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Olio di palma, Ferrero, sostenibilità

Olio di palma, Ferrero, sostenibilità. Il primo legame è certo, il secondo a dir poco velleitario. Emergono i nomi dei palmocrati che riforniscono Big Food, e i nomi sono purtroppo quelli dei ‘soliti noti’. Celebri soprattutto per la rapina delle terre e atroci violazioni dei diritti umani, oltreché per le deforestazioni.

Il gruppo Ferrero insiste purtroppo, nel dichiarare che il palma impiegato nella Nutella e altri prodotti come un ‘olio di eccellente qualità’. La fase ultima del suo processo di produzione – si apprende dal sito internet del gruppo di Alba – è svolta ‘direttamente a casa nostra’. Si tratterebbe perciò di solo olio di palma sostenibile e tracciabile, in teoria. Ma i dati non tornano.

Olio di palma Ferrero, ecco i fornitori

Solo il 21.3.18 Ferrero, a seguito delle insistenti richieste di Greenpeace, ha finalmente pubblicato la lista dei suoi fornitori. (1) L’olio di palma impiegato dal colosso della Nutella proviene da 9 Paesi ed è fornito da 116 industrie, 109 delle quali sono basate in Malesia, Indonesia e Papua Nuova Guinea.

I fornitori del gruppo nato ad Alba – al di là del sistematico greenwashing che caratterizza Big Food – sono già noti alle cronache internazionali per land grabbing, cioè rapina delle terre, ed ecocidi. A seguire, una breve rassegna.

1) Sime Darby. La Corporation malese dominante, con 990.000 ettari di coltivazioni di palma da olio (un’area più estesa dell’intero Porto Rico), di cui un quinto in Liberia. 40 dei 116 fornitori di Ferrero appartengono a questo gruppo.

Le rapine delle terre di Sime Darby sono state denunciate in svariati contesti. In Liberia, le comunità locali hanno istituito blocchi stradali nel tentativo di fermare l’assalto dei bulldozer alle loro terre. (2) In Indonesia, a gennaio 2018 la comunità indigena Dayak si è appellata all’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) per denunciare la rapina dei territori ancestrali da parte di Sime Darby. Con la connivenza di RSPO, la lobby dei palmocrati che asserisce di garantire la ‘sostenibilità’ delle coltivazioni e tuttavia in questo caso, come in innumerevoli altri, non ha fatto nulla. (3) Le notizie di torture e morti violente di attivisti a loro volta abbondano, basti cercare su Google le parole ‘death’ e ‘torture’ accanto a Sime Darby. Una vera garanzia.

2) KLK (Kuala Lumpur Lepong), altro fornitore primario di Ferrero, ha a sua volta una lunga storia di abusi sui lavoratori. Non a caso il rapporto 2015 di CRR (‘Chain Reaction Research’) classifica gli investimenti su KLK come ad alto rischio. A causa di problemi di sostenibilità che si evidenziano nell’impossibilità di risalire all’origine della maggior parte del suo olio di palma. (4) KLK ha devastato almeno 24,000 ettari di foresta nei sette anni precedenti, ed è stata considerata responsabile – dal tribunale di Sumatra, Indonesia – degli incendi delle foreste vergini che nel 2014 hanno provocato, solo a Sumatra e Kalimantan, emissioni di CO2 per oltre 1,1 milioni di tonnellate.

In Papua Nuova Guinea, nel 2015, KLK ha provato ad aggredire l’area di Collingwood Bay, nota per le foreste primarie incontaminate e le barriere coralline a supremi livelli di biodiversità. Le comunità indigene locali sono tuttavia riuscite a resistere, grazie a un tribunale che per la prima volta ha finalmente riconosciuto i loro diritti. (5)

KLK – il cui acronimo curiosamente ricorda quello del Ku Klux Klan – si segnala altresì per i lavori forzati e altri abusi dei diritti dei lavoratori, in Indonesia soprattutto. La c.d. ‘Sustainability Policy’ del gruppo risale a fine 2014 e peraltro non trova applicazione nei confronti dei fornitori, partner o joint ventures. Greenwashing as usual.


3) FELDA Global Ventures (FGV) è la a società a partecipazione pubblica controllata da FELDA (Federal Land Development Authority), l’Agenzia governativa della Malesia per lo sviluppo del territorio. A capo di 56 piantagioni in Malesia e Indonesia.

Schiavitù di lavoratori migranti, oggetto di tratta internazionale e minacce, torture e ricatti. Come ha rivelato l’indagine di un quotidiano – il Wall Street Journal, nel 2015 – che è pure apertamente schierato a favore del liberismo, ma non al punto di tollerare tanto gravi abusi dei diritti umani. (6). Anche FVG e FELDA, ça va sans dir, sono membri di RSPO.

Greenpeace International, nel suo ultimo rapporto Moment of Truth(2018), offre ulteriori dati e immagini su deforestazioni di aree torbiere, schiavitù e altri abusi dei diritti umani.(7)

La lista dei fornitori Ferrero è lunga. Tra essi figurano anche United Plantations, Socfin, Golden Agri Resources Holdings, Salim Ivomas Pratama, Cargill, PT Musim Mas, etc.

Nomi diversi, storie simili. Sopraffazioni nei confronti dei più deboli, accompagnati da false promesse di aderire a ipotetici quanto parziali standard di sostenibilità. Come nel caso di Wilmar international, con cui Ferrero ha chiuso i rapporti solo a fine 2017.

Wilmar International, membro RSPO dall’agosto 2005, è il primo trader al mondo di olio di palma. La corporation – oggetto di recenti inchieste sia da parte di Amnesty International, sia di da Greenpeace – è stata co-fondata da Martua Sitorus. (8) Che figura anche tra i fondatori di Gama, uno dei maggiori produttori di olio di palma.

Wilmar, nel 2013, ha pubblicato una policyNo deforestation, no peat, no exploitation’, (9) applicabile alle coltivazioni proprie e dei suoi fornitori. Raccogliendo il seguito di altre Corporation come Asian Agri, Cargill, Golden Agri-Resources. Ma non anche quello di Gama, che pur appartiene al suo stesso gruppo (secondo quanto previsto nelle stesse regole di RSPO).

Wilmar così dichiarava la sostenibilità del suo olio di palma – venduto a grandi marchi come P&G, Nestlé, Unilever e Ferrero – nascondendo le atroci violazioni dei diritti umani, ivi compresa la schiavitù minorile e ambientali. Cedendo a Gama le coltivazioni più critiche. Da allora almeno 21.500 ettari di foresta pluviale o torbiera (pari al doppio della città di Parigi), sono stati distrutti da Wilmar attraverso Gama. Soprattutto a Papua Nuova Guinea.

La logica è chiara. Ed è confermata dall’ultimo report di CRR, (10) che ha identificato 10 Corporation le quali da sole, attraverso giochi di scatole cinesi e opache strutture proprietarie, sono responsabili del 75% dell’intera deforestazione in Indonesia, Malesia e Papua Nuova Guinea.

Mentre i palmocrati proclamano impegni verso per la ‘sostenibilità’ e la ‘trasparenza’, le loro realtà ancillari proseguono il lavoro sporco. Crimini internazionali contro l’umanità ed ecocidi.

Olio di palma sostenibile? Pubblicità ingannevole!

Dario Dongo e Giulia Torre

Note

(1) https://s3-eu-west-1.amazonaws.com/ferrero-static/globalcms/documenti/2904.pdf

(2) https://www.farmlandgrab.org/post/view/27878

(3)https://www.farmlandgrab.org/post/view/27823, https://www.farmlandgrab.org/post/view/26700

(4) https://chainreactionresearch.files.wordpress.com/2015/02/klk-crr-report-02_26_20152.pdf

(5)https://www.farmlandgrab.org/post/view/25244-will-klk-proceed-with-the-corrupt-sepik-oil-palm-deal

(6)https://www.wsj.com/articles/palm-oil-migrant-workers-tell-of-abuses-on-malaysian-plantations-1437933321

(7) Nel 2016 è stata pubblicato da Aldenvironment un report che mostra come FGV abbia drenato aree torbiere in due concessioni del Kalimantan occidentale (PT Citra NIaga Perkasa e PT Temila Agro ABadI). FGV ha poi pubblicato una policy sulla sostenibilità, in cui si impegnava a non convertire aree ad alto valore di conservazione, torbiere etc, ma le immagini satellitari mostrano come abbia continuato nei suoi crimini fino a giugno 2017.Dati successivi hanno mostrato come deforestazioni in aree ad alto valore siano proseguite fino a settembre 2017. Accusata di deforestazione, l’azienda ha negato la propria responsabilità citando uno studio indipendente che afferma l’insussistenza della deforestazione di foreste naturali in quanto ‘le foreste naturali sono state completamente distrutte da incendi massicci negli anni Ottanta e nel 1997’.

(8)https://www.greenpeace.org/international/publication/17241/rogue-trader-indonesia-deforestation-wilmar-gama/. 25 giugno 2018

(9)http://www.wilmar-international.com/wp-content/uploads/2012/11/No-Deforestation-No-Peat-No-Exploitation-Policy.pdf

(10)https://chainreactionresearch.com/wp-content/uploads/2018/06/Shadow-Company-June-22-2018-Final-for-sharepoint.pdf

Laureata in giurisprudenza, master in European Food Law, si occupa di legislazione agro-alimentare, veterinaria, agricola. Dottoranda alla Scuola per il Sistema Agroalimentare AGRISYSTEM, Università Cattolica del Sacro Cuore, con una tesi in materia di novel food.

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