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Clima e antibiotico-resistenza. La carne di laboratorio ci salverà?

Emergenza climatica in atto e antibiotico-resistenza si delineano come le più gravi minacce alla sopravvivenza del pianeta. La ‘carne’ di laboratorio ci salverà?

Emergenza climatica

L’emergenza climatica è stata dichiarata, nell’ultimo paio d’anni, da diversi Paesi e amministrazioni locali. L’attualità dell’emergenza è evidente in una serie di fattori che ne sono causa e sintomo:

– incendi e deforestazioni epocali nei 5 continenti. Dall’Indonesia e il Borneo fino all’Australia, dal Brasile alla Siberia passando per l’Africa centrale,

riscaldamento globale e cambiamento climatico, ma anche fenomeni estremi,

desertificazione e perdita di biodiversità, così malnutrizione e carenza idrica.

La Global Syndemic analizzata su The Lancet in effetti identifica l’emergenza climatica come una delle tre cause dell’epidemia globale, assieme a obesità e malnutrizione. Liz Specht – Direttore Associato di Scienze e Tecnologie presso The Good Food Institute – ha a sua volta rilanciato l’allarme di apocalisse. (1) Su una rivista, Food Navigator, che da anni tra l’altro celebra l’olio di palma a servizio dei palmocrati (sic!).

Antibiotico-resistenza

L’antibiotico-resistenza sembra essere il tassello che manca all’analisi della Global Syndemic. Secondo recenti analisi del governo britannico, la minaccia alla specie umana causata da nuovi micidiali ceppi di virus e batteri resistenti ai farmaci è ‘più certa’ di quella dei cambiamenti climatici. Tanto peggio quando si tratti di armi biologiche. (2)

Un’era post-antibiotica significa, in effetti, la fine della medicina moderna così come la conosciamo. Cose comuni come il mal di gola o il ginocchio graffiato di un bambino potrebbero ancora una volta uccidere’. (Margaret Chan, ex direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. V. nota 3)

Il fenomeno, come si è visto, va attribuito in primis all’abuso di antibiotici in zootecnia. Ed è perciò che il legislatore europeo ha introdotto rigorosi limiti al loro impiego nei farmaci veterinari. Ma anche all’utilizzo inappropriato di antibiotici da parte della popolazione.

Rivoluzione in agricoltura o eliminazione dell’agricoltura?

The Good Food Institute e vari altri – tra cui George Monbiot, l’ideologo del movimento Extinction Rebellion (4) – tendono ad addossare ogni colpa dei mali del mondo su allevamenti e produzioni di carne. Invocano una ‘rivoluzione in agricoltura’, nell’immaginario collettivo, ma mirano esattamente a convincere le masse che l’unica via per salvare il pianeta sia il consumo di cibi ‘alternativi’. Ed è curioso annotare la violenza dialettica che esclude ogni approccio eco-logico alle produzioni di alimenti di origine animale. Non un cenno al valore delle produzioni bio, né alle sostanziali differenze tra soia OGM e non-OGM. E neppure un cenno alla possibilità di abbattere le emissioni di metano dei ruminanti (-70%) aggiungendo quote minime di alghe ai loro mangimi.

La sola ‘rivoluzione’ che viene proposta, curiosamente (sic!), è in perfetta sintonia con gli investimenti miliardari sulle c.d. Lab Meat da parte delle Corporation dell’IT e di Big Food stessa. Che non ambiscono ad alcuna ‘rivoluzione in agricoltura’, quanto piuttosto a un cambio di paradigma. Dal ‘mangiare è un atto agricolo’ di Carlin Petrini al ‘mangiare è un atto tecnologico’ della ‘carne’ di laboratorio’ (Lab Meat). La strategia sembra dunque quella di trasferire la produzione alimentare – e dunque il controllo delle popolazioni, come spiegava Henry Kissinger – dall’agricoltura all’industria hi-tech. Da 570 milioni di imprese agricole – delle quali 500 milioni di imprese familiari, 475 di estensione inferiore a 2 ettari, 410 di area minore di 1 ettaro (dati FAO) ai pochi colossi in grado di investire enormi risorse sulle nuove tecnologie. Ancora una volta, in una logica di concentrazione aggregata. (5)

Mangiare è un atto tecnologico?

Impossible Foods ha in pochi anni raccolto fondi per quasi un miliardo di US$. Teorizzando, in compagnia di Beyond Meat, che offrire alle popolazioni una ‘carne’ sintetica sia la strategia vincente. Per i loro business, probabilmente. Anche Nestlé, il primo gruppo industriale alimentare del pianeta, investe con apparente successo nella Lab Meat. Il suo Incredibile Burger è già venduto in tutti i McDonald tedeschi, ed è solo l’inizio. Kraft Heinz e Kellogg’s a loro volta orientano gli investimenti verso le ‘carni‘ alternative.

I colossi industriali delle carni – JBS, Tyson, Cargill, Maple Leaf, Bell Foods – si stanno pure preparando a sviluppare impianti di ‘coltivazione cellulare’ delle carni. ‘Se possiamo coltivare la carne senza l’animale, perché non dovremmo?’ (Tom Hayes, amministratore delegato di Tyson, Bloomberg Businessweek, 15.8.18).

Le ‘carni’ alternative, a base vegetale o di laboratorio, rappresentano attualmente meno dell’1% rispetto al mercato globale della carne. E tuttavia – a fronte degli investimenti senza pari e del brainwashing in atto – se ne prevede una crescita formidabile. Un recente rapporto della società di consulenza internazionale AT Kearney ipotizza che entro il 2040 il 60% della ‘carne’ consumata nel mondo sarà di origine vegetale o coltivata. È difficile valutare l’attendibilità dello scenario ipotizzato, che tuttavia implica un paio di considerazioni aggiuntive.

Agricoltura e ambiente

Le novità introdotte nella filiera agroalimentare nelle ultime decadi – a partire dalla ‘rivoluzione grigio fumo’, falsamente propagandata come ‘rivoluzione verde’ (6) – si sono rivelate, negli anni, una vera disgrazia per la biodiversità, l’ambiente e i sistemi agricoli, i redditi degli agricoltori.

L’idea di una riduzione significativa di ammoniaca e relativo squilibrio del ciclo dell’azoto – oggi minacciato dall’esplodere di allevamenti suini in Amazzonia, Cina e North Carolina, come denunciato nel capolavoro Soyalism di Stefano Liberti – è senza dubbio positiva. È tuttavia dubbio che il cambio di paradigma dalla carne alla ‘non-carne’ rappresenti la soluzione del problema ambientale. Poiché i colossi che vi sono dietro sono gli stessi che portano avanti un’agricoltura basata su OGM – vecchi e nuovi – e agrotossici.

Sicurezza alimentare e nutrizionale

La sicurezza alimentare e nutrizionale delle non-carni merita altresì attenzione. I prodotti già apparsi sul mercato sono alimenti ultraprocessati, carichi di acqua e additivi alimentari. Ed è questo il vero business dell’industria finanziaria, fabbricare a costi irrisori illusioni di ‘cibi’ che assomigliano a quelli di cui ancora il consumatore ha memoria. Ingredienti vegetali spesso OGM, microrganismi ed enzimi geneticamente modificati, processi ‘rivoluzionari’ e aromi artificiali.

Proprio ora che si inizia a comprendere l’interazione degli alimenti con il microbiota – rilevando gli effetti favorevoli degli alimenti biologici, così come quelli negativi di agrotossici e additivi di sintesi – si insiste nel costruire prodotti ultratrasformati. Dei quali, si noti bene, nessuno ha alcun bisogno.

La food security può invece venire garantita dall’ecoagricoltura, come dimostrato da studi scientifici indipendenti. Poiché la natura già offre cereali, legumi e anche prodotti di origine animale che, nel giusto equilibrio, sono perfettamente in grado di nutrire l’uomo. Si tratta dunque di recuperare le specie autoctone, in particolare quelle più resilienti, per contribuire alla lotta al cambiamento climatico. E garantire a ogni individuo il diritto universale al cibo, non a caso in cima ai Sustainable Development Goals (SDGs).

Dove si trova allora la lab meat, tra la ragione del 99,9% e dove il business dello 0,1%?

#Égalité!

Dario Dongo e Guido Cortese

Note

(1) V. https://www.foodnavigator.com/Article/2019/11/06/The-new-Agricultural-Revolution-needs-you-Good-Food-Institute

(2) Si veda il relativo capitolo, nel prezioso libro di Manlio Dinucci e Carla Pellegrini. SOS Ambiente – per uno sviluppo sostenibile in un mondo senza guerra (Edizioni La Vela, Viareggio, 2019. 135 pagine, 10€)

(3) V. http://www.salute.gov.it/portale/temi/documenti/rapporti/C_17_pagineAree_1784_listaFile_itemName_0_file.pdf

(4) Il romanzo di Margaret Atwood, tra l’altro, è stato ripreso in una serie televisiva di successo (The Handmaid’s Tale)

(5) George Monbiot. The Guardian, 8.1.20. Proprio in questi giorni ha luogo la proiezione del suo documentario #ApocalypseCow – how meat kills the planet

(6) La concentrazione aggregata di potere sulla filiera alimentare è già in auge nel settore delle sementi e degli agrotossici. V. https://www.greatitalianfoodtrade.it/idee/sementi-i-4-padroni-del-mondo

(7) V. Capitolo ‘La rivoluzione grigio fumo’ nell’ebook gratuito ‘OGM, la Grande Truffa

Informatico e apicoltore professionale. Ex obiettore di coscienza, ha prestato servizio e poi volontariato in una mensa per senza fissa dimora a Torino. Si occupa di diritto al cibo, food policy, sovranità alimentare e biodiversità. Ha fondato l’associazione degli Impollinatori Metropolitani con l’obiettivo di difendere la biodiversità attraverso progetti specifici di rigenerazione sociale e ambientale. Rappresenta la Comunità Slow Food degli Impollinatori Metropolitani. Ha promosso la nascita della rete nazionale degli apicoltori urbani. Dirige un mercato agricolo indipendente, collabora e scrive per Egalitè (Onlus Roma) che si occupa di difendere i diritti di persone svantaggiate, e con i giornali Great ItalianFood Trade, Qualeformaggio, L'apicoltore Italiano e riviste minori.

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