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Strage di api in USA, fake news su mandorle e neonicotinoidi

La stampa internazionale – così in Italia il Corriere della Sera, il giornale dei poteri forti – associa la strage di api in California (USA) alla coltivazione intensiva di mandorle. (1) Una fake newsViral Deception per distrarre il pubblico dalle vere cause del disastro, glifosato e pesticidi neonicotinoidi. Iniziativa dei cittadini europei e petizione.

USA, 50 miliardi di api uccise nei mandorleti

50 miliardi di api, vale a dire un terzo di quelle complessivamente allevate in USA a fini commerciali, sono state uccise in California durante l’inverno 2018–2019. Epicentro della tragedia è la Central Valley, un’area fertile ove si concentra l’80% della produzione globale di mandorle.

La superficie coltivata a mandorli in California è più che raddoppiata negli ultimi 20 anni, fino a raggiungere i 400mila ettari (il 10% in più dell’intera provincia di Bologna). La domanda di mandorle è infatti aumentata vertiginosamente, +250% in cinque anni (con un giro d’affari di US$ 1,2 miliardi/anno). Grazie al successo delle bevande vegetali a base di mandorla che si apprezza – come si è visto – per l’elevato tenore di acidi grassi polinsaturi (MUFA) e di fibre, oltre a sali minerali e vitamina E.

Miliardi di api sono necessari per impollinare questi alberi e garantirne i raccolti. Gli apicoltori hanno così concentrato le proprie attività su queste monoculture, installando gli alveari sui mandorleti. Un’attività in apparenza più remunerativa di altre, a fronte dei compensi elevati offerti loro dagli agricoltori (fino a 200 US$ per alveare, per installazioni che raggiungono i 1500 alveari nei più grandi frutteti).

Piccolo dettaglio, l’agricoltura in USA si basa tuttora sul massiccio impiego di agrotossici. Una pratica che – come documentato in un recente studio scientifico – ha già messo in crisi l’intero sistema agricolo d’Oltreoceano. Provocando una tossicità acuta degli ecosistemi che, oltre a impoverire i suoli, stermina gli impollinatori.

Api, agrotossici e Colony Collapse Disorder

Il Colony Collapse Disorder (CCD) – di cui abbiamo già scritto – è un fenomeno che comporta il disorientamento delle colonie di insetti. I quali, gravemente indeboliti, perdono la capacità di trovare cibo e riprodursi. Gli impollinatori, prime vittime di CDD, divengono così vulnerabili a malattie e aggressioni esterne (come quella dell’acaro Varroa Destructor), che contribuiscono alla loro estinzione.

L’esposizione delle api agli agrotossici – e in particolare ai neonicotinoidi (neonics), una classe di pesticidi che aggredisce il loro sistema nervoso centrale – è causalmente associata al Colony Collapse Disorder. E rappresenta una condanna inesorabile per gli impollinatori che si trovino in prossimità delle aree agricole ove ne venga fatto uso, con perdite tra il 50 e il 90% delle api, poiché si tratta di pesticidi idrosolubili. Vale a dire che i loro residui sono ubiquitari, dall’atmosfera ai suoli, i semi e i pollini, i suoli e le acque.

Api e pratiche agricole irresponsabili

La biodiversità è un altro fattore cruciale per ogni forma di vita, anche quella delle api. La gestione irresponsabile degli ecosistemi, caratteristica delle monocolture intensive, impedisce alle api di integrare il nutrimento e mantenere la salute. Il loro ciclo biologico nei mandorleti USA viene poi alterato (con la forzata riduzione, di un paio di mesi, del ciclo di riposo). E l’eccessiva concentrazione di una sola specie di api per impollinare una sola specie di piante favorisce la diffusione di epidemie, oltre a minacciare l’esistenza degli insetti autoctoni.

Lo sfruttamento delle api nei mandorleti intensivi si connota altresì per l’impiego di impollinatori in quantità 10 volte superiore rispetto a quella utilizzata in altre colture frutticole statunitensi (es. mele). Non v’è dunque da stupirsi se gli alveari perdano ogni anno il 30% delle proprie colonie.

Alcune iniziative per arginare il disastro

Lo Almond Board of California, associazione locale dei coltivatori di mandorle californiane nata nel 1950, suggerisce agli apicoltori di trattenere le colonie nelle piantagioni lo stretto tempo necessario per l’impollinazione.

Lo Stato della California ha avviato il programma Bee Where, per facilitare la comunicazione tra gli apicoltori (obbligati a registrare la posizione dei propri alveari) e gli agricoltori, che dovrebbero così ‘gestire’ le irrorazioni di agrotossici. Un’attenzione che andrebbe estesa anche agli esseri umani, tuttora privi di difese anche in Italia.

Xerces Society – un’organizzazione internazionale a tutela degli invertebrati – ha lanciato un programma a livello federale che mira a costruire un network di agricoltori rispettosi del benessere degli insetti impollinatori. Offrendo la possibilità di applicare sui prodotti un sigillo di qualità ‘Bee Better Certified’, dopo l’approvazione di un ente certificatore terzo.

USA, la legislazione che manca

Nel 2009 USDA (United States Department of Agriculture) aveva commissionato una ricerca sulla scomparsa delle api a due noti entomologi, Dennis VanEngelsdrop (ricercatore presso la Penn State University) e Jeffery Stuart Pettis (ricercatore capo al Beltsville Bee Laboratory di USDA). I quali dimostrarono la connessione tra esposizione a neonicotinoidi e sterminio delle api, poi confermata in successivi studi anche in Francia.

La legislazione federale USA tuttavia non limita l’utilizzo dei neonicotinoidi. Le iniziative in tal senso dell’amministrazione Obama sono state cancellate sotto la presidenza di Donald Trump e solo 4 dei 50 Stati oggi limitano i trattamenti con neonicotinoidi. Maryland, Connecticut, Vermont e Oregon (limitatamente ai tigli). Sebbene la California abbia annunciato di volere restringere l’utilizzo dei pesticidi pericolosi per l’uomo o l’ambiente (per i nuovi prodotti da autorizzare o in caso di rinnovo dell’autorizzazione).

Il sistema delle regole negli Stati Uniti – a differenza di quello europeo, che si basa sul principio di precauzione – permette infatti l’utilizzo degli agrotossici (come degli OGM, vecchi e nuovi, dei farmaci veterinari, degli ingredienti e additivi alimentari) fino a quando non ne venga dimostrata la pericolosità. In genere troppo tardi, come è accaduto con il glifosate.

UE, pericoli in corso

Il principio di precauzione non è neppure richiamato nei vari trattati tossici di recente conclusi dall’UE con Canada, Giappone, Mercosur e Singapore. Né tantomeno nei negoziati in corso con gli stessi USA, per il TTIP.

neonics sono stati peraltro assoggettati ad alcune limitazioni, sui campi agricoli dell’Unione europea. A seguito della valutazione EFSA 28.2.18, la Commissione Europea ha limitato l’impiego di insetticidi con le sostanze attive imidacloprid, clothianidin e thiamethoxam alle serre permanenti e alla concia di sementi a esse esclusivamente destinate.

L’acetamiprid, altro neonicotinoide, ha invece ricevuto il rinnovo di autorizzazione fino al 28.2.33, poiché i rischi per gli insetti impollinatori non sarebbero ‘sufficienti’ a motivare restrizioni d’impiego. Con buona pace del principio di precauzione, atteso che EFSA ha sottolineato la carenza di dati per accertare la pericolosità per le api (e dunque, la premessa per applicare misure restrittive).

Il thiacloprid – altro neonicotinoide prodotto da Bayer – è invece stato bandito da Bruxelles, con decisione annunciata il 13.1.20. Dopo che l’Autorità europea per la sicurezza alimentare ne ha evidenziato la pericolosità per la salute umana, oltreché animale. Poiché i suoi metaboliti, cancerogeni, possono contaminare anche le acque sotterranee.

#SavetheBees!

1900 specie di api – il 10% delle circa 20.000 che esistono al mondo – sono state catalogate in Unione Europea. Di queste, almeno il 9,2% risulta essere in pericolo. Sebbene la carenza di dati (che interessa il 55,6% delle specie) costringa a considerare il dato provvisorio. Secondo le stime della European Red List (che corrisponde alla IUCN Red List), lo 0,3% delle specie è definito ‘Critically Endangered’, il 2,4% ‘Endangered’, l’1,3 % ‘Vulnerable’ e il 5,4% ‘Near Threatened’. (2)

Il pericolo a cui sono esposti gli insetti impollinatori – in USA come in UE e in altre aree del pianeta – non può venire trascurato ulteriormente. A maggior ragione ove si consideri che a essi si deve la sopravvivenza di 71 colture tra le 100 che forniscono il 90% di prodotti alimentari in tutto il mondo. Invitiamo perciò ciascuno dei lettori ad aderire alle iniziative che seguono:

– #SavetheBees, iniziativa dei cittadini europei per limitare drasticamente l’impiego di pesticidi in UE e salvaguardare gli habitat delle api. Si può aggiungere la propria firma seguendo il link https://europa.eu/citizens-initiative/initiatives/details/2019/000010_it. 

– petizione per chiedere il divieto d’impiego del sulfoxaflor, succedaneo dei neonicotinoidi altrettanto pericoloso per le api e le altre creature viventi. (3) La petizione di PAN (Pesticides Action Network) su SumofUs

#Égalité!

Dario Dongo e Marina De Nobili

Note

(1) V. articolo Latte di mandorla: un affare che sta uccidendo miliardi di api. Corriere della Sera, 9.1.20, https://cucina.corriere.it/notizie/cards/latte-mandorla-affare-che-sta-uccidendo-miliardi-api/caso-california.shtml

(2) V. IUCN (International Union for Conservation of Nature), https://www.iucn.org/content/european-red-list

(3) Siviter, H., Brown, M.J.F. & Leadbeater, E. Sulfoxaflor exposure reduces bumblebee reproductive success. Nature 561, 109–112 (2018). https://doi.org/10.1038/s41586-018-0430-6

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