Abbiamo già denunciato la frode diffusa sulla vendita di formaggio fuso a fette, Cheese-scam. Ed ecco due nuovi casi di frode in commercio – sulle etichette di formaggi fusi ‘con Cheddar’ – ad opera di due dei tre ‘soliti noti’, Mondeleze Inalpi. (1)
Il formaggio fuso
Il formaggio fuso può venire considerato uno degli emblemi dell’economia circolare. In una logica di ZeroWaste – contrapposta allo spreco alimentare – gli sfridi e i residui di lavorazione dei formaggi vengono riutilizzati su scala industriale, per produrre nuovi cibi.
Dal punto di vista del consumatore, i formaggi fusi costituiscono fonti di proteine del latte e di calcio a costi inferiori rispetto ad altri latticini. Non figurano nelle ricette degli chef pentastellati, e pur vantano un apprezzamento diffuso, grazie anche alla versatilità d’impiego.
Il pur relativo successo commerciale, negli ultimi anni, ha consentito di migliorare la qualità delle produzioni sotto entrambi i profili di:
– eliminazione degli additivi polifosfati, sospettati di influire negativamente sulla salute dei consumatori, (2)
– utilizzo di residui di latticini ben identificati, in quota ‘formaggi’. Per caratterizzare il sapore (es. Parmigiano Reggiano, Emmental, Cheddar, Leerdammer) o attribuire proprietà peculiari (es. ‘effetto filante’, con l’ausilio di formaggi a pasta filata come la mozzarella).
La frode in commercio
Le direzioni marketing di alcuni colossi industriali si sono lasciate prendere la mano. Al punto di evidenziare la presenza degli ingredienti caratterizzanti – come Emmental, Cheddar e mozzarella – esponendone la quantità rispetto a un singolo ingrediente (‘formaggi’). Anziché, come doveroso, rispetto alla quantità complessiva degli ingredienti del prodotto. (3)
La quantità dell’ingrediente viene così falsata. In modo tanto palese agli esperti di settore, quanto ingannevole per il consumatore medio. Il quale ultimo viene fraudolentemente indotto a credere, ad esempio, che la qualità delle ‘Fettine di Latte – Emmental’ di Inalpi sia superiore alle fettine Tigre.
Nell’esempio citato, il 20% di Emmentaler autentico sul 51% di formaggi svizzeri dichiarati sulle fettine Tigre rappresenta il 10% del prodotto finito. Mentre il 75% di ‘Emmental’ riferito su un’indefinita quantità dell’ingrediente ‘formaggi’, nelle rispettive ‘Fettine di Latte’ Inalpi, potrebbe esprimere il 20-30% del prodotto finito. (4) Vale a dire un terzo, o comunque meno della metà del proclamato 75%.

I casi ‘Cheddar’, a marchi Mondelez e Inalpi
I ‘nuovi arrivi’ nella saga delle frodi sui formaggi fusi hanno in comune un American Sounding con richiamo alle stelle e strisce yankee, e al più noto formaggio d’Oltremanica:
– Sottilette ‘Burger con Cheddar’, Mondelez. Laddove il Cheddar rappresenta l’82% dei formaggi. La cui quantità viene deliberatamente occultata, all’interno di una copiosa lista ingredienti tra cui figura anche un aroma (neppure naturale) di formaggi (!),
– ‘Slurpy Burger’ Inalpi. Anche in questo caso viene esposta la quantità di Cheddar (75%) rispetto all’ingrediente ‘formaggio’, del quale artatamente si omette la quantità sul prodotto.
‘And the fraud must go on’. Fino a quando almeno una, tra le tante autorità chiamate a vigilare sulla tutela dei consumatori rispetto alle frodi alimentari, deciderà di attivarsi.
Dario Dongo
Note
(1) Il terzo reo di frode in commercio sui formaggi fusi, Galbani (Lactalis), limita il proprio operato ai formaggi fusi con mozzarella, ndr
(2) V. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3278747/
(3) Cfr. reg. UE 1169/11, articolo 22.1.a e Allegato VIII, punto 3
(4) Considerato che, secondo gli addetti, la quota di formaggi in un formaggio fuso varia in media tra il 25 e il 40% del prodotto finito

Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.