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Sfruttamento dei migranti in agricoltura, origine Italia e origine Spagna. Come fare gli acquisti?

Lo sfruttamento dei migranti in agricoltura è una delle forme di schiavitù più vicine a noi, poiché legata a ‘origine Italia’ e ‘origine Spagna’. Come votare No a questo sistema?

Il caporalato in Italia è un fenomeno storico e al contempo attuale. Il codice penale Rocco già dal 1930 ne ha previsto la pena, che è stata aggiornata a fine 2016. Con adozione di misure cautelari sulle aziende agricole ove i reati sono commessi. Ed estensione delle responsabilità sia ai datori di lavoro, sia alle persone giuridiche coinvolte. (1)

L’impunità delle imprese agricole che traggono beneficio dallo sfruttamento criminale dei lavoratori, ricorda Agrinsieme, (2) è tra l’altro causa di concorrenza sleale a danno di quelle che invece rispettino le regole per la loro tutela. La Commissione europea ha indicato ‘una strategia politica equilibrata’. (3) Da adottarsi, in linea teorica, attraverso misure atte a mitigare il fenomeno. E interventi che – grazie al coinvolgimento delle parti sociali – ne garantiscano l’applicazione.

Dalle parole ai fatti, Fortress Europe rimane incapace di garantire la dignità umana di coloro che hanno raggiunto le nostre coste e sono tuttavia vittime di ulteriori sfruttamenti nelle filiere agricole dell’Unione Europea. I quali a tutt’oggi devono il soccorso e l’assistenza nelle bidonville dell’Europa mediterranea alle tanto vituperate Ong. Trovandosi spesso in carenza non solo di alloggi dignitosi, acqua potabile ed elettricità, ma anche di assistenza sanitaria. Oltreché sindacale, ça va sans dir.

La situazione in Spagna non sembra essere migliore. Le serre d’Europa ad Almeria – un mare di plastica, a copertura di 35 mila ettari di terreni – a loro volta occupano circa 40.000 immigrati clandestini, sans papier. I quali vivono in condizioni altrettanto prive di dignità, come mostra il recente documentario francese di Arte.tv. Con l’aggravante – in Spagna, come in Italia – dell’esposizione dei lavoratori illegali ai pericoli legati all’uso di pesticidi in assenza di idonea formazione e dispositivi di protezione individuale.

L’ortofrutta ‘origine Italia’ e ‘origine Spagna’ non è dunque di per sé sinonimo di qualità né di valore delle produzioni delle coste settentrionali del Mediterraneo. È invece spesso sinonimo di sfruttamento, schiavitù, violazione dei diritti umani fondamentali. In barba tra l’altro alle convenzioni internazionali concordate presso l’ILO, International Labour Organization, prima ancora dell’aggregazione europea. (4) Le regole esistono, ma sono sistematicamente violate a discapito degli ultimi. E allora?

I consumAttori sono gli unici, ancora una volta, a poter cambiare lo stato delle cose. Mediante scelte di acquisto oculate, che sottraggono ricavi alla filiera sporca. Come? Senza cadere nel tranello delle offerte ‘a tutti i costi’. Avendo cura piuttosto di acquistare ortofrutta e conserve vegetali che provengano esclusivamente da filiere certificate o comunque in grado di garantire il rispetto della dignità e dei diritti dei lavoratori.

Il progetto ‘Buoni & Giusti’ di Coop Italia si premura appunto di verificare e certificare la legalità del lavoro presso tutti i fornitori di prodotti a marchio. Esistono anche iniziative locali, come il nuovo villaggio solidale di Focsiv con Coldiretti a Rosarno, nonché quelle di varie cooperative sociali e Ong sul territorio. Con l’obiettivo di integrare la filiera – from the farm to the fork – all’insegna del Valore e del rispetto. Verso il lavoro, l’ambiente e le persone. (5)

Nessuna garanzia, nessun acquisto. Solo così si cambia. Progresso.

Note

(1) Legge 29.10.16 n. 199. Preziosi i commenti di Fabio Ciconte e Stefano Liberti, su http://www.terraonlus.it/component/k2/item/531-la-legge-sul-caporalato-e-il-primo-passo-contro-la-filiera-sporca-del-cibo
(2) Agrinsieme rappresenta le aziende e le cooperative facenti capo a Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari (che a sua volta comprende Agci-Agrital, Fedagri-Confcooperative e Legacoop Agroalimentare)
(3) Comunicazione 24.10.07, ‘Rafforzare la lotta al lavoro sommerso‘, COM(2007) 628
(4) Si cita ad esempio la Convenzione ILO 19.6.1947 sull’ispezione del lavoro nell’industria e nel commercio
(5) Il Valoro, o ‘Valore del Lavoro’, nella definizione coniata dal Capitano Vito Gulli, imprenditore illuminato e rivoluzionario, già presidente di Conserve Italia

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