La sostenibilità – o meglio, l’integrità della filiera – è indispensabile alla società civile. Lo riafferma, con risultati purtroppo scarsi, l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU). E i Millennials, più dei loro predecessori, paiono votati a imporre il cambiamento.
Globalizzazione degli abusi e greenwashing
Schiavitù e sfruttamento minorile, deforestazioni ed ecocidi sono ancora spesso l’ingrediente nascosto degli alimenti a scaffale.
La globalizzazione degli abusi tuttora caratterizza la supply-chain di Big Food, poiché animata da logiche finanziarie ove i cibi sono solo numeri e l’unico obiettivo è la massimizzazione dei profitti. (1)
Il greenwashing – vale a dire, la ‘tinteggiata di verde’ dell’immagine aziendale con dichiarazioni di facciata, prive di sostanza e in ogni caso inidonee a compensare altri orrori – è la regola. Ma le bugie vengono a galla facilmente e le notizie circolano, nell’era del web. (2) E così, la credibilità dei maestri del greenwashing si sgretola.
Sustainable Development Goals (SDGs), gli obiettivi ONU
L’ONU ha stilato un’agenda 2030, in vista del raggiungimento dei 17 SDGs (Sustainable Developement Goals). Dopo il misero fallimento dei Millennium Development Goals, raggiunti forse soltanto dalla Repubblica Popolare Cinese per quanto attiene all’eradicazione della povertà estrema.
I termini per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile concordati presso le Nazioni Unite si avvicinano, inesorabilmente. E la produzione alimentare globale è già prossima a quanto richiesto per nutrire le popolazioni del mondo, ma la sua distribuzione rimane gravemente iniqua.
Il solo spreco alimentare – se e quando mai potrà venire risolto – aiuterebbe a sfamare quei 2 miliardi di individui che ogni giorno stentano a sopravvivere con meno di 2 US$ pro-capite. Ma il problema della diseguaglianza, è chiaro, deve venire affrontato in modo strutturale, con decisioni politiche di ben altra portata. Secondo le linee non a caso proposte dall’ONU e finora disattese da quasi tutti i suoi Paesi aderenti.
I colossi delle filiere produttiva e distributiva potrebbero fare la loro parte, ma sono ancora molto indietro. Il sistema, ancorato a paradigmi di economia non affatto partecipativa, rimane piuttosto legato a logiche di approvvigionamento basate sul risparmio a ogni costo. Fatte salve rare eccezioni virtuose, (3)
Le condizioni di vita e di lavoro delle comunità locali vengono trascurate in via sistematica, nei PVS (Paesi in Via di Sviluppo) come in quelli che si credono avanzati. (4) L’orda neoliberista sta smantellando welfare e diritti, con l’aiuto degli accordi di partenariato (es. CETA, JEFTA, TTIP) che eroderanno quanto residua degli statuti dei lavoratori. In nome di un mercato che continua ad arricchire i soli shareholders – cioè gli azionisti – a discapito del resto del mondo (i c.d. stakeholders). E la forbice della diseguaglianza si allarga, giorno dopo giorno.
SDGs, consumAttori e Millennials
I consumAttori si confermano essere la vera leva del cambiamento, in attesa che la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo inizi a pronunciarsi sulla rapina delle terre e altri crimini internazionali alle origini di alcune filiere alimentari.
Il Food Ethics Council ha di recente pubblicato una ricerca sulle scelte etiche di consumo che offre nuovi segnali di speranza, con particolare riferimento ai c.d. Millennials. I consumatori del presente, e del futuro prossimo.
Un campione rappresentativo della popolazione inglese è stato intervistato sulla ‘correttezza’ della filiera alimentare nei confronti dei lavoratori ovunque basati, l’ambiente e gli animali. E i risultati hanno evidenziato un gap generazionale degno di nota. Il 55% degli intervistati in età 16-24 ha giudicato il sistema iniquo verso gli animali (contro il 32% degli over-65), il 46% verso l’ambiente (a fronte del 28% degli ultra-65enni).
Altri studi, citati in bibliografia, offrono sostegno all’idea di una domanda generazionale di speranza. L’assenza di fair trade – e più in generale, la sostenibilità delle filiere a monte delle merci offerte anche tramite ecommerce – è una preoccupazione concreta dei giovani consumAttori europei.
Curioso ma vero, i Millennials si dichiarano disposti a pagare un sovraprezzo pur di premiare imprese dotate di credibili strategie reali di CSR (Corporate Social Responsability). Anzi, di CSV (Contributing to Social Values, nell’accezione proposta dallo scrivente).
I consumAttori più giovani, in buona sostanza, tendono alla fidelizzazione verso i brand che esprimono valore a 360’, anche in termini di equità sociale e ambientale. Oltreché di rispetto verso i consumatori stessi, la loro intelligenza e la loro salute. (5) In una parola, Égalité!
A buoni intenditori, poche parole.
Dario Dongo
Note
(1) Esemplare in questo senso è la pervicacia di gruppo Ferrero nell’impiegare olio di palma che è sicura causa di rapina delle terre, abusi sui lavoratori anche minori, deforestazioni e altri crimini. Per il solo scopo di risparmiare sui costi di produzione. Si vedano gli articoli https://www.greatitalianfoodtrade.it/consum-attori/olio-di-palma-ferrero-sostenibilità e https://www.greatitalianfoodtrade.it/idee/il-palma-spremuto-a-freddo-è-una-leggenda-ferrero-è-ora-di-voltare-pagina
(2) Si cita a esempio quel milione di ettari di foreste eradicate per lasciare spazio alla monocoltura di palma da olio, ‘sfuggito’ alle dichiarazioni dei palmocrati di RSPO. Si veda https://www.greatitalianfoodtrade.it/idee/olio-di-palma-rapina-delle-terre-e-deforestazioni-un-milione-di-ettari-sfugge-ai-registri-di-rspo-denuncia-la-zoological-society-of-london
(3) Un esempio brillante è quello di Coop Italia, primo retailer al mondo ad avere introdotto la certificazione etica di filiera SA8000 . Oltre alla lotta di sempre contro il caporalato https://www.greatitalianfoodtrade.it/idee/coop-presenta-buoni-giusti-l-ortofrutta-non-è-mai-stata-così-pulita
(4) Le condizioni di lavoro imposte da Amazon parlano da sé. Cfr. https://www.greatitalianfoodtrade.it/consum-attori/amazon-cyber-schiavitù
(5) È dunque l’ora di mettere un freno anche alle più barbare pratiche di promozione del cibo-spazzatura. Alcuni spunti su https://www.greatitalianfoodtrade.it/idee/youtube-e-junk-food-la-connessione-virale-per-adescare-i-millennials
Bibliografia
http://l.yimg.com/dh/ap/default/150528/Yahoo_Discovering_Millennials.pdf
https://www.pwc.com/it/it/industries/retail-consumer/assets/docs/think-sustainability.pdf
http://www.oneplanetfood.info/sprechi-alimentari
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.