HomeConsum-attoriPFAS, l’appello delle vittime a Ursula von der Leyen 

PFAS, l’appello delle vittime a Ursula von der Leyen 

Il 29 gennaio 2025 le comunità colpite dalla contaminazione da PFAS di Francia, Germania, Italia, Belgio e Paesi Bassi – in collaborazione con European Environmental Bureau (EEB) e WeMove Europe – hanno inviato una lettera aperta all’indirizzo di Ursula von der Leyen.

Questi cittadini vivono sulla propria pelle gli effetti delle sostanze PFAS, cancerogene, genotossiche e ‘forever chemicals’, cioè persistenti nell’ambiente. Chiedono perciò un incontro con la Commissione europea, entro marzo 2025, per vietare tali sostanze e risarcire le vittime. (1)

PFAS, veleni e lobby

Le pressioni delle lobby industriali hanno ritardato per decenni le misure necessarie per confinare le PFAS, come documentato dall’inchiesta ‘The Forever Lobbying Project’ che abbiamo già condiviso. (2)

Permettere che ciò continui sotto la Sua Presidenza sarebbe in diretta contraddizione con l’impegno da Lei assunto nel 2019 di garantire che nessuno venga lasciato indietro’, scrivono gli attivisti.

23mila siti contaminati in Europa

In Europa sono 23.000 i siti contaminati da PFAS. Tra questi più di 2.100 sono considerati ‘epicentri’ di PFAS in tutto il continente. Chi vive vicino a questi siti sopporta un carico di tossicità cento volte superiore alla media dei cittadini europei.

L’impatto sulla nostra salute, sull’ambiente e sui mezzi di sostentamento è stato profondo ed è necessaria un’azione urgente per affrontare questo disastro in corso’.

Ascoltare per capire

All’incontro con la presidente della Commissione europea i rappresentanti delle comunità colpite dagli effetti delle PFAS forniranno testimonianze utili a comprendere meglio la portata del problema.

L’inquinamento di suolo, acqua e alimenti è una minaccia quotidiana.

Le PFAS sono una bomba innescata nel corpo dei nostri figli, non si sa quando esploderà, non si sa quale organo colpirà, se l’apparato riproduttivo, la tiroide, il cuore, i reni o altro. Si ha la certezza che siano presenti nel sangue e nei tessuti. Queste molecole non devono esserci. Quando le istituzioni non sono in grado di proteggere i nostri figli, tocca a noi madri’, testimonia Michela Piccoli di Trissino (Vicenza, Italia), gruppo delle Mamme no PFAS.

Cosa fare. Subito

Le azioni da compiere con la massima urgenza sono chiare:

– vietare le sostanze chimiche PFAS per fermare alla fonte ulteriori inquinamenti dannosi,

– condurre un monitoraggio completo e bonifica dell’acqua e del suolo contaminati da tutti i punti critici dell’inquinamento da PFAS in Europa,

– disporre un risarcimento sanitario, psicologico, legale e finanziario per coloro che sono stati danneggiati da decenni di negligenza, assicurando giustizia e sollievo alle vittime,

– garantire che chi inquina paghi i costi di monitoraggio, bonifica e risarcimento,

– accelerare lo sviluppo e l’adozione di alternative sicure ai PFAS.

Marta Strinati

Note

(1) PFAS pollution: European affected communities’ call for action and request for a meeting. EEB (European Environmental Bureau). 29.1.25 https://eeb.org/wp-content/uploads/2025/01/Letter-to-Ursula-Von-Der-Leyen-from-PFAS-affected-communities.pdf 

(2) Dario Dongo. Dossier – PFAS, industrial lobbies and politics against public health. Petition. FT (Food Times). 21.1.25

Marta Strinati

Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

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