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Giornata Stop pesticidi, la svolta necessaria

19.5.19, giornata #StopPesticidi. Si marcia in diversi comuni italiani, soprattutto in Veneto e Friuli, gli epicentri del veleno. Un sistema agricolo fallito continua ad ammorbare gli ecosistemi e le popolazioni, è ora di aprire gli occhi e imporre il cambiamento.

Pesticidi e OGM, storia di un fallimento

La ‘rivoluzione grigio-fumo’ – indicata come ‘rivoluzione verde’ solo per richiamare il colore dei vegetali – rappresenta un’epoca, iniziata nella seconda metà del secolo scorso, in cui l’esigenza di nutrire una popolazione globale in crescita straordinaria è stata assolta applicando modelli di agroindustria e zootecnia intensiva. Con la diffusione di monocolture e impiego massivo di prodotti agrochimici (pesticidi e fertilizzanti di sintesi).

I sistemi di agricoltura intensiva, sebbene in apparenza funzionali agli obiettivi di periodo, hanno presto rivelato una serie di effetti collaterali negativi per l’ambiente, la salute umana e il benessere animale. Fino a condurre all’attuale crisi ecologica e sociale che si esprime in varie forme, dal cambiamento climatico alla perdita di biodiversità, la desertificazione e la contaminazione delle falde acquifere.

I primi segnali di allarme risalgono ai primi anni ‘60, allorché raggiunsero il pubblico dominio con la pubblicazione del libro ‘Silent Spring’ (Rachel Carson, USA, 1962). Un testo che mise in luce i gravi problemi di salute pubblica legati all’immissione di pesticidi nell’ecosistema e aprì la strada alle prime riforme che in USA condussero al divieto d’impiego del DDT in agricoltura e all’istituzione della ‘Environmental Protection Agency’ (EPA). Gli interessi dei colossi industriali dell’agrochimica hanno comunque prevalso sul bene comune e la ‘rivoluzione grigio fumo’ è giunta fino a noi. A dispetto del susseguirsi di ricerche scientifiche e rapporti internazionali che si susseguono, non ultimo il rapporto UNICEF sui pericoli associati all’esposizione dei bambini ai pesticidi.

L’introduzione degli OGM, da parte degli stessi monopolisti globali dell’agrochimica, ha a sua volta tradito le aspettative fondate su false promesse. Si sono aggravati, come documentato nell’ebook ‘OGM, la Grande Truffa’, gli ‘effetti collaterali’ (aumento di monocolture e consumi di pesticidi, contaminazione di suoli e acque, conseguenti danni a salute e benessere delle popolazioni). (1) Senza peraltro risolvere la crisi alimentare globale. Il sistema è fallito e sta portando al tracollo gli agricoltori stessi, anche in Italia, con costi di produzione moltiplicati a causa dell’accresciuta dipendenza da agrochimica ed energia e prezzi invece fermi alle quotazioni di 30 anni fa.

No pesticidi. Le richieste a Bruxelles, Roma e amministrazioni locali

Il movimento #NoPesticidi rivolge alla Commissione europea una serie di richieste:

– ‘revocare l’autorizzazione concessa per altri cinque anni all’uso del glifosato,

– riformare la procedura di approvazione dei pesticidi e

– fissare obiettivi di riduzione obbligatori per tutta la Ue dell’uso dei pesticidi di sintesi per arrivare al bando totale entro il 2030’.

La valutazione del rischio associato all’esposizione ai pesticidi, oltretutto, deve venire subito aggiornata. I recenti studi scientifici circa l’impatto del glifosate sul microbioma identificano un grave rischio per la salute umana e animale, mai considerato nelle valutazioni che hanno condotto all’autorizzazione degli agrotossici già validati.

Il segnale politico è rivolto in primis ai candidati al Parlamento europeo. Ai quali si ricorda come i loro predecessori abbiano tradito le aspettative di milioni di elettori in tutta Europa. Avendo aderito alla proposta della Commissione Juncker di rinnovare l’autorizzazione al glifosate, in accordo con i governi degli Stati membri (compreso quello guidato dall’ex ‘verde’ Paolo Gentiloni, in Italia). Tutti a servizio dei monopolisti globali di pesticidi e sementi, le ‘Big 4’ tra cui si staglia la tedesca Bayer – Monsanto.

Ai politici italiani sono rivolte istanze ancora prive di riscontri. Le campagne elettorali in corso, all’insegna della distrazione di massa, hanno evitato di affrontare questi e altri temi cruciali per la salute pubblica e l’ambiente. La marcia ‘Stop pesticidi’ insiste perciò a chiedere l’adozione di impegni precisi:

– applicare agli agrotossici il principio di precauzione. Vietare definitivamente le sostanze tuttora soggette a deroghe, fissare obiettivi di riduzione per tutte le altre che presentino rischi per la salute umana e l’ecosistema,

– vietare l’uso di pesticidi nei siti della rete Natura 2000, (2) in altre aree protette e nei bacini idrografici delle zone umide d’importanza internazionale (Ramsar), (3)

– rafforzare gli strumenti di controllo e salvaguardia del territorio per evitare sbancamenti, disboscamenti, deturpazione del paesaggio, discariche abusive e cambiamenti delle destinazioni d’uso,

– difendere e sostenere sovranità alimentare e agroecologia. Ridurre gli incentivi a produzioni agricole industriali e monocolture,

– rivedere il Piano d’Azione Nazionale sull’uso sostenibile dei prodotti agrochimici. Vietare subito l’impiego di pesticidi nelle aree urbane e in in quelle frequentate dalla popolazione. Fissare distanze di sicurezza a protezione di abitazioni, terreni coltivati con metodo biologico, parchi e giardini.

La pressione dal basso ha una forza pneumatica che solo Coop Italia, tra i grandi protagonisti della filiera, ha saputo intercettare. Quando si passerà dalle marce alle scelte d’acquisto allora sì, come accadde per l’olio di palma, l’Italia cambierà. In vigna e in campo, e così a scaffale.

#Égalité!

Dario Dongo

Note

(1) Gli OGM appartengono alla realtà di molte filiere produttive anche in Italia. Con il paradosso che il nostro Paese, primo produttore europeo di soia non-OGM, importa enormi quantitativi di soia geneticamente modificata per nutrire gli animali che forniscono le nostre eccellenze, anche DOP, dal Parmigiano Reggiano al Prosciutto di Parma. Senza che i ConsumAttori possano neppure riceverne informazione

(2) Natura 2000 è una rete ecologica diffusa nell’intero territorio UE, istituita dalla c.d. ‘direttiva Habitat’ (dir. 92/43/CEE) quale strumento di preservazione della biodiversità. Con attenzione agli ecosistemi e alle specie di flora e fauna anche selvatica a rischio di estinzione, o comunque peculiari.
La rete Natura 2000 comprende i Siti di Interesse Comunitario (SIC), le Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e le Zone di Protezione Speciale (ZPS, a loro volta istituite mediante la ‘direttiva uccelli’, 2009/147/CE).
In Italia, questa rete ecologica copre circa il 19% del territorio terrestre e quasi il 4% di quello marino (fonte Min. Ambiente). Cfr. https://www.minambiente.it/pagina/rete-natura-2000

(3) La ‘Convention on Wetlands of International Importance’ è stata firmata a Ramsar (Iran) nel 1971. Il 90% dei Paesi membri ONU attualmente vi aderisce, con l’obiettivo di proteggere le zone umide di importanza internazionale mediante uso ‘saggio e consapevole’ delle rispettive risorse. Cfr. https://www.ramsar.org/about-the-ramsar-convention

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