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Allergie alimentari e PAL, Codex Alimentarius

Allergie alimentari e PAL, ‘Protect A Life from food allergies’. Ma anche ‘Precautionary Allergen Labelling’. Le 22 associazioni che rappresentano i pazienti allergici in diverse aree del globo chiedono al Codex Alimentarius l’adozione di linee guida uniformi a livello planetario.

Allergie alimentari, una minaccia globale

La ‘World Allergy Organization’ stima in 240-550 milioni gli individui affetti da allergie alimentari. La cui prevalenza è in aumento a livello globale e ha impatto significativo sulla qualità della vita. Laddove, a tutt’oggi, non esiste una cura.

È una questione di vita o di morte, poiché nei casi più gravi basta l’apporto di una quantità minima della sostanza a cui l’individuo è allergico per scatenare una reazione immune con esito anche letale. E viene ancora sottovalutata addirittura da Big Food. (1)

PAL, Precautionary Allergen Labelling, le criticità 

L’informazione precauzionale circa la possibile presenza di allergeni nei prodotti alimentari preconfezionati, preincartati e sfusi rappresenta oggi una grave criticità per la sicurezza alimentare.

The Journal of allergy and clinical immunology’ ha infatti pubblicato un recente studio (2) ove si individuano quali prime cause di reazioni allergiche accidentali entrambi i fattori di:

– etichette prive di indicazioni appropriate circa la possibile presenza di ingredienti allergenici,

– difetto di considerazione, da parte dei pazienti allergici, di indicazioni precauzionali. (3)

La confusione delle notizie in etichetta è la prima causa di criticità. L’incertezza regna sovrana:

– nei concetti, ogni qualvolta si faccia riferimento a indefinite ‘tracce o a condizioni produttive inevitabilmente ignote al consumatore (es. ‘prodotto in uno stabilimento dove si lavorano anche / sono presenti…).

– nei contenuti. Laddove si maschera l’identità dei singoli ingredienti allergenici dietro affermazioni generiche e vietate, come ‘cereali contenenti glutine’ e ‘frutta secca con guscio’.

Una seconda criticità è dovuta all’inadeguatezza dell’autocontrollo da parte degli operatori che partecipano alla filiera alimentare. I quali, si ricorda, hanno precise responsabilità in termini di applicazione delle buone prassi igieniche e HACCP.

L’operatore responsabile dell’informazione al consumatore, a sua volta, deve decidere se inserire un’informazione precauzionale corretta soltanto a esito di una scrupolosa analisi del rischio di contaminazione del prodotto alimentare con una o più delle singole proteine oggetto di indicazione obbligatoria. (4)

L’informazione precauzionale corretta – ‘Contiene’ o ‘Può contenere…’, seguita dal nome specifico dei singoli allergeni che potrebbero residuare nell’alimento, a causa di contaminazione crociata – deve quindi venire esposta, a margine della lista ingredienti, con caratteri altrettanto visibili (per altezza e grafica).

PALle richieste delle associazioni al Codex Alimentarius

Food Allergy Italia e altre 18 organizzazioni che rappresentano i consumatori allergici in varie parti del mondo – UE, USA, Brasile, Hong Kong, Giappone – hanno affidato al Codex Alimentarius, con lettera 7.11.18, le loro istanze condivise e indifferibili.

IFAAA (International Food Allergy & Anaphylaxis Alliance’) ha scritto al Gruppo di Lavoro impegnato a redigere il Codice di buone prassi per gli operatori alimentari (‘Draft Code of Practice for Food Business Operators’). Per esporre i problemi e chiedere l’adozione di apposite Linee guida.

La gestione degli allergeni alimentari e della loro etichettatura, con particolare riguardo al PAL (‘Precautionary Allergen Labelling’), deve venire basata sull’analisi del rischio. Per consentire ai consumatori allergici di compiere scelte alimentari sicure e informate. È quindi necessario:

• rivedere i criteri di valutazione del rischio, i quali devono includere un approccio quantitativo (con il potenziale sviluppo di dosi di riferimento),

• applicare tali criteri nelle linee guida rivolte agli operatori di settore. Per un’appropriata comunicazione del rischio, nel corso della filiera alimentare (B2B) e ai consumatori,

• definire una linea d’indirizzo rivolta ai legislatori degli Stati membri FAO/OMS, per armonizzare le regole di etichettatura degli allergeni, comprese le dichiarazioni PAL (tuttora volontarie nella gran parte dei Paesi).

Dario Dongo

Note

(1) Si vedano le precedenti inchieste su Nestlé, Barilla, Lindt

(2) Blom, Wendy A M, Anouska D Michelsen-Huisman, Harmieke van Os-Medendorp, Gert J van Duijn, Mary-Lène de Zeeuw- Brouwer, Astrid Versluis, Jacqueline J. M. Castenmiller, Hubert P J M Noteborn, Astrid G. Kruizinga, André Knulst and Geert Houben. ‘Accidental food allergy reactions: Products and undeclared ingredients.’ The Journal of allergy and clinical immunology 142 3 (2018): 865-875

(3) Un precedente studio, pubblicato su Allergy nel 2016, aiuta a comprendere l’interconnessione tra i due fenomeni. Nel senso che, in assenza di criteri uniformi sulla dichiarazione precauzionale, i consumatori allergici tendono a sottoconsiderare alcune sue espressioni,

(4) Cfr. reg. UE 1169/11, Allegato II. Si noti bene che l’elenco degli allergeni soggetti a indicazione obbligatoria varia nei diversi ordinamenti. La lista stabilita in Giappone, ad esempio, è completamente diversa da quella UE. Si veda l’articolo https://www.foodagriculturerequirements.com/archivio-notizie/export-in-giappone-la-questione-allergeni-sulle-etichette-alimentari

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