HomeIdeeMais OGM, gravi perdite per gli agricoltori. Lo studio USA

Mais OGM, gravi perdite per gli agricoltori. Lo studio USA

Uno studio durato 12 anni, pubblicato su Science (Ye et al., 2025), rivela perdite economiche scioccanti per gli agricoltori che fanno affidamento sul mais OGM resistente alla diabrotica. Questa analisi approfondita, condotta in dieci Stati chiave della Corn Belt statunitense, fornisce dati originali che quantificano le disparità regionali nelle rese e conferma l’accelerazione della resistenza dei parassiti.

Alla luce dei dati raccolti, i ricercatori indicano gli OGM Bt come una ‘risorsa finita’, la cui diffusione incontrollata è dannosa per i sistemi agricoli. Ritrovano così attualità le analisi di chi scrive sull’imperialismo dei semi, da parte delle ‘Big 4’, e ‘OGM, la Grande Truffa’ (2015). Quale impatto ha la tecnologia OGM sull’agricoltura sostenibile e quali sfide essa pone alle pratiche agricole eque?

12 anni di analisi retrospettiva

Lo studio, condotto da un team di 20 ricercatori di 12 università negli Stati Uniti, Cina e Canada, ha analizzato dati relativi a 12 anni (2004–2016) in 10 Stati della Corn Belt statunitense. La ricerca si è concentrata sull’adozione e sull’impatto degli ibridi di mais Bt, geneticamente modificati per produrre tossine letali per la diabrotica.

Il team ha raccolto dati sulla pressione dei parassiti, sulle rese delle colture e sulle pratiche agricole, confrontando regioni con coltivazione continua di mais (Stati occidentali della Corn Belt: Illinois, Iowa, Minnesota, Nebraska, North Dakota, South Dakota e Wisconsin) con quelle che praticano la rotazione delle colture (Stati orientali: Indiana, Michigan e Ohio).

La rotazione delle colture riduce la necessità di mais transgenico o insetticidi, ma lo studio ha rilevato che l’adozione del mais Bt rimaneva diffusa in entrambe le regioni. I ricercatori hanno anche valutato i costi economici dell’adozione del mais Bt, inclusi i costi tecnologici e l’erosione della suscettibilità dei parassiti a causa dello sviluppo di resistenza.

Principali risultati: perdite economiche e resistenza dei parassiti

Lo studio ha rivelato diversi risultati critici:

disparità regionali nella pressione dei parassiti. La pressione della diabrotica era significativamente più alta negli Stati occidentali, dove la coltivazione continua di mais è comune, rispetto agli Stati orientali che praticano la rotazione delle colture;

perdite di resa. Dal 2014 al 2016, le perdite di resa attribuite ai danni della diabrotica hanno raggiunto una media di 47,5 bushel (1,2 tonnellate) per acro negli Stati occidentali, rispetto a soli 8,5 bushel (2,15 quintali) per acro negli Stati orientali, che praticano la rotazione delle colture;

uso eccessivo del mais Bt. Nonostante la minore pressione dei parassiti negli Stati orientali, gli agricoltori di tutta la regione hanno continuato a utilizzare ibridi di mais Bt a tassi simili, portando a perdite economiche inutili e a un’accelerazione della resistenza dei parassiti;

sviluppo della resistenza. Lo studio ha confermato che la resistenza della diabrotica alle tossine Bt è aumentata dal 2009, minando l’efficacia a lungo termine della tecnologia.

Costi economici ed ecologici dell’uso eccessivo

I ricercatori hanno identificato due costi principali associati all’uso eccessivo del mais Bt:

costi tecnologici. Gli agricoltori pagano un premio per i semi ibridi Bt, che spesso includono più tratti, indipendentemente dalla necessità. Questa pratica, guidata dalle ‘Big 4’ (Bayer-Monsanto, Corteva, Syngenta e BASF), intrappola gli agricoltori in un ciclo di dipendenza;

erosione della suscettibilità dei parassiti. L’uso eccessivo dei tratti Bt accelera lo sviluppo della resistenza, riducendo l’efficacia della tecnologia nel tempo.

Christian Krupke, entomologo capo dello studio, ha paragonato il mais Bt a una ‘risorsa finita’ che si riduce con ogni utilizzo. ‘Ogni volta che lo usi, erodi un po’ della sua suscettibilità’, ha spiegato. ‘Quindi è meno probabile che funzioni altrettanto bene la prossima volta’.

Le Big 4: vincitrici dell’’affare OGM’

Le Big 4 hanno tratto enormi profitti dal mercato globale degli OGM, mentre gli agricoltori lottano con costi di produzione in aumento e fertilità del suolo in declino. L’aggregazione dei tratti nei semi costringe gli agricoltori a pagare per tecnologie non necessarie, arricchendo ulteriormente le Corporation a scapito della sostenibilità agricola. Come evidenziato in OGM, la Grande Truffa (Dongo, 2015), questo sistema privilegia i profitti aziendali rispetto al benessere degli agricoltori e alla salute ecologica.

Inoltre, l’uso eccessivo di pesticidi chimici, spesso associato alle colture OGM, ha aggravato i danni ecologici. Uno studio del 2019 di Di Bartolomeis et al. ha rilevato che il carico di tossicità acuta degli insetticidi utilizzati nei terreni agricoli statunitensi è aumentato significativamente, rappresentando un rischio per impollinatori, vita acquatica e salute umana. Ciò sottolinea la necessità di un allontanamento dall’agricoltura intensiva basata sui prodotti chimici.

Il rischio di inquinamento da pesticidi su scala globale

Lo studio di Tang et al. (2021) valuta il rischio globale di inquinamento da pesticidi modellando l’impatto ambientale di 92 ingredienti attivi di pesticidi nelle principali regioni agricole. La ricerca valuta i rischi di inquinamento nel suolo, nelle acque superficiali e nelle falde acquifere, identificando le aree in cui l’uso di pesticidi potrebbe superare le soglie di sicurezza ecologica.

I risultati rivelano che circa il 64% dei terreni agricoli globali è a rischio di inquinamento da pesticidi, con punti critici nelle regioni agricole ad alta intensità come Cina, India e parti dell’Europa e degli Stati Uniti. Lo studio evidenzia l’urgente necessità di una gestione sostenibile dei pesticidi per mitigare i rischi ambientali ed ecologici.

Un appello per una gestione sostenibile dei parassiti

Ye et al. (2025) sostengono un approccio più mirato alla gestione dei parassiti, sottolineando la necessità di bilanciare sostenibilità economica e ambientale. Le raccomandazioni chiave includono:

rotazione delle colture: ridurre la pressione dei parassiti alternando il mais con altre colture;

educazione degli agricoltori: aumentare la consapevolezza sui costi finanziari ed ecologici dell’uso eccessivo del mais Bt;

uso selettivo dei tratti Bt: adattare l’uso degli ibridi Bt OGM alle regioni con alta pressione dei parassiti.

Christina DiFonzo, entomologa delle colture da campo alla Michigan State University, ha paragonato l’attuale aggregazione dei tratti nei semi ai vecchi pacchetti TV via cavo, in cui i consumatori pagavano per centinaia di canali che non volevano. Ha suggerito che gli agricoltori trarrebbero vantaggio da una ‘lista di scelta’ di tratti dei semi adattati alle loro esigenze specifiche, il che aiuterebbe anche a gestire la resistenza degli insetti.

Lezioni per le tecnologie future

Lo studio di Ye et al. (2025) funge da studio di caso critico nello sviluppo e nell’implementazione delle tecnologie transgeniche. Ziwei Ye, autrice principale dello studio e assistente professoressa alla Renmin University of China, evidenzia l’importanza di preservare la tecnologia del Bacillus thuringiensis (Bt) per le generazioni future. ‘La tecnologia Bt ha fornito benefici netti, aiutando a salvaguardare gli organismi benefici e a mantenere la salute degli ecosistemi del suolo‘, spiega.

Tuttavia, l’autrice avverte che l’uso eccessivo rischia di rendere la tecnologia inefficace, un problema paragonabile all’uso eccessivo di antibiotici che porta alla resistenza batterica.

David Hennessy, coautore e professore alla Iowa State University, sottolinea che i singoli agricoltori potrebbero non considerare appieno le implicazioni più ampie delle loro scelte sulla resistenza dei parassiti. ‘L’uso eccessivo del Bt può avere senso a livello individuale, ma a lungo termine, il ricorso diffuso accelererà lo sviluppo della resistenza e ridurrà la durata efficace della tecnologia‘, afferma.

Commento allo studio

L’autore (Dongo) presenta una critica più ampia, sostenendo che gli ibridi Bt OGM, così come gli OGM resistenti agli erbicidi (HR), sono alla fine insostenibili sia per gli agricoltori che per l’ambiente. Questa prospettiva si allinea con le preoccupazioni sollevate da ricerche precedenti, che hanno documentato casi crescenti di sviluppo di resistenza nei parassiti target (Tabashnik & Carrière, 2017; Carrière et al., 2021). Gli studi dimostrano che la diabrotica (Diabrotica spp.) e altri parassiti hanno sviluppato resistenza alle tossine Bt, riducendone l’efficacia e rendendo necessario un aumento dell’uso di pesticidi (Gassmann et al., 2014; Zhao et al., 2020). Questa resistenza non solo minaccia le rese delle colture, ma mina anche la gestione integrata dei parassiti e le strategie di agricoltura rigenerativa, che dipendono da metodi di controllo diversificati per mantenere la suscettibilità dei parassiti.

Oltre ai problemi di resistenza, anche i rischi ambientali associati alle colture Bt sono una preoccupazione crescente. La ricerca indica che le tossine Bt possono persistere negli ecosistemi del suolo, potenzialmente influenzando organismi non target come il microbiota del suolo e gli insetti benefici (Hilbeck & Otto, 2015; Székács & Darvas, 2018). Inoltre, l’adozione diffusa della monocoltura con ibridi Bt è stata collegata a un declino della diversità degli agroecosistemi, aggravando la vulnerabilità alle infestazioni e riducendo la resilienza complessiva degli ecosistemi (Andow & Zwahlen, 2006).

Agricoltura sostenibile minacciata

Lo studio di Ye et al. (2025) fornisce una narrazione cruciale, basata sui dati, dei rischi economici ed ecologici derivanti dall’uso indiscriminato del mais OGM. Questa ricerca si distingue per la sua analisi a lungo termine e la capacità di quantificare le perdite di resa e la resistenza dei parassiti, offrendo approfondimenti originali sul dilemma della ‘risorsa finita’. Questo articolo va oltre lo studio, fornendo una lente critica sull’influenza aziendale e sostenendo una gestione sostenibile dei parassiti attraverso la rotazione delle colture e l’uso mirato dei tratti Bt.

Come evidenziato nell’analisi di Dongo (2015) e rafforzato dagli studi globali sull’inquinamento da pesticidi, una vera sostenibilità agricola richiede di affrontare i problemi sistemici del controllo aziendale e della dipendenza degli agricoltori. Solo la gestione integrata dei parassiti (IPM) e le strategie di agricoltura rigenerativa, orientate verso il modello agroecologico, possono salvaguardare le tecnologie future e promuovere un sistema agricolo equilibrato ed ecologicamente sano, a beneficio di tutte le parti interessate ‘dai semi alla tavola’.

#Égalité, #PaceTerraDignità

Dario Dongo

Riferimenti

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