HomeIdeeAddio frutta italiana. La crisi, e la soluzione

Addio frutta italiana. La crisi, e la soluzione

La frutta italiana è destinata a scomparire in breve tempo, a causa delle vendite sottocosto e i sistematici ritardi di pagamento che affliggono gli agricoltori in Italia ancor più di quelli degli altri Stati membri UE.

Le imprese frutticole del Cuneese – così come, a livello nazionale, il COPOI (Coordinamento Produttori Ortofrutticoli Italiano) – portano avanti la protesta senza però ricevere alcun riscontro da Coldiretti e dal ministro Lollobrigida.

1) Vendite sottocosto, addio frutta italiana

I frutticoltori italiani, da diversi anni ormai, sono costretti a vendere i loro prodotti al di sotto dei costi di produzione. Le aziende agricole del Cuneese, ad esempio, coltivano mele, pesche, susine, kiwi, mirtilli di eccellenti varietà che – anche sulla base delle valutazioni fatte da ISMEA – non dovrebbero venire pagati meno di 0,45-0,55 euro/kg.

I prezzi vengono però imposti dagli acquirenti – siano essi cooperative, organizzazioni di produttori (OP) o loro associazioni (AOP), ovvero commercianti – e sono sempre inferiori ai costi che invece continuano ad aumentare, come i frutticoltori di Saluzzo e dintorni denunciano.

Le aziende agricole stanno così erodendo i loro risparmi e provano ad accedere a crediti non per investire ma solo per poter continuare a lavorare. Con un duplice, concreto rischio:

  • gli agricoltori sono prima o poi costretti a interrompere le produzioni, mandare a casa i lavoratori, chiudere le aziende e/o cedere i terreni, magari affittarli perché vengano ‘piastrellati’ con pannelli solari
  • i consumatori vedranno sparire la frutta italiana dagli scaffali dei supermercati, sostituita da quella in arrivo a dazio zero dall’Africa, il Sud-America e la Nuova Zelanda.

2) Speculazioni a danno di agricoltori e consumatori

Le testimonianze da Cuneo, Savigliano e Saluzzo – dove chi scrive è intervenuto alla manifestazione degli Agricoltori Autonomi Italiani, il 21 marzo 2024 – mostrano la gravità della situazione. Alle vendite sottocosto si aggiungono:

  • assenza, o carenza degli elementi essenziali, dei contratti di fornitura
  • biblici ritardi di pagamento, ad almeno 6-9 mesi dalla raccolta
  • continuo aumento dei costi di materie prime e forza-lavoro
  • difficoltà di reperire la manodopera nei flussi stagionali
  • rischi di impresa e di filiera totalmente a carico dei produttori.

I consumatori a loro volta pagano la frutta, in media, almeno dieci volte in più rispetto al prezzo corrisposto ai frutticoltori. L’inflazione alimentare è spesso perciò indicata come ‘greedflation’, cioè aumento dei prezzi dettato dall’avidità (greed) degli operatori a valle della filiera.

3) L’indifferenza storica di Coldiretti (e della politica)

Lo scandalo delle speculazioni sulla frutta italiana, a danno di agricoltori e consumatori, è stato messo in luce già a partire dal 2005 sulle cronache locali. Oltre 200 frutticoltori di Cuneo, Savigliano e Saluzzo, nel 2007, hanno altresì denunciato l’indifferenza di Coldiretti e della politica alle loro difficoltà, con una lettera di cui si riportano alcuni passaggi.

‘A quanto pare i politici non ci considerano più neanche in campagna elettorale, forse siamo rimasti in pochi e contiamo politicamente poco, ma i nostri rappresentanti sindacali cosa stanno facendo? E cosa facevano i funzionari che frequentano le sale di palazzo Rospigliosi, quando il governo scriveva la finanziaria?

Erano intenti ad ammirare la collezione di quadri o pensavano a come procurarsi qualche poltrona prestigiosa? Sicuramente non pensavano a difendere gli interessi di chi con li pagamento di tessere e con l’elevato costo di deleghe sindacali gli permette di frequentare certi ambienti (…).

Dovremmo prenderci un po’ di tempo per tutelare i nostri interessi e ricordarci che i proprietari delle nostre associazioni e organizzazioni sindacali siamo noi e i loro funzionari sono nostri dipendenti che devono lavorare e curare bene inostri interessi, cercare di portare a buon fine le nostre richieste ed esigenze’.

4) Francesco Lollobrigida e Alberto Cirio, parole inutili

Il ‘Tavolo frutta’ del Monviso – organizzato da Coldiretti e Confagricoltura, il 10 marzo 2023, senza consentire la partecipazione dei frutticoltori che ne avevano fatto richiesta – ha registrato ancora una volta le parole inutili di Francesco Lollobrigida (ministro dell’agricoltura) e Alberto Cirio (governatore della Regione). I quali, ça va sans dire, si sono guardati bene dall’affrontare le cause della crisi.

Frutta italiana sottocosto
Il tavolo e il distretto della frutta del Monviso incontrano il ministro dell’Agricoltura

Proprio il ministro, tramite le molteplici pec e le innumerevoli telefonate da parte della sottoscritta alla segreteria e al capo di gabinetto, è stato ben informato della situazione drammatica che stanno vivendo i frutticoltori. Ma a tutt’oggi le nostre richieste sono rimaste inascoltate e non è stato fatto nulla’, spiega l’agricoltrice Silvia Brero.

5) Sfracelli d’Italia, la beffa oltre il danno

Il sottosegretario al ministro dell’Agricoltura Patrizio Giacomo La Pietra, riferisce Silvia Brero, ha indicato che l’unica soluzione per risolvere il guaio del sottocosto è denunciare a ICQRF le pratiche commerciali sleali. Una vera beffa, atteso che proprio il senatore La Pietra è l’autore dell’emendamento alla legge di delegazione europea che ha escluso le cooperative, le OP e le AOP dalla disciplina delle pratiche commerciali sleali. (1)

Coldiretti ha infatti programmato e conseguito il boicottaggio della ‘Unfair Trading Directive’ (EU) 2019/633 su tutti i livelli, coinvolgendo tutte le forze politiche a suo servizio. Gli indizi non mancano:

– relatore della direttiva, ove il sottocosto non è contemplato tra le pratiche commerciali sempre vietate, è Paolo De Castro. Il quale poi, combinazione, è stato nominato presidente della Filiera Italia a cui partecipano i più grandi fornitori e clienti degli agricoltori italiani

– gli ‘accordi di filiera a doppio ribasso’ con le rappresentanze dell’industria alimentare e della grande distribuzione organizzata in Italia hanno visto quale protagonista proprio Coldiretti, come chi scrive ha a suo tempo denunciato (2)

– la trasposizione della direttiva, con illecita esclusione di OP, AOP e cooperative (i cui danni esemplari sono stati mostrati proprio in Piemonte, nella filiera del latte, ove pure Coldiretti ha avuto un ruolo. V. nota 3), ne è la risultante. (4)

6) Cambiare strada

Gli agricoltori e i consumatori italiani dovrebbero maturare la consapevolezza che i gravi squilibri tuttora vigenti nella catena del valore derivano da un sistema politico succube alle pretese di Coldiretti, i cui interessi sono divergenti se non antitetici ai loro.

È ora di cambiare strada, coi trattori nelle piazze come alle elezioni europee dell’8-9 giugno 2024. Stracciare le tessere dei ‘Minions’, pretendere la immediata riforma del decreto legislativo 198/21 nei termini già indicati, anche nel programma politico dello scrivente (5,6).

Nel segreto dell’urna, una rivoluzione. #PaceTerraDignità

#VanghePulite.

Dario Dongo

Note

(1) Dario Dongo. Pratiche commerciali sleali e legge di delegazione europea, analisi critica. GIFT (Great Italian Food Trade). 24.4.21

(2) Dario Dongo. Pratiche commerciali sleali, accordo di filiera al doppio ribasso. GIFT (Great Italian Food Trade). 7.3.21

(3) Dario Dongo. Pratiche commerciali sleali, l’Italia prova a escludere cooperative e organizzazioni dei produttori. GIFT (Great Italian Food Trade). 17.10.21

(4) Dario Dongo. Pratiche commerciali sleali, i guai del d.lgs. 198/2021. GIFT (Great Italian Food Trade). 4.12.21

(5) Dario Dongo. #AgricoltoriUniti, il manifesto 2 marzo 2024. GIFT (Great Italian Food Trade). 27.2.24

(6) Dario Dongo. Pace, Terra e Dignità. Il nostro movimento alle elezioni europee 2024. GIFT (Great Italian Food Trade). 14.3.24

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