Un italiano su tre compra cibo sulle piattaforme di food delivery. Aumentano i consumi, come già rilevato nel rapporto Eurispes Italia 2020, ma anche le aspettative.
Food delivery, mercato in crescita
Il 37% degli italiani ordina la consegna di pasti a domicilio, ricorrendo alle app di food delivery tramite telefono o computer. Il dato emerge dall’analisi Coldiretti-Censis, elaborata in occasione della pubblicazione del nuovo paniere Istat. Laddove quest’anno sono stati inseriti – tra i beni e servizi di riferimento per il calcolo dell’inflazione – anche il food delivery e il sushi take away.
Il mercato del food delivery – dominato da piattaforme come Just Eat, Glovo, Foodora, Deliveroo, Bacchette Forchette, Uber Eats, per citare le più note – conta già 18,9 milioni di italiani. Tra questi, 3,8 milioni acquistano cibo a domicilio con regolarità, altri 15,1 milioni solo occasionalmente. E continua a crescere, come già si era rilevato nel 2019.
La domanda è trainata dalla poca voglia degli italiani di cucinare e riordinare la cucina ogni giorno (57,3%). Seguono la comodità di ricevere in casa amici e parenti senza doversi trattenere ai fornelli (34,1%) e la condivisione di piatti originali.
Le aspettative dei consumatori italiani
L’analisi del Censis evidenzia altresì come alla diffusione dei consumi si accompagni una crescente aspettativa, da parte dei consumatori italiani. Nei confronti delle grandi piattaforme di food delivery, ma anche dei loro fornitori. Le richieste riguardano infatti:
– il rispetto dei diritti del lavoro dei riders, i fattorini (38,1%),
– la garanzia della sicurezza alimentare nelle fasi di trasporto degli alimenti, per evitare contaminazioni e preservare la qualità del cibo (28%),
– la qualità degli ingredienti impiegati nella preparazione dei pasti (25,3%),
– la filiera corta, vale a dire l’impiego di prodotti tipici e il ricorso a fornitori locali (17,7%).
L’impatto ambientale del servizio di food delivery non è stato invece considerato, purtroppo. E merita invece altrettanta attenzione, considerati:
– il ricorso sistematico a oggetti in plastica monouso (stoviglie), a breve tra l’altro vietati,
– l’utilizzo diffuso di vaschette in alluminio, inadatte tra l’altro a entrare in contatto con alcune categorie di alimenti, come si è visto,
– l’inquinamento atmosferico provocato dall’impiego di veicoli non elettrici per le consegne.
L’evoluzione del servizio di consegna a domicilio, intanto, va oltre i pasti pronti. Secondo il Delivery Report 2019 della spagnola Glovo, che consegna vari generi di prodotto in oltre 100 città italiane, gli ordini sono cresciuti del 247% rispetto al 2018.
Le richieste sono concentrate nei giorni feriali. Il 66% degli ordini è inoltrato tra lunedì e venerdì, il restante 34% nel week-end. Le consegne riguardano gli acquisti fatti presso gli esercizi commerciali convenzionati. Ancora pochi, come si appura visitando il sito di Glovo: farmacie (una sola a Roma), fiorai, un paio di catene di indumenti intimi, etc.

Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".