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Codice di condotta UE, pratiche commerciali e di marketing responsabili o greenwashing?

La Commissione europea ha ufficialmente presentato il codice di condotta UE sulle pratiche commerciali e di marketing responsabili nella filiera agroalimentare, il 5.7.21. (1) Con il proposito di definire gli impegni che gli operatori possono assumere, su base volontaria, per migliorare e comunicare interventi concreti sul fronte della sostenibilità. From farm to fork?

L’approccio proposto dall’esecutivo di Bruxelles, come si è già annotato, (2) espone l’iniziativa al concreto rischio del patrocinio pubblico europeo ad attività di greenwashing. Vale a dire, all’esibizione parziale e/o falsata di impegni non idonei a qualificare le filiere di riferimento come effettivamente sostenibili. (3) Un approfondimento.

Sostenibilità delle filiere agroalimentari, la nozione offerta dalla FAO

FAOFood and Agriculture Organization, è l’agenzia ONU da sempre dedicata a garantire il diritto universale ad alimenti sani e sicuri. Nell’ultimo decennio, sotto le direzioni di José Graziano Da Silva e del professor Qu Dongyu, FAO ha dedicato grande attenzione al tema della sostenibilità delle filiere agroalimentari e dei relativi investimenti. Grazie anche ai preziosi lavori condotti dal suo Committee on World Food Security (CFS), nonché alle sinergie con ONU e OECD. (4)

Un ‘sistema alimentare sostenibile è un sistema alimentare che fornisce sicurezza alimentare e nutrizione per tutti in modo tale che non siano compromesse le basi economiche, sociali e ambientali per la sicurezza alimentare e la nutrizione. Ciò significa che:

i) il sistema sia complessivamente redditizio (sostenibilità economica);

ii) ha ampi benefici per la società (sostenibilità sociale);

iii) ha un impatto positivo o neutro sull’ambiente naturale (sostenibilità ambientale)’. (5)

Codice di condotta UE, una storia breve

Il progetto di EU Code of conduct on responsible food business and marketing practices ha una storia breve, iniziata a dicembre 2020 con una riunione tecnica delle confederazioni di rappresentanza dei vari comparti (agricoltura, industria e distribuzione) e il contributo di alcune ONG.

Il 26.2.21 i lavori sono stati inaugurati dal vicepresidente della Commissione UE Frans Timmermans, insieme alla Commissaria Stella Kyriakides (salute e sicurezza alimentare) nonché agli eurodeputati Sarah Wiener (Austria, Verdi) e Herbert Dorfmann (Italia, Partito Popolare Europeo), relatori sulla strategia Farm to Fork alle Commissioni ENVI e AGRI del Parlamento UE, rispettivamente.

Il 5.7.21 il Codice di condotta è stato formalmente adottato, con la facoltà per qualsiasi operatore e/o rappresentanza di comparto e/o filiera di aderirvi liberamente. Una storia breve per un’etichetta semplice, è facile arguire, tenuto conto della complessità dell’intero settore e delle innumerevoli variabili che lo caratterizzano. (6)

8 principi guida

Il Codice di condotta UE si basa su 8 generalissimi principi guida:

1) conformità alle norme vigenti,
2) collaborazione positiva e bidirezionale tra i firmatari. In orizzontale, tra operatori degli stessi comparti, e in verticale tra soggetto che operino in diverse fasi della filiera. O ancora, su diversi ambiti territoriali dimensione (internazionale, regionale e locale),
3) bona fide e collegialità,
4) inclusione,
5) fondamento scientifico,
6) garanzia della sicurezza alimentare,
7) trasparenza e affidabilità,
8) partecipazione attiva.

7 obiettivi ‘ispirazionali’

Lo EU Code of Conduct stabilisce poi 7 obiettivi ‘ispirazionali’, altrettanto generici e sostanzialmente indefiniti nella loro applicazione concreta:

1) diete sane, bilanciate e sostenibili per tutti i consumatori europei,

2) prevenzione e riduzione di food loss food waste,

3) neutralità climatica della filiera agroalimentare europea entro il 2050,

4) gestione ‘ottimizzata’, circolare ed efficiente delle risorse,

5) crescita economica sostenuta, inclusiva e sostenibile, occupazione e lavoro dignitoso per tutti,

6) creazione di valore sostenibile nella catena di approvvigionamento alimentare attraverso forme di partenariato,

7) approvvigionamento sostenibile nella supply chain alimentare.

I sotto-obiettivi – lontanamente ispirati ai sub-objectives dei Sustainable Development Goals (SDGs. V. note 7,8), ma di ben altra lievità – ipotizzano poi varie azioni possibili, nelle tre fasi di approvvigionamenti, processi e consumi finali.

Approvvigionamenti da filiere sostenibili

Gli impegni indicati nel Codice di condotta dovrebbero applicarsi, in linea di principio, alle sole attività produttive e commerciali condotte in UE. Con eccezione dei criteri di approvvigionamento da filiere sostenibili che, com’è ovvio, non possono trascurare il commercio internazionale. (9) Laddove a tutt’oggi il mercato interno è la prima piattaforma di scambi delle commodities agricole a livello globale, con importazioni di materie prime alimentari critiche su entrambi i fronti sociale e ambientale (es. soia, olio di palma, carni, etc.).

L’obiettivo 7 propone perciò di attingere a materie prime alimentari che non contribuiscano a deforestazione e degrado degli habitat naturali, in modo da preservare la biodiversità degli ecosistemi. Migliorando altresì le ‘prestazioni sociali’ degli approvvigionamenti. Con l’incoraggiamento ad adottare certificazioni di sostenibilità socio-ambientale che tuttavia, come è già stato dimostrato, risultano nel complesso poco affidabili. (3)

Codice di condotta UE, Accordo di Parigi sul clima, SDGs

L’esecutivo europeo riferisce i 7 obiettivi, ovviamente, agli impegni assunti nell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici (10) e ai 17 Sustainable Development Goals (SDGs) in Agenda ONU 2030. In particolare a SDG 2 (zero fame), 3 (buona salute e benessere), 4 e 6 (acqua potabile e servizi igienico-sanitari), 7 (energia economica e pulita), 9 (industria, infrastrutture e innovazione), 12 (produzione e consumi sostenibili), 13 (azione per il clima), 14 (protezione dei mari), 15 (biodiversità).

Alcuni obiettivi del Codice (come il n. 6) rispondono poi, in linea teorica, alle esigenze sociali primarie di affrontare la povertà estrema, garantire la dignità del lavoro, promuovere la crescita economica e la riduzione delle disuguaglianze (SDGs 1, 8, 10). Vengono infine richiamati gli obiettivi ‘ispirazionali’ contenuti nello European Green Deal (11) e le Strategie UE Farm to Fork, Biodiversità 2030. Oltre al Piano europeo per la lotta contro il cancro.

Misurabilità, orizzonti, rendicontazione

I soggetti che aderiscano allo EU Code of conduct dovrebbero presentare impegni concreti, qualitativi e misurabili. Tenuto conto delle priorità sociali, ambientali e sanitarie a cui le loro attività dovrebbero fare fronte. Il principio del non laedere richiede infatti che l’intervento su una singola dimensione o area non trascuri l’impatto delle attività d’impresa su altri ambiti.

Gli impegni assunti devono venire esposti in un documento, con motivazione delle priorità individuate e definizione degli indicatori prescelti per misurare i progressi. (12) Gli impegni delle imprese si sincronizzano con gli ‘scadenziari’ europei e internazionali, orientati al 2025-2030 e al 2050 per le emissioni di carbonio.

Ad aprile di ogni anno, ogni firmatario deve presentare una relazione annuale, sintetica e puntuale, sullo stato di avanzamento degli impegni assunti nel documento originario. Adattamenti di semplificazione sono previsti per le PMI, le quali potranno relazionare i progressi con scadenze bi-triennali.

Governance

La governance stabilita per la supervisione del Code of conduct, dovrebbe a sua volta rispondere ai principi-guida di inclusione, collaborazione positiva, buona fede, trasparenza e partecipazione attiva. Il sistema si articola come segue:

– una ‘piattaforma collaborativa’, aperta a tutte le parti sociali interessate e alle autorità, ha un ruolo ‘consultivo’, oltreché di promozione del partenariato e diffusione di buone pratiche,

– il ‘gruppo dei firmatari’ ha una funzione decisionale e il potere di revisione e aggiornamento del codice, su proposta del gruppo di collegamento,

– il ‘gruppo di collegamento’, composto dal gruppo dei firmatari e dalla Commissione europea, ha una funzione ‘preparatoria’ e di interlocuzione tra i firmatari e la Commissione.

Senza bisogno di citare ampia letteratura in tema di governance, appare palese la sua carenza in un meccanismo che relega gli stakeholders al mero ruolo di spettatori, riservando le decisioni a chi professa sostenibilità, con l’avallo di un organo politico che da sempre privilegia le istanze di Big Food e Big Ag.

Firmatari

I primi firmatari dello EU Code of Conduct sono 65, di cui 24 associazioni e 41 gruppi (26 industrie alimentari, 14 distributori, 1 food service). Agli immancabili FoodDrinkEurope, FoodServiceEurope, Euro Coop, Copa-Cogeca, CEEV (Comité Européen des Entreprises Vins) e vari altri si aggiunge l’italiana Federpesca. Tra i grandi gruppi di industria e distribuzione del resto – oltre a Nestlé, Coca-Cola,PepsiCo, Danone, Unilever, Mondelez, Ferrero, Syngenta, Metro AG, Carrefour, Decathlon, Tesco, etc. – si segnalano Coop Italia e Barilla. (1)

Greenwashing, il rischio all’angolo

‘Sebbene la società civile sostenga un’agenda ambiziosa che sia accettata da parte degli imprenditori, vi sono aree del Codice che restano preoccupanti e rischiano di renderlo confusionario.

Per consentire una trasformazione efficace ed equa verso sistemi alimentari sostenibili e sani, misure normative che fissino obiettivi comuni per tutti dovrebbero essere i principali motori del cambiamento’ (Milka Sokolovic, European Union Public Health Association, EUPHA).

Il pragmatismo britannico insegna come una linea guida ben strutturata possa mettere fine alle vergognose pratiche di greenwashing che ingannano i consumatori e inquinano la concorrenza. (13) Ma tale aspetto, ça va san dir, sfugge all’esercizio di Mr. Timmermans.

Dario Dongo e Giulia Orsi

Note

(1) Commissione europea (2021). EU Code of conduct on responsible food business and marketing practices. A common aspirational path towards sustainable food systems. https://ec.europa.eu/food/system/files/2021-06/f2f_sfpd_coc_final_en.pdf

(2) Dario Dongo, Giulia Orsi. Il codice di condotta UE per una filiera agroalimentare (in)sostenibile. GIFT (Great Italian Food Trade). 3.5.21, https://www.greatitalianfoodtrade.it/idee/il-codice-di-condotta-ue-per-una-filiera-agroalimentare-in-sostenibile

(3) Marta Strinati, Dario Dongo. Olio di palma, soia, legno, caffè, cacao. A che serve la certificazione di sostenibilità? Rapporto di Greenpeace. GIFT (Great Italian Food Trade). 16.5.21, https://www.greatitalianfoodtrade.it/certificazioni/olio-di-palma-soia-legno-caffè-cacao-a-che-serve-la-certificazione-di-sostenibilità-rapporto-di-greenpeace

(4) Dario Dongo. FAO, la Cina al comando. GIFT (Great Italian Food Trade). 27.6.19, https://www.greatitalianfoodtrade.it/progresso/fao-la-cina-al-comando

(5) FAO. Food systems. http://www.fao.org/food-systems/en/

(6) Dario Dongo, Susanna Cavallina. Deforestazioni e import di commodities insostenibili. Consultazione pubblica sulla strategia UE. GIFT (Great Italian Food Trade). 4.4.21, https://www.greatitalianfoodtrade.it/progresso/deforestazioni-e-import-di-commodities-insostenibili-consultazione-pubblica-sulla-strategia-ue

(7) Dario Dongo, Giulia Caddeo. SDGs, le 6 rivoluzioni necessarie. Studio e commenti. Égalité. 14.9.19, https://www.egalite.org/sdgs-le-6-rivoluzioni-necessarie-studio-e-commenti/

(8) Dario Dongo. SDGs, le trasformazioni doverose per la filiera alimentare. GIFT (Great Italian Food Trade). 19.9.19, https://www.greatitalianfoodtrade.it/progresso/sdgs-le-trasformazioni-doverose-per-la-filiera-alimentare

(9) Dario Dongo. ISO 20400, linee guida per l’approvvigionamento da filiere sostenibili. GIFT (Great Italian Food Trade). 7.4.19, https://www.greatitalianfoodtrade.it/progresso/iso-20400-linee-guida-per-l-approvvigionamento-da-filiere-sostenibili

(10) Dario Dongo. Biodiversità ed emergenza climatica, il filo comune. Égalité. 13.2.20, https://www.egalite.org/biodiversita-ed-emergenza-climatica-il-filo-comune/

(11) Dario Dongo. European Green Deal, la nuova strategia UE. Égalité. 13.12.19, https://www.egalite.org/european-green-deal-la-nuova-strategia-in-ue/

(12) Si richiamano a esempio gli indicatori della Ellen McArthur Foundation sulla circolarità aziendale, il Life-Cycle Assessment (LCA) o lo schema EMAS (Eco-Management and Audit Scheme)

(13) Dario Dongo, Giulia Orsi. Green claim vs greenwashing e pubblicità ingannevole, linee guida dell’Antitrust in UK. GIFT (Great Italian Food Trade). 25.6.21, https://www.greatitalianfoodtrade.it/consum-attori/green-claim-vs-greenwashing-e-pubblicità-ingannevole-linee-guida-dell-antitrust-in-uk

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