Da parecchi anni la Commissione europea coltiva l’esercizio di incontrare i rappresentanti del settore privato – l’industria e la distribuzione alimentare ‘in primis’ – nel vano tentativo di porre freno al continuo incedere dell’epidemia di questo secolo, obesità sovrappeso e malattie correlate. Ed ecco la grande sorpresa, ‘Big Food’ promuove i semafori in etichetta.
La ‘EU Platform for Action on Diet, Physical Activity and Health’ si è dedicata a lungo nella promozione di vari impegni – in sinergia tra autorità pubbliche, ONG e rappresentanze dell’industria e della GDO – volti a favorire stili di vita salutari e diete equilibrate. A fronte di un dato drammatico, l’insostenibile crescita dei costi sociali e di sanità pubblica che derivano dai ‘cattivi comportamenti’ dei cittadini europei.
Gli impegni finora assunti da ‘Big Food’ non hanno però sortito alcun effetto favorevole sulle condizioni sanitarie della popolazione europea, poiché si è trattato in prevalenza di dichiarazioni ‘di facciata’, c.d. ‘greenwashing’, calibrate con arguzia per non disturbare i lucrosi affari.
Obesità e sovrappeso, del resto, possono venire in larga parte attribuiti alla diffusione di alimenti squilibrati dal punto di vista nutrizionale, i c.d. ‘junk food’, che la grande industria ha sviluppato con la sola logica di incrementare le marginalità, (1) senza badare alla salute dei consumatori e tantomeno a quella dei più piccoli.
Ed ecco la svolta. Coca Cola e Pepsi Co, Mars e Mondelez, Nestlé e Unilever si accingono a dichiarare – al prossimo incontro della piattaforma europea per la dieta, l’attività fisica e la salute, il 9 marzo 2017 – il loro appoggio ai semafori in etichetta. Il c.d. ‘traffic lights system’, a suo tempo introdotto su base volontaria dalla GDO britannica col sostegno delle associazioni dei consumatori (2) e poi recepito dall’amministrazione sanitaria d’oltremanica.
Il sistema dei semafori in etichetta ha di recente ottenuto il via libera della Commissione europea, dopo due anni di scrutinio imposto soprattutto dal governo italiano, a seguito delle pressioni di Ferrero in particolare, che da anni conduce una battaglia a tutto campo contro ogni schema riconducibile ai c.d. profili nutrizionali. Vale a dire, strumenti di classificazione dei singoli cibi sulla base dei loro contenuti in grassi, grassi saturi, zuccheri semplici e sale.
A seguito di questa presa di posizione dei grandi ‘player’ industriali, la Commissione europea dovrebbe considerare l’opportunità di riconoscere il sistema britannico di informazione nutrizionale sintetica come il modello da promuovere nel Mercato interno. (3) Si dubita che tale iniziativa basterà a invertire la rotta dell’obesità infantile tuttora in crescita, poiché a tal uopo è in ogni caso indispensabile intervenire sulla c.d. riformulazione dei prodotti (4) e introdurre rigorosi limiti alla pubblicità del c.d. cibo spazzatura (o ‘cibi d’indulgenza’, come definiti dai suoi produttori). Ma è certo, un bel passo avanti.
Dalle parole ai fatti, la posizione adottata da 6 delle 10 ‘grandi sorelle del cibo’ avrà un forte impatto sulla concorrenza nei settori merceologici di riferimento, (5) stimolando l’evoluzione complessiva delle ricette verso il doveroso equilibrio delle loro proprietà nutrizionali. Bisognerà tuttavia mantenere stretta vigilanza sui comportamenti di ciascun gruppo nei diversi Paesi membri, su entrambi i fronti del miglioramento dei profili nutrizionali e dell’autoregolazione pubblicitaria. Per evitare che le solenni parole espresse dai loro rappresentanti a Bruxelles producano il solo risultato di prevenire nuove imposte (es. ‘soda tax’, ‘sugar tax’), salvo poi venire smentite dalle pratiche irresponsabili delle loro filiali sui diversi territori.
Dario Dongo
Note
(1) Il micidiale mix di grassi, zucchero e sale, come lo studioso Michael Moss ha dimostrato, è addirittura in grado di stimolare dipendenze da cibi squilibrati, con effetti gravemente negativi sulla salute
(2) L’associazione inglese dei consumatori ‘Which?’, assieme alla confederazione europea BEUC, e AltroConsumo in Italia, hanno sempre invocato l’utilizzo di schemi d’informazione nutrizionale sintetica, per aiutare i consumatori a distinguere i cibi c.d. HFSS (‘High Fats, Sugars and Sodium‘) grazie ad appositi codici cromatici, verde giallo e rosso, come appunto quelli della segnalazione semaforica stradale
(3) Ai sensi del reg. UE 1169/11 infatti, ‘Entro il 13 dicembre 2017, alla luce dell’esperienza acquisita, la Commissione presenta una relazione al Parlamento europeo e al Consiglio sull’uso di forme di espressione e presentazione supplementari, sul loro effetto sul mercato interno e sull’opportunità di armonizzare ulteriormente tali forme di espressione e presentazione’ (art. 35.5)
(4) Si intende per ‘riformulazione dei prodotti’ alimentari la modifica delle loro ricette in chiave salutistica. Su questo fronte, tutti gli operatori presenti sul mercato italiano hanno già ottenuto risultati significativi grazie alla rimozione dell’olio di palma, che ha consentito la drastica riduzione dei grassi e di quelli saturi in particolare sulla gran parte dei prodotti dolciari e da forno in offerta
(5) Mancano all’appello i grandi utilizzatori di zucchero Kellogg’s, AB (‘Associated British Foods‘, nel cui gruppo figura ‘AB Sugar’), ‘General Mills’, oltre a Danone (ancora in attesa di conoscere gli sviluppi dei sistemi frattanto sviluppati in Francia, la sua madrepatria). Al di fuori delle ’10 grandi sorelle’ si annota la prevedibile assenza di Ferrero, storicamente arroccata nella difesa delle proprie ricette, e di Barilla. Quest’ultima peraltro, a seguito della rivoluzione provocata da Coop Italia, ha progressivamente eliminato il palma, avviando un percorso di miglioramento dei profili nutrizionali delle sue referenze
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.