Dal primo gennaio 2014 è in vigore l’obbligo di lotta integrata in agricoltura in tutto il territorio dell’Unione europea. Il provvedimento (Reg. 1107/2009/CE) mira a una riduzione del rischio ambientale e sanitario derivante dall’impiego di fitofarmaci, attraverso l’adozione di tecniche agricole più avanzate e l’impiego in campo di molecole a bassa tossicità.
La normativa comunitaria delega agli Stati membri il compito di declinare la misura a livello nazionale, mediante la definizione di linee guida per il comparto agricolo e per le istituzioni locali incaricate di svolgere l’attività di controllo.
Per l’Italia, primo Paese a introdurre la lotta integrata in agricoltura, la pratica è descritta dal Dlgs. 150/2012 nei seguenti 8 punti:
– uso di tecniche integrative (mezzi agronomici, genetici, igienici, impiego di organismi utili);
– monitoraggio, previsione e allertamenti meteo;
– soglie di intervento territoriali;
– ricorso prioritario alle soluzioni biologiche e fisiche, ove possibile;
– piani fitosanitari selettivi;
– contenimento delle dosi e del numero dei trattamenti chimici;
– diversificazione delle sostanze attive per limitare l’insorgenza di resistenze;
– verifica del grado di successo delle strategie impiegate.