Le bottiglie di plastica inquinano dalla produzione all’incenerimento, invadono mari e monti, contaminano suoli, aria, alimenti. Da qui al 2050 la produzione potrebbe triplicare, esasperando ulteriormente gli effetti nocivi su ambiente e salute. Per impedire il disastro, Greenpeace invita a firmare una petizione volta a chiedere misure simili a quelle ottenute con lo stop alle stoviglie monouso in plastica.
Bottiglie di plastica, l’invasione globale
I responsabili della inarrestabile diffusione delle bottiglie in plastica sono le multinazionali che producono alimenti e bevande, oltre che detersivi e cosmetici: Coca-Cola, PepsiCo, Nestlé, Mondelēz, Danone, Unilever, Colgate Palmolive, Procter & Gamble e Mars.
Secondo il recente rapporto di Greenpeace USA, queste organizzazioni pubblicamente dichiarano di voler ridurre i danni, con il riciclo e l’alleggerimento dei materiali plastici, ma dietro le quinte brigano con l’industria petrolifera (fornitrice della materia prima) affinché nulla cambi. (1)
Gli accordi sottobanco
L’associazione ambientalista ha ricostruito i legami tra le citate multinazionali e i colossi dell’industria petrolifera: ExxonMobil, Shell, Chevron Phillips, Ineos e Dow, per esempio.
‘Abbiamo le prove del loro modo di operare: mentre si accordano per mantenere in vita la loro catena produttiva, fingono di avere a cuore l’ambiente e agiscono per ostacolare l’approvazione di nuove leggi per limitare l’uso degli imballaggi’.
Armi di distrazione di massa
Per proteggere il business e continuare a produrre milioni di bottiglie ogni giorno da petrolio e gas fossile, i due grandi attori di questo mercato portano avanti interessi commerciali comuni e agiscono per condizionare la politica.
L’indagine di Greenpeace USA riferisce di attività volte a ostacolare l’introduzione di nuove leggi in grado di limitare l’uso di imballaggi. E di una promozione di progetti di ‘riciclo chimico o avanzato’ proposti come risolutivi ma ancora sulla carta. Operazioni sostenute da attività di lobby condotte da gruppi di influencer, come l’Alliance to End Plastic Waste, la Recycling Partnership e l’American Chemistry Council.
Una firma per cambiare rotta
In mancanza di correttivi, la produzione di plastica potrebbe triplicare entro il 2050, con un impatto ambientale letale per gli obiettivi di dimezzare le emissioni e contenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi entro il 2030.
Oltre a migliorare le proprie abitudini di consumo, è importante affidare a Greenpeace il mandato di premere sulle istituzioni affinché riducano i consumi di plastica, favorendo il riuso dei contenitori.
La petizione si può firmare a questo link.
Note
(1) Greenpeace USA. The Climate Emergency Unpacked. 14.9.21
V. anche i precedenti articoli:
https://www.greatitalianfoodtrade.it/imballaggi/alternative-alla-plastica-la-denuncia-di-greenpeace
Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".