L’Italia è il primo Paese ad avere introdotto regole sulla lotta integrata in agricoltura. Dopo avere sviluppato un’apposita norma volontaria, si è prescritta l’adozione di tale metodo in ogni azienda agricola sul territorio nazionale, a partire dall’1.1.14. A cinque anni di distanza, tuttavia, i dati non tornano. L’impiego di pesticidi nel Bel Paese rimane significativo.
Produzione integrata in agricoltura, storia e principi
Già nel 1976 la IOBC (International Organisation for Biological and Integrated Control) introdusse i concetti di‘ produzione agricola integrata’ e ‘lotta integrata’. L’organizzazione internazionale, a partire dal 1993, ha iniziato a pubblicare Linee guida generali e specifiche (riferite cioè a specifiche colture). In vista di quattro obiettivi fondamentali:
– sostenibilità ambientale,
– qualità delle produzioni,
– benessere degli animali,
– etica sociale.
Il sistema concepito da IOBC ha dunque tracciato la via del progresso, rispetto all’agricoltura convenzionale, mettendo a fuoco i principi da seguire nella produzione integrata. Approccio olistico di sistema, condivisione della conoscenza per garantire la stabilità dei sistemi agricoli (e così sicurezza degli approvvigionamenti, c.d. food security), nonché la riduzione dei costi di produzione e socio-ambientali. L’approccio integrato ambisce perciò a migliorare la fertilità dei suoli bilanciando i loro apporti nutritivi, promuovendo la biodiversità e qualità delle produzioni, oltre al benessere animale.
La produzione integrata ha trovato espressione regolativa nella norma tecnica Uni 11233:2009 e nel Sistema Qualità Nazionale Produzione Integrata (SQNPI). Oltreché, da ultimo, nello schema privato di certificazione GlobalGap. A ben vedere anche l’agricoltura biologica è un sistema di produzione integrata per quanto attiene a obiettivi, principi e modello operativo, nel quale, la regola impone il ciclo chiuso in termini di input esterni. In un sistema di produzione biologica che ha raggiunto la maturità, l’azienda non dovrebbe praticamente più utilizzare mezzi produttivi esterni. Solo in caso di dimostrata necessità ne potrà utilizzare, in numero limitato, e presenti nell’attuale lista positiva riportata negli allegati I e II del Reg. CE 889/2008.
Il Sistema Qualità Nazionale di Produzione Integrata definisce tale metodo come ‘un sistema di produzione agroalimentare che utilizza tutti i mezzi produttivi e di difesa delle produzioni agricole dalle avversità, volti a ridurre al minimo l’uso delle sostanze chimiche di sintesi e a razionalizzare la fertilizzazione, nel rispetto dei principi ecologici, economici e tossicologici’ (legge 3.2.11 n. 4).
Utilizzo di pesticidi in Italia, i dati
Dalla teoria ai fatti, l’impiego di pesticidi in Italia è ben superiore alla media europea. È necessaria un’inversione di rotta. Il rapporto ISPRA 2018 sul monitoraggio della qualità delle acque – eseguito mediante analisi di 17.275 campioni prelevati su 4.683 punti di monitoraggio – rivela la presenza di pesticidi nel 67% dei punti di prelievo delle acque superficiali e nel 33,5% di quelle sotterranee. La contaminazione da pesticidi interessa una media di 5 sostanze per campione, fino a un massimo di 55 sostanze.
Le vendite di prodotti fitosanitari in Italia, nel 2015, hanno raggiunto le 136.055 tonnellate (di cui 63.322 ton di pesticidi). Vale a dire, almeno 4,6 kg di chimica per ettaro (ha). Nettamente al di sopra della media il Veneto, con oltre 10 kg/ha. La Provincia di Trento, Campania ed Emilia-Romagna superano gli 8 kg/ha, il Friuli-Venezia Giulia si attesta su 7,6 kg/ha.
L’Italia è al quarto posto in Europa (dopo Malta, Olanda e Belgio) per l’impiego di pesticidi – espresso in quantità di sostanze per unità di superficie agricola (SAU) – che è circa 2.4 volte superiore alla media europea(!).
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Paese
Kg PA
SAU
Media
Malta
1.588.840
108.800
14,60
Netherlands
107.202.510
18.475.700
5,80
Belgium
63.303.670
13.079.000
4,84
Italy
55.840.851
12.098.890
4,62
Spain
714.541.560
233.002.200
3,07
Portugal
101.246.330
36.415.900
2,78
Germany
437.514.240
166.995.800
2,62
France
666.594.930
277.394.300
2,40
Greece
105.641.360
48.567.800
2,18
Slovenia
9.173.580
4.857.600
1,89
Czech Republic
61.885.830
34.914.700
1,77
Hungary
77.668.920
46.565.200
1,67
Denmark
42.049.700
26.193.400
1,61
Poland
221.917.860
144.098.700
1,54
Finland
32.738.220
22.824.000
1,43
Croatia
20.064.450
15.712.000
1,28
Austria
30.974.360
27.268.900
1,14
Slovakia
19.965.950
19.016.100
1,05
United Kingdom
165.907.050
173.269.900
0,96
Lithuania
25.131.200
28.612.500
0,88
Romania
105.856.510
130.558.500
0,81
Norway
7.597.370
9.962.700
0,76
Sweden
21.770.120
30.359.200
0,72
Latvia
12.504.820
18.777.200
0,67
Luxembourg
850.360
1.310.400
0,65
Estonia
5.673.680
9.575.100
0,59
Ireland
29.152.700
49.594.500
0,59
Bulgaria
11.962.700
46.509.400
0,26
Totale
3.156.319.671
1.646.118.390
1,92
Quantità di pesticidi distribuiti nel 2013 per singolo paese UE (kg/ha). Fonte: Enviromental European Agency 12.12.2016
Quali soluzioni
Il consumAttore è il padrone e dunque il motore del cambiamento. La scelta di alimenti biologici, ove disponibili a prezzi ragionevoli, costituisce un ottimo stimolo alla conversione delle colture. La discrasia tra i sommi principi della produzione integrata e i preoccupanti dati sull’impiego di pesticidi in Italia, del resto, non può che venire affrontato costruendo filiere sostenibili, come ‘ChainForFood’ e rigorosi disciplinari.
Il consumatore d’altra parte deve abbandonare il teorema della ‘convenienza a tutti i costi’. Deve imparare piuttosto a misurare la convenienza non nei soli termini di risparmio sui prezzi d’acquisto, ma anche di valore effettivo dei prodotti, inteso come l’insieme dei benefici che essi offrono ai singoli, all’ambiente e alla collettività. Il consumatore deve venire coinvolto, informato ed educato alla responsabilità delle proprie scelte. Poiché mangiare è senza dubbio un atto politico, con impatto significativo su tutto ciò che ci circonda.
Donato Ferrucci e Dario Dongo