Tanto si parla dei gilet gialli a Parigi, quanto poco di #ClaimTheClimate. La manifestazione che ha portato 65mila persone sulle strade di Bruxelles, il 2.12.18, in vista di #COP24.
COP24, cambiamento climatico, conferenza ONU a Katowice 2-14.12.18
COP24, la 24a ‘World Climate Conference’ si tiene a Katowice, Polonia, il 2-14.12.18. Come ogni anno, i 196 Stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici devono assumere decisioni su come realizzare gli obiettivi della lotta contro il riscaldamento globale.
Si discute di ‘global warming’ e ‘Climate action’, riscaldamento globale e Azione sul Clima. L’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile n. 13, tra i 17 ‘Sustainable Development Goals’ (SDGs) fissati nel 2015 per il 2030 dall’Assemblea Generale ONU. (1)
‘If we don’t take #ClimateAction, the collapse of our civilisations and the extinction of much of the natural world is on the horizon.’ (Sir David Attenborough, storico, 3.12.18. Il video)
L’obiettivo è contenere l’innalzamento della temperatura del pianeta entro gli 1,5 °C, rispetto all’età pre-industriale. Poiché già così lo scenario sarà disastroso quanto basta, in termini di desertificazione ed eventi climatici estremi. Per evitare la catastrofe globale che altrimenti si annuncia – sulla base delle proiezioni scientifiche aggiornate di IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, ONU) – è dunque necessario cambiare paradigma sulle emissioni in atmosfera. (2)
‘Siamo chiaramente l’ultima generazione in grado di cambiare il corso del cambiamento climatico, ma siamo anche la prima generazione che ne subisce le sue conseguenze’ (Kristalina Georgieva, CEO della Banca Mondiale, 3.12.18).
La World Bank ha annunciato finanziamenti per il clima in misura pari a US$ 100 miliardi/anno, nel periodo 2021-2025. A ripartirsi equamente, per la prima volta diviso, tra i progetti volti a riduzione le emissioni e quelli di protezione delle popolazioni da inondazioni, tempeste e siccità. (3)
COP 24. Energia e agricoltura, i settori nevralgici
La produzione di energia è senza dubbio la prima fonte di preoccupazioni. Le economie emergenti dettano la via del progresso, al punto che i nuovi impianti per la produzione di energia eolica e solare, nel 2017, hanno superato per la prima volta quelli basati sulla combustione. Ma le nuove produzioni di energia ‘zero carbon’ – aumentate del 20% (2017 su 2016) nei Paesi in via di sviluppo – sono invece diminuite dello 0,4% nei Paesi ‘sviluppati’. (4)
L’agricoltura è il secondo settore ove è indispensabile intervenire in misura drastica. Studi scientifici e rapporti internazionali dimostrano che il modello attuale di agricoltura intensiva – basato su poche monocolture e troppi agrotossici – erode le risorse naturali e la biodiversità. Oltre ad avvelenare le popolazioni e soffocare il pianeta con le emissioni di gas-serra.
COP 24, una protesta pacifica. Ecco perché
L’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico (2015), a tre anni dalla sua sottoscrizione, non ha ancora prodotto alcun concreto effetto sulle politiche degli Stati membri dell’Unione europea. Sebbene l’UE si sia impegnata a ridurre drasticamente le emissioni di carbonio, -40% entro il 2030.
Le deforestazioni sono a loro volta oggetto di soli impegni sulla carta da parte delle Istituzioni europee. Le quali hanno recentemente concesso una proroga di 10 anni, fino al 2030, all’impiego di olio di palma come biodiesel.
I trattati tossici che la Commissione Juncker si affretta a concludere trascurano poi del tutto o disastri ambientali portati avanti dai suoi promessi partner. Basti citare l’Indonesia e il Brasile, campioni globali di deforestazioni a servizio di palma da olio e soia.
La protesta è ecologica e dunque pacifica, poiché bruciare cassonetti produce emissioni ed esalazioni nocive, spaccare auto e vetrine richiede nuova materia in un pianeta che ha già esaurito le risorse. Ma sarà spietata allorché i cittadini porteranno i politici e gli amministratori pubblici nelle aule di giustizia, per rispondere della loro inedia. E soprattutto, quando i consumAttori prenderanno coscienza del potere delle loro scelte d’acquisto per costringere i fornitori di beni e servizi a scelte sostenibili, rispettose del pianeta e di chi lo abita.
La protesta contro l’olio di palma – in Italia, come in Europa, è stata una buona prova generale. È giunta l’ora di prendere in mano le carte di credito anziché le molotov per imporre il cambiamento.
Égalité!
Dario Dongo
Note
(1) Si è già proceduto a breve analisi degli SDGs n. 1 e 2, ‘End Poverty’ e ‘Zero Hunger’, su https://www.greatitalianfoodtrade.it/idee/fame-e-denutrizione-il-mondo-alla-rovescia e https://www.greatitalianfoodtrade.it/progresso/stop-alla-fame-in-europa-iniziativa-popolare Del n. 12, ‘Ensure sustainable consumption and production patterns‘, su https://www.greatitalianfoodtrade.it/progresso/plastica-monouso-stop-da-strasburgo. E dello scenario descritto dall’ONU nel rapporto ‘The World in 2050’ (TWI2050)
(2) V. Rapporto ‘Climate Change’, IPCC, ottobre 2018
(3) Qualcosa di utile si spera anche per i contadini e quei 3,4 miliardi di individui che vivono nelle aree rurali da cui tuttora dipende il 70% della produzione alimentare globale (si veda l’articolo https://www.greatitalianfoodtrade.it/progresso/diritti-dei-contadini-dichiarazione-onu)
(4) Fonte Bloomberg NEF (BNEF), Climate Scope 2018. Il colmo è rappresentato dalla Polonia, che ospita il vertice sul ‘climate change’ e ricava dalle centrali a carbone l’80% della sua energia elettrica

Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.