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Ecommerce al buio. Tre segnalazioni all’Antitrust

Ecommerce al buio, informazioni carenti e/o illeggibili. In barba a ogni regola – che vale nel negozio fisico come in quello online – Supermercato24-Everli, Carrefour e Conad continuano a prendersi gioco dei consumatori. E forse anche dell’Antitrust, che potrebbe avere già chiesto conto degli illeciti segnalati due mesi fa da dall’associazione Égalité. Nuova verifica, nuova segnalazione all’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato (AGCM).

Da Supermercato24 a Everli, il lupo perde il pelo ma non il vizio

La palma nera va a Supermercato24, impresa nata nel 2014 a Verona e rinominata Everli, il 6.7.20, con ambizioni di crescita internazionale. La comunicazione non è il suo punto di eccellenza. E non solo per gli svarioni sulla corretta informazione al consumatore (reg. UE 1169/11), che vedremo in dettaglio più avanti.

Nelle email di presentazione della sua nuova veste, l’impresa afferma di avere ‘raggiunto la leadership nel mercato italiano, con oltre 100 partnership tra distributori e produttori, e consegnato più di un milione di spese in 50 province italiane’. Facendo due conti, vuol dire che il volume medio annuo è di 166 mila consegne, 3.300 per provincia in un anno (277 al mese per provincia). L’autocelebrazione omette poi di riferire al flop operativo durante il lockdown.

Peace of Mind?

Un’iniezione di capitali ha consentito a Supermercato24 – Everli di acquisire una startup polacca di consegne a domicilio (Szopi) e di estendere le operazioni in Polonia.

‘La mission aziendale è quella di garantire maggior serenità alle persone, riducendo le complessità della spesa: annullando code, file per il parcheggio e borse pesanti, Everli permette agli utenti di concentrarsi solo sull’aspetto piacevole dell’esperienza d’acquisto, ovunque ci si trovi’. 

Magari fosse vero, cantava Patti Pravo. Basta un piccolo giro sulla piattaforma veneta di ecommerce per indisporre i consumAttori consapevoli dei propri diritti. Ancor più leggendo le chiacchiere di presentazione:

‘Vogliamo diventare un brand di riferimento per il mercato internazionale, con un nome facile da ricordare per tutti e che infonda in chi ci sceglie un senso di serenità, quella che gli inglesi chiamano Peace of Mind. Basti pensare al profondo cambiamento che l’emergenza Coronavirus ha comportato nell’utilizzo della spesa online: non è più una semplice comodità, ma una soluzione necessaria per eliminare le complessità’ (Federico Sargenti, Everli, CEO).

La toppa è peggio della falla

A due mesi dalla segnalazione all’Antitrust, Supermercato24 – Everli – continua a violare la prima regola a base dell’ecommerce, informare il consumatore sui prodotti alimentari in vendita.

Gli ingredienti – notizia essenziale di rilievo sanitario – sono a volte assenti, a volte riportati con caratteri illeggibili. E soltanto sui prodotti dei marchi leader (es. Mulino Bianco, Barilla, Ferrero) – con discriminazione a svantaggio dei loro concorrenti – viene fornita un’etichetta con ingredienti e valori nutrizionali, che tuttavia indica gli allergeni separatamente. Anziché, come doveroso, in elenco ingredienti con evidenziazione. Alcuni esempi nelle immagini a seguire.

Una baguette priva di elenco ingredienti e tabella nutrizionale sul sito Everli (fornitore Carrefour)
Biscotti Carrefour nel sito Everli. L'elenco ingredienti è illeggibile.
I prodotti di Ferrero sono solitamente accompagnati da elenco ingredienti e tabella nutrizionale. Ma l'etichetta online è illegale, vedi slide successiva
L'elenco ingredienti dei biscotti di Ferrero sul sito Everli dovrebbe evidenziare gli allergeni all'interno della lista, non separatamente.
I prodotti Mulino Bianco sono accompagnati da elenco ingredienti e tabella nutrizionale. Al pari del caso Ferrero, l'etichetta è irregolare, come vedremo.
Ancora una volta, la regola elementare sugli allergeni viene ignorata. Gli allergeni devono essere evidenziati all'interno della lista ingredienti.

Frutta di provenienza ignota

Sulla frutta la ‘piattaforma della serenità’ è urticante. Come due mesi fa, nessuna informazione sull’origine: una prescrizione normativa cogente, non volontaria. Impossibile sapere se l’alimento provenga da Italia, Spagna, Turchia, Sudamerica, Nordafrica.

 

 

L’illegalità si ripete per tutte le insegne della GDO che viaggiano mediante Supermercato24-Everli. E contagiano anche la piattaforma polacca, come si vede.

    

Carrefour corre ai ripari, ma scivola sulla frutta

Carrefour, a due mesi dalla segnalazione, sembra essersi impegnata per rimediare alle illegalità solo in parte. Nel suo portale ecommerce i prodotti trasformati ora sono sempre accompagnati dalla lista degli ingredienti – con evidenza degli allergeni – e dalla tabella nutrizionale.

Per la frutta, invece, ancora si beffa dei consumatori. A volte l’origine è indicata in modo corretto (molto spesso spagnola, nonostante l’enorme produzione italiana), altre volte la confusione è massima. Si vedano i casi dei limoni con tre diverse origini (Italia, Spagna e Argentina e quello dei kiwi con provenienza ‘Italia e Nuova Zelanda’ (!).

A confronto con il portale francese, il sito italiano è meno user friendly. L’informazione sui prodotti va ricercata nel menù a tendina ‘Altre informazioni’, mentre nel carrefour.fr viene comunicata immediatamente nella vetrina. Con due aspetti da menzionare. Mentre in Italia Carrefour vende in prevalenza frutta spagnola, in Francia vende quasi solo prodotti nazionali. In obbedienza ai reiterati inviti del governo d’Oltralpe – non anche di quello italiano- a sostenere l’economia nazionale.

Conad, un leader fuorilegge

Conad, terzo operatore segnalato all’Antitrust e ICQRF, continua a galleggiare nell’illegalità. Un fatto gravissimo, considerata la posizione di prima insegna della GDO nel Bel Paese, dopo avere acquisito la rete di Auchan Italia.

Nel sito altuoservizio.conad.it, l’etichetta dei prodotti trasformati è quasi sempre assente ovvero illeggibile, poiché affidata a fotografie di pessima qualità. Di tanto in tanto, senza alcuna logica, spunta una scheda prodotto completa di lista ingredienti e tabella nutrizionale. Ma sono eccezioni, come le immagini a seguire mostrano.

Sulla frutta comincia ad apparire l’origine, ma le violazioni permangono. Si veda il caso delle mele, la cui origine potrebbe – forse – essere dedotta dalla sigla usata tra operatori di commercio. Ancora, nessun rispetto per i consumatori.

Nuova segnalazione all’Antitrust

Lo scenario è misero, i colossi perseverano nella violazione sistematica delle regole che presiedono alla tutela del consumatore. L’associazione Égalité  procede quindi ad aggiornare l’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato. Con riserva di ulteriori azioni di tutela, per la miglior tutela di cittadini e consumatori non più disposti a subire altre beffe.

Marta Strinati

Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

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