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Cesti natalizi, invasione di lenticchie canadesi

cesti natalizi 2018 sono ricchi di lenticchie di ignota provenienza, di buon auspicio per gli agricoltori di Canada, Kazakistan e Cina – che essiccano i legumi con glifosate e altri agrotossici – ma non anche per l’economia italiana. Indagine di mercato.

Cesti natalizi 2018, lenticchie di origine ignota

Great Italian Food Trade ha condotto un’indagine di mercato sui cesti natalizi offerti dai leader di questo specifico settore. I quali hanno già predisposto oltre 3 milioni di pacchi, senza però ombra di lenticchie italiane, per quanto ci consti.

A) Regalidea, 2 milioni di confezioni regalo. In tutti i cesti osservati sono inserite le ‘Lenticchie di Montagna’ a marchio Schioppi, in sacchetto da 150 gr. Ma da quale montagna proverrebbero, i legumi Schioppi, non è dato sapere.

Legumi Schioppi conferma l’enigma, affermando sul proprio sito che ‘l‘approvvigionamento delle materie prime non avviene più solo sul territorio nazionale ma sono state individuate le zone di produzione a livello mondiale (…).

La citazione di Henry Ford, industriale automobilistico – sempre sul sito di Legumi Schioppi – appare in tal senso quasi beffarda. ‘Qualità significa fare le cose bene quando nessuno ti sta guardando’. Nessuno sta guardando da quale comune montano provengano i piccoli legumi, in effetti. 

L’indicazione ‘prodotto di montagna, oltretutto, è soggetta a un apposito regime di qualità e a precise regole di etichettatura, di cui è lecito dubitare il rispetto nel caso di specie. 

L’ICQRF dovrebbe quindi verificare al più presto i registri di rintracciabilità e le relative etichette, tenuto conto:

– dell’enorme numero di confezioni così contrassegnate,

– dell’assenza di montagne nella grande piana del Saskatchewan, ove sono coltivate le lenticchie del primo esportatore in Italia (il Canada).

B) Il Rovere, 300 mila pacchi. Sacchetto lenticchie ‘Tenuta del Cervo’, 175 g. La ‘tenuta’ del grosso cornuto a ben vedere ha sede in Romagna, a Bagnacavallo, presso la sede di Melandri Gaudenzio. L’origine dei legumi è ancora una volta ignota. 

La tenuta del ‘grande cornuto’ la combina ancor più grossa nell’indicare che il prodotto ‘può contenere tracce di cereali contenenti glutine (…)’. Un vero insulto ai consumatori allergici, oltreché una palese violazione delle regole vigenti.

C) Villa Guelfa, 300 mila pacchi.

Anche in questo caso non è dato intendere la provenienza delle ‘Lenticchie Portafortuna’, a marchio Molino di Borgo San Dalmazzo, in confezioni da 150 g. 

Molino di Borgo San Dalmazzo reca nel marchio una suggestione geografica che non è sufficiente a innescare l’obbligo di citare la provenienza dell’ingrediente primario. È tuttavia obbligatorio citare il Paese d’origine del prodotto, se la sua omissione può indurre in errore il consumatore al riguardo.

Il logo ‘Prodotto Natura’ apposto sulle etichette delle lenticchie vendute da Villa Guelfa è altrettanto enigmatico, più probabilmente illecito. Si vuole così rafforzare nel consumatore il convincimento sulla (peraltro dubbia) italianità dei legumi? È dunque un caso di Italian Sounding? E in ogni caso, in che modo i legumi designati come ‘prodotto natura’ si distinguerebbero, rispetto agli altri della stessa categoria? 

D) Casella SpA, 600 mila cesti circa.

Le lenticchie inserite nelle confezioni regalo, in sacchetti da 250 g a marchio Melandri Gaudenzio, sono semplicemente prive di indicazioni relative all’origine. Tutto in regola, si esprime solo l’aspettativa di trovare legumi Made in Italy per le festività successive.

Lenticchie di montagna? Le regole da applicare

Il decreto MiPAAFT 2.8.18 disciplina la ‘Istituzione del logo identificativo per l’indicazione facoltativa di qualità ‘prodotto di montagna’ in attuazione del decreto ministeriale n. 57167 del 26 luglio 2017’.

Il logo ‘prodotto di montagna’ può venire utilizzato esclusivamente in etichetta dei prodotti che rispondano ai requisiti previsti dai Regolamento (UE) n. 1151/2012, dal Regolamento delegato (UE) n. 665/2014 e dal decreto in esame. 

Tale logo deve venire utilizzato, a titolo gratuito, da tutti gli operatori che intendano utilizzare l’indicazione facoltativa di qualità ‘prodotto di montagna’, secondo quanto stabilito in decreto (art. 4.2).

Altri marchi, simboli e loghi atti a qualificare il prodotto sulla base di standard diversi possono venire utilizzati in abbinamento al logo ‘prodotto di montagna’, purché non si ingeneri confusione nel consumatore.

Cesti natalizi, aspettative e conclusioni

Si aspetta dall’ICQRF una tempestiva verifica, in merito alla legittimità dei legumi Schioppi presentati come ‘lenticchie di montagna’. Ricordando, a tal uopo, la responsabilità concorrente degli operatori della distribuzione. (1) Niente frodi sotto l’albero, di grazia!

L’ICQRF dovrebbe altresì verificare la corretta indicazione del Paese d’origine dei prodotti a marchio Borgo di San Dalmazzo, laddove essa risulti diversa da quella associata al suo marchio e tale omissione possa indurre in errore il consumatore. E accertare la compatibilità del logo ‘Prodotto Natura’ con il criterio di lealtà dell’informazione prescritto dal ‘Food Information Regulation’. (2)

Dalle industrie dei cesti natalizi si attende invece una seria rivalutazione delle proprie scelte di approvvigionamento. Un sacchetto di legumi italiani può costare al massimo 3-4 centesimi di euro in più rispetto a quelli stranieri, ma può ben venire apprezzato dai destinatari dei doni. E soprattutto, contribuisce alla crescita di filiere utili al territorio (ancor meglio se bio), all’economia e all’occupazione. A Natale almeno, si regali un po’ di PIL!

Per concludere, il regolamento ‘Origine Pianeta Terra’ (OPT) inizia a mostrare gli effetti temuti. (3) Non ne dimentichiamo i responsabili politici (governo Gentiloni ed eurodeputati affini). Né i corresponsabili, vale a dire le confederazioni agricole, associazioni dei consumatori e cooperative che hanno respinto l’invito di chi scrive – nonostante i ripetuti solleciti – a impugnare il regolamento OPT in quanto palesemente illegittimo. (4)

Dario Dongo

Note

(1) In tema di responsabilità della distribuzione, si richiamano i precedenti articoli https://www.greatitalianfoodtrade.it/etichette/le-responsabilità-della-gdohttps://www.greatitalianfoodtrade.it/etichette/responsabilità-del-distributore-approfondimentihttps://www.greatitalianfoodtrade.it/idee/responsabilità-amministrativa-d-impresa-nella-filiera-alimentare

(2) V. reg. UE 1169/11, articoli 7.1.c e 36

(3) Cfr. reg. UE 2018/775

(4) Con altrettanta amarezza si constata come tutte le rappresentanze di filiera abbiano invece contribuito a gonfiare la fake news dell’estate 2018, celebrando il decreto fuorilegge sull’origine del pomodoro in etichetta. Facendo seguito ad altre bufale. Quelle sì, di origine certa

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