Il disegno di legge sul biologico italiano è atteso al voto in Senato, il 20.5.21, per poi tornare alla Camera in approvazione definitiva. Gli 8 anni trascorsi dalla sua proposta iniziale non sono bastati però a risolvere i problemi causati dalla imperiosa lobby di Coldiretti.
A seguire i dettagli e le preoccupazioni della società civile, verso una politica del tutto succube agli ordini di un centro di potere che minaccia la democrazia in Italia. E in questo caso – come in altri (1) – la stessa transizione ecologica è a rischio. #VanghePulite.
Biologico italiano, campo di applicazione
‘Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico’. Il disegno di legge (ddl) AS 988 ambisce alla disciplina di vari aspetti delle filiere bio. In particolare:
– sistema dei controlli e autorità competenti,
– biodistretti, o distretti biologici,
– tavoli tecnici e indirizzi politici,
– marchio ‘biologico italiano’,
– sementi bio,
– interprofessione e organizzazioni dei produttori,
– contributi e risorse.
Biologico e biodinamico, prodotti da agricoltura in conversione al bio
Il disegno di legge è stato approvato alla Camera dei deputati l’11.12.18. A seguito dell’unificazione di quattro precedenti proposte nonché dell’approvazione del regolamento (UE) 848/2018 sulla produzione biologica e l’etichettatura dei prodotti bio, in applicazione dall’1.1.21 (2,3). La nozione di produzione biologica riprende perciò il considerando 1 del reg. UE 848/2018, a cui si aggiunge il riconoscimento del sistema bio come una delle migliori prassi per contrastare il cambiamento climatico. (4)
Il sistema biodinamico viene equiparato a pieno titolo, nel ddl come nelle pratiche in uso, a quello biologico. Il MiPAAF può inoltre riconoscere come ‘equivalenti’ al bio altri sistemi (es. permacoltura), a condizione che i relativi protocolli prescrivano il rispetto delle disposizioni stabilite per il sistema biologico a livello nazionale ed europeo.
È stato invece stroncato il tentativo dei furbetti di fare rientrare nella definizione di biologico anche i prodotti ottenuti durante il periodo di conversione. (5)
TAVOLO TECNICO
Il Tavolo tecnico per la produzione biologica previsto nel disegno di legge dovrebbe sostituire:
– il Comitato consultivo per l’agricoltura biologica ed ecocompatibile, istituito nel 2008 per valutare i problemi e le politiche di settore, e
– il Tavolo tecnico compartecipato in agricoltura biologica, costituito nel 2013 per esaminare, sotto il profilo tecnico, aspetti di particolare complessità sui provvedimenti applicativi delle norme nazionali ed europee.
Al nuovo Tavolo dovrebbero partecipare le Regioni e Province autonome, l’ANCI, gli istituti di ricerca pubblici e le organizzazioni che rappresentano la filiera di produzione biologica e biodinamica, i produttori dei mezzi tecnici usati nel settore bio, (6) i consumatori, i distretti biologici. Ma anche ‘le organizzazioni maggiormente rappresentative dei settori agricolo in generale’ (AS 988, art. 5).
Tavolo tecnico, gli intrusi
Il nuovo ‘Tavolo tecnico per la produzione biologica’ dovrebbe relazionarsi anche con il ‘Tavolo di filiera’. Con l’idea di valorizzare e promuovere le produzioni biologiche, lo sviluppo dei processi di trasformazione e l’ottimizzazione dei costi di produzione, la conservazione del territorio, la tracciabilità, l’istituzione dei distretti biologici.
Non è dato comprendere, tuttavia, la partecipazione delle organizzazioni agricole generaliste. Le quali tuttora remano spesso contro le posizioni espresse dalle organizzazioni del biologico, in particolare quando si tratti di orientare i finanziamenti pubblici. (7) Risulta perciò necessario escludere questo palese conflitto d’interessi.
Piano di azione nazionale
Lo stesso ‘Tavolo tecnico’ si rivela avere un ruolo politico di indirizzo del ‘Piano di azione nazionale per la produzione biologica e i prodotti biologici’. Ed è così chiamato a esprimersi sui provvedimenti nazionali ed europei in tema di produzione biologica, nonché a proporre interventi di promozione dei prodotti biologici e strategie per favorire la conversione delle aziende convenzionali al sistema biologico.
Il Piano di azione nazionale dovrebbe prevedere gli interventi per lo sviluppo della produzione biologica con diversi obiettivi, tra i quali:
– favorire l’ingresso e la conversione al biologico delle imprese agricole, soprattutto le più piccole,
– promuovere sistemi di certificazione di gruppo,
– monitorare l’andamento del settore attraverso una piattaforma ad hoc, in sinergia con il Sinab e la Rete rurale nazionale,
– sostenere e promuovere i distretti biologici (ddl, articolo 7).
Rappresentanza a rischio oligarchia
AltragricolturaBio – in rappresentanza degli agricoltori biologici iscritti alla Confederazione Italiana Liberi Agricoltori – ha sottolineato gravi criticità nei criteri di formazione del Tavolo tecnico per la produzione biologica. Il testo attuale del ddl prevede attribuisce infatti i seguenti posti:
– cooperazione agricola, 1 rappresentante
– organizzazioni professionali agricole a vocazione generale, 4 convitati (es. CIA, Coldiretti, Confagricoltura, Copagri)
– 1 rappresentante per ciascuna delle associazioni maggiormente rappresentative nella produzione biologica,
– 1 rappresentante delle associazioni maggiormente rappresentative nell’ambito della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biodinamico,
– 2 rappresentanti delle associazioni dei produttori dei mezzi tecnici utilizzati nell’agricoltura biologica,.
Al conflitto d’interessi si aggiunge il rischio di sbilanciare le rappresentanze al tavolo, nella misura in cui non si definisca quali e quante associazioni maggiormente rappresentative della produzione bio avranno diritto di partecipare. E su quali basi? Il numero di aziende, la SAU complessiva o il fatturato? Potranno partecipare anche le associazioni non riconosciute? In assenza di garanzie legali l’oligarchia ‘Coldiretta’ può facilmente escludere la miriade di piccoli imprenditori diversamente organizzati.
BIODISTRETTI
I biodistretti – o ‘distretti biologici’, già individuati tra i distretti del cibo (d.lgs. 228/01, art. 13 lettere g,h) – possono venire costituiti anche in distretti rurali, distretti agroalimentari e a vocazione ambientale o solidale. Il ddl demanda al MiPAAF la disciplina di dettaglio circa i requisiti per la costituzione dei distretti biologici, definendone le finalità dei distretti medesimi.
I ‘distretti biologici‘ si caratterizzano per:
– l’integrazione con le altre attività economiche presenti nell’area del distretto stesso,
– la presenza di aree rilevanti dal punto di vista paesaggistico, come le aree naturali protette,
-il ‘limitato uso dei prodotti fitosanitari’ al loro interno. Limitato?
Biodistretti e agrotossici
L’Italia è afflitta da un consumo di agrotossici ben superiore alla media europea, fino a 16 volte tanto in Regioni come il Veneto che paiono condannate alla monocoltura della vite (>27% della SAU, Superficie Agricola Utilizzata) per la svendita di prosecco a prezzi talora prossimi a quelli delle bibite gassate. Con impatto drammatico sulla qualità delle acque, come mostrano i rapporti annuali di ISPRA.
La strategia UE per la biodiversità 2030 ha dato atto delle condizioni critiche in cui versano gli ecosistemi in UE, anche a esito delle note della European Court of Auditors. In Italia, tra l’altro, si attende da anni il ‘Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei fitofarmaci’, dopo una vergognosa bozza presentata il 18.7.19. (8) Come si può ammettere un ‘uso limitato’ di agrotossici nei biodistretti, anche da parte degli enti pubblici nella pulizia delle strade e delle aree pubbliche (ddl, art. 13)?
Contributi privati
Il Fondo per lo sviluppo della produzione biologica – istituito ‘senza maggiori oneri’ per la finanza statale – dovrebbe a sua volta promuovere lo sviluppo di una produzione biologica ed ‘ecocompatibile’ e perseguire l’obiettivo prioritario dells riduzione dei rischi per la salute degli uomini, gli animali e l’ambiente.
Il contributo annuale per la sicurezza alimentare (già istituito dall’art. 59 Legge 488/1999) viene perciò riconfermato, nella misura del 2% del fatturato realizzato nell’anno precedente sulle vendite di prodotti ‘fitosanitari’, loro coadiuvanti e fertilizzanti di sintesi. Con sanzioni amministrative pecuniarie in caso di versamenti omessi, parziali o tardivi. (2)
‘BIOLOGICO ITALIANO’
Il marchio ‘Biologico italiano’ è una novità introdotta nel ddl 988 per contraddistinguere i prodotti biologici ottenuti da sole materie prime italiane bio. Il reg. UE 848/2018 (art. 33.5), come già il reg. CE 834/2007 (art. 25), contempla in effetti la possibilità di utilizzare marchi nazionali e privati per l’informazione al consumatore in situazioni caratteristiche, se pure conformi alle regole UE. Il logo di proprietà pubblica, a utilizzarsi su base volontaria, dovrebbe venire elaborato mediante concorso da bandire nei 180 giorni dall’entrata in vigore della legge.
Già ora peraltro i prodotti biologici sono i soli a indicare sempre l’origine della materia prima agricola in etichetta (‘agricoltura Italia’ ovvero ‘agricoltura UE’, ‘agricoltura UE/non UE’, ‘agricoltura non UE’). Con la facoltà di enfatizzare, sui prodotti bio e non, l’origine nazionale ‘100% italiano’. Ed è perciò che già nel 2010 il 71% degli operatori bio interpellati da INEA (ora CREA, v. infra) aveva espresso contrarietà a un marchio nazionale.
Marchio nazionale, il precedente studio di fattibilità
Nel 2010 il MiPAAF aveva affidato all’INEA – l’Istituto nazionale di economia agraria, nel 2015 poi fuso con il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura nel nuovo CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) – uno studio di fattibilità per l’introduzione di un ‘marchio nazionale da utilizzare nell’etichettatura, presentazione e pubblicità di prodotti biologici’.
Lo studio di fattibilità – oltre a rilevare il disinteresse degli operatori verso tale ennesimo marchio e gli oneri amministrativi che avrebbe comportato – riferiva alla difficoltà di armonizzare lo stesso con le regole europee sulla concorrenza complicata armonizzazione con la normativa e la giurisprudenza europea su regimi di qualità e marchi nazionali (9). A cui si aggiungono ora i limiti imposti dal Food Information Regulation. (10) E le regole UE sulla concorrenza, già annotate da INEA come ostative a eventuali misure di sostegno pubblico a un eventuale marchio collettivo nazionale (11,12).
SEMENTI BIO, VENDITA E SCAMBIO
Entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge in esame dovrebbe venire approvato il ‘piano nazionale per le sementi biologiche‘. Con il supporto scientifico del CREA e gli obiettivi di selezionare le piante che meglio rispondano ai bisogni degli agricoltori adattandosi ai vari contesti climatici, migliorarne l’aspetto quantitativo e migliorativo, aumentare la disponibilità delle sementi per le aziende (ddl, art. 8).
È tuttavia ristretto al solo ‘ambito locale’, nella celebrata era dell’agricoltura 4.0, il diritto alla vendita diretta da parte degli agricoltori delle sementi biologiche e materiali di propagazione relativi alle varietà iscritte nel Registro nazionale delle varietà da conservazione (nei luoghi dove tali varietà hanno evoluto le loro proprietà caratteristiche). E ‘in modica quantità’, come si trattasse di droghe, le sementi bio iscritte nell’Anagrafe nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare prodotte in azienda. Il diritto al libero scambio delle sementi è altrettanto limitato, al solo interno della Rete nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare. (13)
Regole UE, diritti dei contadini e interessi contrapposti
Le regole UE e i diritti dei contadini proclamati dall’ONU nel 2018 e mai riconosciuti da una politica italiana oscenamente ‘Coldiretta’ – nel caso delle vendite e scambi di sementi autoprodotte – cedono evidentemente il passo agli interessi privatistici contrapposti di S.I.S. (Società Italiana Sementi) SpA, controllata da BF (Bonifiche Ferraresi) SpA, nella galassia del cerchio magico di Coldiretti (14,15).
ORGANIZZAZIONI
Le organizzazioni interprofessionali nella filiera biologica e le organizzazioni dei produttori biologici, soggette al riconoscimento del MiPAAF, sono costituite da rappresentanti delle attività economiche connesse alla produzione e ad almeno una delle fasi della trasformazione o del commercio dei prodotti biologici (articoli 14-17).
L’interprofessione può costituire fondi per perseguire fini istituzionali e imporre regole e contributi obbligatori per tutte le imprese aderenti, a condizione che tali regole non comportino restrizioni della concorrenza. A eccezione di accordi programmatici sulla produzione (‘in funzione degli sbocchi di mercato’) e i programmi di miglioramento della qualità, a cui potrebbero conseguire limitazioni dei volumi di offerta. Gli accordi dovranno venire deliberati all’unanimità degli associati – cioè delle associazioni di primo livello, non anche degli operatori – interessati al prodotto (ddl, art. 14.7).
Regole, contributi e dittatura
È altresì prevista la possibilità delle organizzazioni di richiedere al Ministero, previa deliberazione dell’85% degli associati, di estendere le regole e i contributi obbligatori – a tutte le aziende attive nel biologico, se pure non aderenti alle organizzazioni – per un periodo di tempo limitato.
Contributi privati soggetti a sanzioni di ICQRF – da € 1.000 a 50.000 – in ipotesi di omesso versamento. La dittatura a spese di disattenti e dissenzienti, duramente avversata dai Liberi agricoltori che ne rivendicano il contrasto con la Dichiarazione ONU per i diritti dei contadini e dei lavoratori nel contesto rurale (art. 10, diritto di partecipazione, e art. 13, diritto al Lavoro).
Interprofessione e monopoli
Lo schema legislativo prescrive poi che le organizzazioni interprofessionali, dotate di personalità giuridica, rappresentino almeno il 30% della produzione nazionale. L’ennesimo escamotage per distorcere la concorrenza a favore delle ambizioni monopolistiche di Coldiretti.
I Liberi Agricoltori di Altragricolturabio chiedono che la quota di rappresentanza venga abbassata al 10-15% in valore della produzione. Una richiesta raccolta dal solo senatore indipendente dal cerchio magico di Coldiretti, Saverio De Bonis, che ha presentato un apposito emendamento in vista del voto a Palazzo Madama.
‘Requisiti di apparato’
Le organizzazioni e le associazioni dei produttori biologici sono organizzazioni riconosciute dal MiPAAF a condizione che i loro statuti prevedano:
– la commercializzazione, in forma associata, della produzione delle aziende aderenti,
– l’attivazione di un sistema operativo volto a programmare la produzione, ovvero gestire una crisi di mercato, o ridurre i costi di produzione, promuovere tecniche colturali o assicurare maggiore trasparenza e regolarità nei rapporti commerciali (ddl, art. 17).
Libertà limitata
Il riconoscimento delle organizzazioni dei produttori è vincolato all’esistenza di regole che prevedano:
– la garanzia, sulla carta, del ‘controllo democratico’. Per evitare ‘abusi di potere o di influenza di uno o più produttori’,
– l’obbligo per i soci di rispettare le regole di settore e contribuire ai programmi dell’organizzazione a livello finanziario e operativo,
– l’obbligo di conferire o cedere una quota minima di prodotto,
– il dovere di aderire a una sola organizzazione di produttori per prodotto o gruppo di prodotti.
Le associazioni che intendano ottenere il riconoscimento della personalità giuridica (ai sensi del DPR 361/2000) dovranno a loro volta formulare apposite domande, dopo avere adempiuto ai ‘requisiti di apparato’ che – si sottolinea – non hanno nulla a che vedere con la biodiversità né con obiettivi di più ampio respiro. Come è il caso dell’agricoltura sociale, nelle sue varie applicazioni didattiche e di cura, il cui valore è infatti disconosciuto dalla politica agricola italiana, da sempre ‘Coldiretta’ dopo il crack della Federconsorzi. E le associazioni non sono riconosciute, ça va sans dir, potrebbero venire escluse dai finanziamenti pubblici.
#VanghePulite
La Commissione europea – nella Strategia Farm to Fork, parte dello EU Green Deal – ha lasciato intendere che parte dei contributi pubblici finora dispersi nel greenwashing rinominato greening potrebbero venire riservati al biologico. Il cerchio magico di Coldiretti ha quindi ordinato ai politicanti italiani di costruire le premesse legislative per estendere il proprio monopolio anche al settore bio.
Si raccomanda però ai Senatori della Repubblica italiana, prima di obbedire come d’uso gli ordini di Coldiretti, di valutare con attenzione una serie di eventi che rischiano di affondare il Titanic. Sbandi pubblici in atto su finanziamenti milionari in zootecnia (16) e relazioni pericolose – già censurate dalla Commissione europea (17) – con un socio d’affari che nella veste di direttore di AGEA (Agenzia delle Erogazioni in Agricoltura):
– ha bruciato per sempre € 4 miliardi di finanziamenti destinati dall’UE agli agricoltori e allevatori italiani, come accertato dalla Corte dei Conti il 28.1.21, (19)
– ha escluso 3 milioni di liberi professionisti dai servizi in agricoltura, con una delibera annullata dal TAR Lazio. (19)
#VanghePulite
Dario Dongo
Note
(1) Dario Dongo. Importazioni bio, parziale retromarcia al MiPAAF. #VanghePulite. GIFT (Great Italian Food Trade). 15.5.21, https://www.greatitalianfoodtrade.it/mercati/importazioni-bio-parziale-retromarcia-al-mipaaf-vanghepulite
(2) Dario Dongo. Biologico, reg. UE 2018/848. GIFT (Great Italian Food Trade). 22.6.18, https://www.greatitalianfoodtrade.it/progresso/biologico-reg-ue-2018-848
(3) Reg. UE 2018/848, relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici e che abroga il regolamento (CE) n. 834/2007. Testo consolidato al 14.11.20 su https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A32018R0848&qid=1621366277808
(4) Paolo Caruso, Dario Dongo. Grani antichi e lotta al cambiamento climatico, studio scientifico. GIFT (Great Italian Food Trade). 24.4.19, https://www.greatitalianfoodtrade.it/progresso/grani-antichi-e-lotta-al-cambiamento-climatico-studio-scientifico
(5) V. nota 27.10.20 della Commissione per le politiche UE al Senato, su Fascicolo Iter DDL S. 988. http://www.senato.it/leg/18/BGT/Schede/FascicoloSchedeDDL/ebook/51061.pdf
(6) Marta Strinati. Nasce Italian Input List, database delle sostanze ammesse nel biologico. GIFT (Great Italian Food Trade). 14.11.19, https://www.greatitalianfoodtrade.it/mercati/nasce-italian-input-list-database-delle-sostanze-ammesse-nel-biologico
(7) Dario Dongo, Marta Strinati. PAC post 2020, ambiente e salute a rischio. Appello al Parlamento UE. GIFT (Great Italian Food Trade). 16.10.20, https://www.greatitalianfoodtrade.it/consum-attori/pac-post-2020-ambiente-e-salute-a-rischio-appello-al-parlamento-ue
(8) Dario Dongo. Il pericolo di Peter Pan. Égalité. 5.10.19, https://www.egalite.org/pesticidi-il-pericolo-di-peter-pan/
(9) La giurisprudenza consolidata della European Court of Justice (ECJ) è contraria alla concessione di marchi nazionali di qualità che non riguardino esclusivamente caratteristiche intrinseche dei prodotti agricoli e alimentari. In linea tra l’altro con i limiti imposti dal reg. UE 1169/11 alle indicazioni di origine obbligatoria stabilite a livello nazionale
(10) Dario Dongo. Origine, l’UE mette in mora l’Italia. GIFT (Great Italian Food Trade). 27.6.19, https://www.greatitalianfoodtrade.it/etichette/origine-l-ue-mette-in-mora-l-italia
(11) La Commissione europea aveva precisato che ‘le campagne pubblicitarie con contributo dello Stato e tese a rafforzare le preferenze dei consumatori interni per i prodotti degli stessi Stati membri sono incompatibili con l’articolo 28 [ora 30, ndr] del Trattato delle Comunità europee perché suscettibili di ostacolare ai prodotti di altri Stati membri l’accesso al proprio mercato’ (v. nota 12)
(12) Carla Avitabile, Andrea Pomellato (2010). Le strategie per lo sviluppo della filiera biologica. INEA. http://dspace.crea.gov.it/bitstream/inea/385/1/1359.pdf
(13) La Rete nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare è costituita da:
– Centri di conservazione ex situ e/o Banche del germoplasma (CCES/BG),
– Allevatori e Agricoltori Custodi (AAC),
– reti organizzate di agricoltori e/o allevatori che tutelano, salvaguardano e gestiscono la biodiversità agricola, di comprovata esperienza in materia,
– enti pubblici o privati senza scopo di lucro che svolgono attività di tutela e diffusione della biodiversità agraria.
(14) V. reg. UE 2018/848, art. 13 (materiale riproduttivo eterogeneo) e articoli 6-12 (materiale non eterogeneo). Sulla concorrenza, vedasi TFUE 101, 102.
(15) Dario Dongo. Federconsorzi 2 alias CAI SpA, un po’ di chiarezza. GIFT (Great Italian Food Trade). 15.3.21, https://www.greatitalianfoodtrade.it/idee/federconsorzi-2-alias-cai-spa-un-po-di-chiarezza
(16) Dario Dongo. Sistema allevamento e biodiversità, sbando pubblico. #VanghePulite. GIFT (Great Italian Food Trade). 31.3.21, https://www.greatitalianfoodtrade.it/mercati/sistema-allevamento-e-biodiversità-sbando-pubblico-vanghepulite
(17) Dario Dongo. AGEA – Coldiretti, la Commissione europea boccia il conflitto d’interessi. GIFT (Great Italian Food Trade). 24.3.21, https://www.greatitalianfoodtrade.it/progresso/agea-coldiretti-la-commissione-europea-boccia-il-conflitto-d-interessi
(18) Dario Dongo, Giulia Orsi. Relazione della Corte dei conti sull’AGEA diretta da Gabriele Papa Pagliardini. #VanghePulite. GIFT (Great Italian Food Trade). 12.3.21. https://www.greatitalianfoodtrade.it/mercati/relazione-della-corte-dei-conti-sull-agea-diretta-da-gabriele-papa-pagliardini-vanghepulite
(19) Dario Dongo. TAR Lazio annulla la convenzione AGEA-CAA. #VanghePulite. GIFT (Great Italian Food Trade). 12.5.21, https://www.greatitalianfoodtrade.it/mercati/tar-lazio-annulla-la-convenzione-agea-caa-vanghepulite

Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.