Le pellicole trasparenti per alimenti molto spesso contengono PVC, un polimero rischioso per la salute di cui si attende al più presto il divieto. Il mercato offre tuttavia alternative meno problematiche, come emerge dalla nostra indagine di mercato che esamina 12 film plastici per alimenti.
1) Pellicole con PVC non dichiarato
Le confezioni delle pellicole per alimenti riferiscono ‘prodigiosi accorgimenti‘ degni delle peggiori promozioni televisive, in termini di
– confezione completamente riciclabile (molto semplice con il cartone, a prescindere dai contenuti)
– impugnatura ergonomica
– seghetto molto efficiente nella precisione del taglio della pellicola.
La quasi totalità dei produttori però, in assenza dell’obbligo di indicare ai consumatori il materiale impiegato per fabbricare le pellicole, si guarda bene dal precisare l’eventuale utilizzo di PVC.
Un’omissione spregrevole, considerato che il PVC presenta rischi conclamati per la salute umana e per l’ambiente, come si è visto. (1)
2) Pellicole con e senza PVC, come riconoscerle
Per riconoscere il materiale con il quale viene fabbricato il film plastico per alimenti, quando non precisato in etichetta, vi sono due modi:
– leggere se nell’etichetta ambientale viene indicato come smaltire la pellicola (pulita da residui alimentari). L’indicazione ‘PVC 3’ implica, com’è ovvio, che si tratta di PVC
– verificare se il prodotto è indicato come ‘adatto’ al contatto con tutti gli alimenti. Il PVC, infatti, non deve venire utilizzato a contatto con salse e alimenti conservati in liquidi oleosi o con cibi totalmente costituiti da oli e grassi animali o vegetali.
3) Grandi marchi, PVC
Cuki e Domopak, entrambi proprietà del gruppo tedesco Melitta, sono i marchi più noti in questo genere di materiali a contatto con gli alimenti. Tutti e due sembrano propendere per l’impiego di PVC, senza però offrirne puntuale informazione ai consumatori.
Domopak non precisa mai il materiale impiegato nella sua pellicola (‘superaderente’ e ‘2 in 1’), neppure nell’etichetta ambientale degli imballaggi. Le avvertenze – evitare il contatto con i cibi grassi – inducono a ritenere che si tratti di PVC. Viene precisata invece l’assenza di ftalati e BPA.
Cuki a sua volta, nell’etichettatura ambientale della sua pellicola ‘superaderente’, precisa la natura della plastica (PET) e comunica l’assenza di ftalati e BPA. Il sito web riferisce l’esistenza di altri due tipi di pellicola, il ‘2 in 1’ e la versione ‘non pvc’. Entrambe risultano pressoché introvabili nei supermercati e il sito aziendale, come di consueto, non ne descrive le caratteristiche.
Tra le pellicole esaminate, altre cinque sono a base di PVC. Come mostra la tabella, la confezione di Eurospin ‘frigo e microonde’ svela il materiale nell’etichetta ambientale. Quella di Conad indica invece con chiarezza, sul retro del packaging, ‘film PVC’. Le altre quattro pellicole esaminate – Esselunga extra aderenza, Lidl Aromata 2 in 1, Arkalia di Pam Panorama e Todis – non riferiscono alcuna informazione.
4) Pellicole senza PVC
Identificare le pellicole senza PVC è più facile. Questa peculiarità viene di solito evidenziata sul fronte della confezione, per esaltare l’assenza di una plastica pericolosa.
Tra i cinque prodotti esaminati fa eccezione Eurospin che, nella sua pellicola ‘autosigillante’, rivela la natura della plastica soltanto nell’etichetta ambientale: Raccolta differenziata, LDPE 04 polietilene a bassa densità.
5) Consigli per gli acquisti (e le forniture)
I produttori di materiali a contatto con gli alimenti, così come i gruppi della Grande Distribuzione Organizzata, dovrebbero assumere consapevolezza della loro responsabilità di immettere sul mercato prodotti sicuri, ai sensi del General Product Safety Regulation (EU) 2023/998.
Tale responsabilità, come si è visto, implica il dovere di eseguire appropriate analisi dei rischi connessi ai materiali utilizzati e alle modalità d’impiego di tutti i prodotti non alimentari destinati al consumatore. Tenuto conto non solo delle normative vigenti, in questo ambito tuttora lacunose, ma anche delle evidenze scientifiche. (2)
I consumatori a loro volta dovrebbero fare attenzione a evitare l’utilizzo di pellicole trasparenti in PVC, e in ogni caso astenersi dal loro impiego per avvolgere alimenti che contengano grassi (es. formaggi, pizze, piatti pronti), al fine di evitare l’esposizione a sostanze chimiche tossiche che vi potrebbero migrare.
In attesa che la Commissione europea vieti finalmente l’impiego del PVC nei materiali destinati al contatto con gli alimenti.
Marta Strinati e Dario Dongo
Note
(1) Dario Dongo, Andrea Adelmo Della Penna. PVC, gravi rischi su pellicole trasparenti e altri imballaggi. GIFT (Great Italian Food Trade). 26.10.24
(2) Dario Dongo, Alessandra Mei. General Product Safety Regulation, at the starting tape in the European Union. THE ABC’S. FT (Food Times). 13.5.23