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CETA, la rivoluzione francese salverà l’Europa?

CETA, la rivoluzione francese salverà l’Europa? L’ultimo scoglio a cui aggrapparsi per evitare la sciagura transatlantica potrebbe essere proprio una decisione della Corte Costituzionale della Repubblica d’Oltralpe. In memoria della rivoluzione che liberò la Francia da una precedente oppressione, nel lontano 1789.

I politicanti europei, come si è visto, non esitarono a cedere le rispettive sovranità in nome del neo-liberismo dettato dal Nord America. Con la supina accettazione, il 30.10.16, di uno Strategic Partnership Agreement con il Canada. Accompagnato da un accordo ‘onnicomprensivo’, il CETA, del tutto simile all’agognato TTIP. Nella colpevole inedia delle associazioni che dovrebbero rappresentare la filiera agroalimentare in Europa, e hanno invece a loro volta tradito il Made in Italy, come il Made in France e vari altri.

Il governo italiano a sua volta ha dato il via libera alla ratifica di tale accordo. Adducendo a solo ipotetici vantaggi economici, del tutto privi di indispensabili valutazioni d’impatto. La pur tardiva opposizione di Coldiretti, intervenuta a sostegno dei cittadini italiani già da tempo indignati, ha contribuito a rallentare il percorso di ratifica del Parlamento italiano.

Così l’Assemblea del Senato italiano, il 4.7.17, ha preso atto delle comunicazioni del Presidente sul calendario dei lavori. Che prevederebbe, tra il 25 e il 27.7.17, la ratifica degli accordi internazionali definiti dalla Commissione Affari esteri. Segnatamente:

– Accordo di partenariato strategico tra l’Unione europea e i suoi Stati membri da una parte, e il Canada dall’altra, fatto a Bruxelles il 30.10.16,

– Accordo economico e commerciale globale tra il Canada da una parte, e l’Unione europea e i suoi Stati membri, dall’altra, con Allegati, fatto a Bruxelles il 30.10.16. E relativo strumento interpretativo comune.

La senatrice Loredana De Petris (gruppo Misto-SI-SEL) ha tuttavia proposto all’Assemblea un argomento, per così dire, non trascurabile. Più di cento rappresentanti del Parlamento di Parigi, il 22.2.17, hanno interpellato il Conseil constitutionnel. Chiedendo di verificare la compatibilità dell’accordo CETA con i diritti fondamentali cristallizzati nella carta costituzionale francese.

Particolare preoccupazione è stata espressa nei confronti di quelle parti del trattato transatlantico che osterebbero, nei fatti, all’applicazione delle norme europee e transalpine a presidio della salute pubblica e dell’ambiente. Nei confronti di beni e servizi offerti da imprese con sede in Canada. Le quali, in virtù del CETA, potrebbero contestare la legittimità di disposizioni emanate nel rispetto delle regole democratiche.

Qualora la Corte costituzionale parigina accogliesse l’eccezione di incostituzionalità del CETA, l’intero percorso negoziale dovrebbe interrompersi. (1) Vale perciò la pena di sospendere ogni frettolosa conta dei voti a Palazzo Madama, in questa torrida estate.

La rivoluzione (francese) salverà l’Europa? On espère bien!

Dario Dongo e Bruno Nobile

 

Note

(1) Al ricorrere di tale ipotesi si configurerebbero tre possibili opzioni. L’abbandono o la ri-negoziazione del CETA, ovvero la riforma della Costituzione francese. Scartata ogni ipotesi di ‘tarallucci e vino’ tra Emmanuel Macron e Justin Trudeau

 

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