I nuovi OGM non dichiarati: il caso NPBTs
Sono equiparabili agli OGM ma tendono a sfuggire alle maglie della normativa europea in materia. È pertanto concreto il rischio di trovarli sulla propria tavola senza neanche saperlo. I prodotti agroalimentari in questione sono realizzati con le “nuove tecniche di allevamento delle piante” (NPBTs – New Plant Breeding Techniques), che sviluppano nuovi tratti del seme all’interno di una determinata specie, grazie all’ingegneria genetica.
Le NPBTs sono oggetto di una forte opposizione da parte delle organizzazioni europee del biologico, che chiedono alla Commissione europea di equipararli agli OGM. All’inizio del 2016 la Federazione Internazionale dei Movimenti di Agricoltura Biologica Ue (IFOAM UE) ha trasmesso alla Commissione europea una posizione politica ove si chiede, tra l’altro, che queste nuove tecniche siano oggetto di un’apposita valutazione del rischio ai fini di autorizzazione, tracciabilità ed etichettatura obbligatoria specifica, come già previsto per gli altri prodotti OGM.
Dello stesso tenore il documento pubblicato dall’organizzazione degli agricoltori biologici tedeschi, VLOG, che evidenzia l’obbligo di garantire la sicurezza e la libertà di scelta dei consumatori. In assenza di regole coerenti a quelle stabilite per gli OGM, sostiene VLOG, i prodotti sottoposti a queste modifiche genetiche non possono essere monitorati, né possono venire sottoposti ad azioni correttive in casi di emergenza. In mancanza di una regolamentazione è ipotizzabile una massiccia diffusione di nuovi vegetali “diversamente OGM”, privi di controllo, in totale spregio del principio di precauzione.
La lobby delle nuove colture modificate sostiene invece l’inapplicabilità della normativa europea sugli OGM, perché nessun DNA estraneo sarebbe presente nei tratti dei nuovi semi. Si tratta perciò di un ennesimo cavallo di Troia volto a diffondere i nuovi prodotti sugli scaffali europei, dove è nota l’avversione dei consumatori agli OGM. Tuttavia, persino nella patria degli OGM, i nuovi incroci di laboratorio sono contrastati: il National Organic Standards Board statunitense ha infatti decretato che i prodotti ottenuti con le tecniche NPBTs non possono venire qualificati come biologici.