberly Yolton et al., ‘Impact of Early Life Weight Status on Cognitive Abilities in Children’ (2018). Obesity, https://doi.org/10.1002/oby.22192
(7) Un esempio incoraggiante, in tal senso, è l’iniziativa ViviSmart
(8) Ed è proprio questo il ruolo che devono assumere le imprese, anche cooperative. Inserire la CSV (Contributing to Social Values) nella strategia di ogni organizzazione. Mettendo da parte una volta per tutte il ‘greenwashing’ travestito da CSR (Corporate Social Responsability). V. https://www.greatitalianfoodtrade.it/idee/editoriale-expo-2015-milano-marchi-e-sostenibilità-in-cerca-di-un-nuovo-paradigma-dalla-csr-alla-csv