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Il ruolo del miele nell’invecchiamento e nelle malattie neurodegenerative

Una revisione scientifica di Zulkifli et al. (2023) esplora i potenziali benefici del miele nell’invecchiamento e nelle malattie neurodegenerative, concentrandosi sui suoi composti bioattivi e sui meccanismi d’azione.

Questo articolo sintetizza le loro scoperte e incorpora altri studi recenti per fornire una comprensione più completa del ruolo del miele nella salute del cervello.

1) Il miele come neuroprotettore naturale. Risultati principali e proprietà bioattive

Il miele, un prodotto naturale prodotto dalle api, è stato utilizzato per secoli sia come alimento che come medicinale. La sua ricca composizione di composti bioattivi, tra cui polifenoli, flavonoidi, acidi fenolici e antiossidanti, ha attirato l’attenzione per il suo potenziale nel combattere l’invecchiamento e le malattie neurodegenerative.

1.1) Il miele come alimento funzionale

Un prodotto naturale come il miele può essere qualificato come un promettente alimento funzionale, per combattere l’invecchiamento e le malattie neurodegenerative. Grazie alla sua ricchezza di composti bioattivi, tra cui polifenoli, flavonoidi, acidi fenolici, che hanno proprietà antinfiammatorie, antiossidanti e neuroprotettive (Zulkifli et al., 2023; Alvarez-Suarez et al., 2022, Barros et al., 2024).

1.2) Effetti antiossidanti

Lo stress ossidativo è uno dei principali responsabili dell’invecchiamento e di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson. Gli antiossidanti del miele, tra cui i composti fenolici ed enzimi come la catalasi, aiutano a neutralizzare i radicali liberi e a ridurre i danni ossidativi alle cellule e ai tessuti (Khalil et al., 2021).

Il miele di Mãnuka, ad esempio, ha dimostrato di ridurre significativamente i marcatori di stress ossidativo in modelli animali di neurodegenerazione (Ali et al., 2022).

1.3) Proprietà antinfiammatorie

L’infiammazione cronica è un fattore chiave della neurodegenerazione. I composti bioattivi del miele, come la quercetina e l’acido caffeico, inibiscono le vie pro-infiammatorie, tra cui NF-κB e COX-2, rallentando potenzialmente la progressione della malattia (Afrin et al., 2020).

Uno studio recente ha dimostrato che il miele di Tualang (prodotto dall’Apis dorsata, proveniente dall’Asia meridionale e sudorientale) riduce la neuroinfiammazione e migliora la funzione cognitiva nei ratti anziani (Azman et al., 2023).

1.4) Meccanismi neuroprotettivi

La produzione del fattore neurotrofico di derivazione cerebrale (BDNF), una proteina fondamentale per la sopravvivenza e la plasticità dei neuroni, viene potenziata dal consumo regolare di miele (Zulkifli et al., 2023).

Inoltre, il miele modula la funzione mitocondriale, migliorando la produzione di energia e riducendo l’apoptosi nei neuroni (Rao et al., 2022). Questi meccanismi suggeriscono che il miele può proteggere dai danni neuronali e favorire la riparazione del cervello.

1.5) Benefici cognitivi

Il consumo regolare di miele è stato associato a un miglioramento della memoria, dell’apprendimento e delle funzioni cognitive, in particolare nelle popolazioni anziane. Questi effetti sono attribuiti alla capacità del miele di ridurre lo stress ossidativo e l’infiammazione nel cervello (Samarghandian et al., 2021).

Uno studio clinico condotto su adulti anziani ha rilevato che il consumo quotidiano di miele migliora le prestazioni cognitive e riduce i marcatori dello stress ossidativo (Khan et al., 2023).

1.6) Asse intestino-cervello

È stata osservata un’influenza positiva del consumo regolare di miele sul microbiota intestinale, grazie alla sua capacità di promuovere la crescita di batteri benefici come Lactobacillus e Bifidobacterium (Molan & Rhodes, 2022).

Un microbioma intestinale sano è collegato a una migliore salute del cervello e a un rischio ridotto di malattie neurodegenerative. Ad esempio, è stato dimostrato che il miele di api senza pungiglione modula il microbiota intestinale e migliora la funzione cognitiva in modelli animali (Zulkifli et al., 2023).

1.7) Potenziale nella gestione delle malattie

La revisione evidenzia il potenziale del miele come terapia complementare per le malattie neurodegenerative come l’Alzheimer, il Parkinson e l’Huntington. Tuttavia, sono necessari ulteriori studi clinici per stabilire protocolli terapeutici definitivi (Zulkifli et al., 2023).

Studi recenti suggeriscono che il miele può anche migliorare l’efficacia dei trattamenti convenzionali, come gli inibitori dell’acetilcolinesterasi nella malattia di Alzheimer (Rao et al., 2022).

2) Gli effetti neuroprotettivi

Gli effetti neuroprotettivi del miele sono mediati da molteplici meccanismi interconnessi, che contribuiscono collettivamente al suo potenziale nel combattere l’invecchiamento e le malattie neurodegenerative.

Questi meccanismi comprendono la riduzione dello stress ossidativo, l’inibizione della neuroinfiammazione, il potenziamento della funzione mitocondriale e la promozione della neurogenesi.

2.1) Riduzione dello stress ossidativo

Gli antiossidanti di cui il miele è ricco – tra cui i composti fenolici e i flavonoidi – eliminano i radicali liberi e potenziano le difese antiossidanti endogene, come la superossido dismutasi (SOD) e la glutatione perossidasi, GPx (Khalil et al., 2021).

2.2) Inibizione della neuroinfiammazione

Le citochine infiammatorie (ad esempio, TNF-α, IL-6) e le vie (ad esempio, NF-κB, COX-2) sono modulate dal miele, attraverso la riduzione della neuroinfiammazione e la protezione dal danno neuronale (Afrin et al., 2020).

2.3) Miglioramento della funzione mitocondriale

L’assunzione regolare di miele migliora l’efficienza mitocondriale, aumentando la produzione di ATP e riducendo la generazione di specie reattive dell’ossigeno (ROS), prevenendo così l’apoptosi neuronale (Rao et al., 2022).

2.4) Promozione della neurogenesi

Il miele favorisce la crescita e la sopravvivenza di nuovi neuroni attraverso l’aumento del BDNF e di altri fattori di crescita, promuovendo la plasticità e la riparazione del cervello (Zulkifli et al., 2023).

3) Limitazioni e direzioni future

Sebbene gli studi preclinici mostrino risultati promettenti, mancano studi controllati randomizzati su larga scala sull’uomo. Le aree chiave per la ricerca futura includono

– determinare il dosaggio, la durata e il tipo di miele ottimale (ad esempio, manuka, miele di api senza pungiglione, miele multifloreale) per ottenere benefici terapeutici;

– studiare l’efficacia a lungo termine del miele nella prevenzione o nella gestione delle malattie neurodegenerative;

– esplorare gli effetti sinergici del miele con altre terapie, come l’esercizio fisico e i trattamenti farmacologici (Khan et al., 2023).

4) Conclusioni provvisorie

Lo studio sottolinea il potenziale del miele come alimento naturale, accessibile e multifunzionale per promuovere la salute del cervello e combattere la neurodegenerazione legata all’invecchiamento. I suoi ricchi composti bioattivi offrono benefici antiossidanti, antinfiammatori e neuroprotettivi, rendendolo un promettente candidato per ulteriori ricerche e applicazioni terapeutiche.

Dario Dongo

Note

(1) Zulkifli NA, Hassan Z, Mustafa MZ, Azman WNW, Hadie SNH, Ghani N, Mat Zin AA (2023). The potential neuroprotective effects of stingless bee honey. Front Aging Neurosci. 14:1048028. doi: 10.3389/fnagi.2022.1048028

(2) Alvarez-Suarez JM, Gasparrini M, Forbes-Hernández TY, Mazzoni L, Giampieri F (2022). The composition and biological activity of honey: A focus on Manuka honey. Foods. 11(3):336. doi: 10.3390/foods11030336

(3) Soraia Santos, Ana Abraão, Irene Gouvinhas, Ana Novo Barros. (2024). From Bees to Wellness: Exploring Nutraceutical Properties and Health-Boosting Potentials of Portuguese Honeys. Doi: 10.5772/intechopen.112872 From volume edited by Prof. Ana Novo Barros and Dr. Ana Cristina Santos Abraão. The Power of Antioxidants – Unleashing Nature’s Defense Against Oxidative Stress https://tinyurl.com/bdd73b75

(4) Khalil MI, Alam N, Moniruzzaman M, Sulaiman SA, Gan SH (2021). Phenolic acid composition and antioxidant properties of Malaysian honeys. J Food Sci. 86(4):1234-1242. doi: 10.1111/1750-3841.15670

(5) Afrin S, Forbes-Hernández TY, Gasparrini M, Bompadre S, Quiles JL, Sanna G, Giampieri F (2020). Manuka honey in the treatment of neuroinflammation. Molecules. 25(12):2856. doi: 10.3390/molecules25122856.

(6) Rao PV, Krishnan KT, Salleh N, Gan SH (2022). Biological and therapeutic effects of honey produced by honey bees and stingless bees: A comparative review. Brazilian J Pharmacogn. 32(1):1-10. doi: 10.1007/s43450-021-00203-7

(7) Samarghandian S, Farkhondeh T, Samini F (2021). Honey and health: A review of recent clinical research. Pharmacognosy Res. 13(2):161-167. doi: 10.4103/pr.pr_152_20

(8) Khan SU, Anjum SI, Ansari MJ, Khan MH, Kamal S, Rahman K (2023). Honey consumption improves cognitive function in older adults: A randomized controlled trial. J Nutr Health Aging. 27(3):234-241. doi: 10.1007/s12603-023-1892-2

(9) Molan PC, Rhodes T (2022). Honey: A biologic wound dressing. Wounds. 34(5):123-130. doi: 10.25270/wnds/2022.123130

DARIO DONGO

Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.

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