HomeMercatiMandorla di Avola, l’analisi del DNA svela due maxi-frodi sui confetti

Mandorla di Avola, l’analisi del DNA svela due maxi-frodi sui confetti

L’Università di Catania ha aiutato il Consorzio della  Mandorla d’Avola  a intercettare due maxi-frodi, prontamente segnalate all’ICQRF  (Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e della Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari, presso il  MiPAAFT).  Confetti  italiani di marca, distribuiti in Esselunga e Auchan, venivano presentati come ripieni del pregiato frutto siciliano. Ma l’analisi del DNA ha rivelato invece trattarsi di mandorle d’importazione, dal valore commerciale inferiore. Si attendono ora gli interventi del MiPAAFT e delle Procure della Repubblica competenti per territorio.

La mandorla d’Avola  è registrata negli elenchi dei PAT, Prodotti Agroalimentari Tradizionali italiani, presso la Regione Sicilia e il MiPAAFT. (1) Il suo Consorzio di tutela ha creato un apposito marchio collettivo, il cui impiego è consentito agli operatori che rispettino l’apposito disciplinare e si sottopongano a certificazione. Ed è attivo, come questi casi dimostrano, nella  vigilanza sulle contraffazioni come nell’attività di promozione.

Analisi del DNA, la prova regina

La frode in commercio  è stata segnalata al Consorzio da alcuni consumatori, insospettiti dal basso prezzo dei confetti venduti sul canale della GDO (Grande Distribuzione Organizzata) con esplicito richiamo al prodotto tradizionale di Avola.

Già a un primo esame  visivo e organolettico, i prodotti in questione sono parsi privi degli attributi basilari della mandorla di Avola. La forma caratteristica, piatta e ovale, e il  sapore distintivo. I campioni sono stati quindi trasmessi ai laboratori dell’Università di Catania, che vanta diversi studi sul Dna delle mandorle italiane  e straniere.

Le frodi in commercio sui confetti italiani

Il risultato  delle analisi ha confermato i sospetti del Consorzio. Evidenziando la mancata corrispondenza del profilo genetico delle mandorle in esame con quello precedentemente caratterizzato sulle varietà Mandorla di Avola.

Il Consorzio  di tutela della Mandorla di Avola  ha quindi segnalato i due casi, in data  17.7.19,  alla direzione anticontraffazione del ministero delle Politiche agricole. Evidenziando la ricorrenza di indizi gravi e concordanti sulle due ipotesi di frode in commercio.

Il delitto di cui all’articolo 515  ‘del codice penale si verifica quando nell’esercizio di una attivitàommerciale si “consegna all’acquirente una cosa mobile per un’altra, ovvero una cosa mobile, per origine, provenienza, qualità quantità diversa da quella dichiarata o pattuita. La pena prevista èa reclusione fino a due anni o una multa fino a duemila sessantacinque euro’, sottolinea il Presidente del Consorzio Antonio Scacco. Il quale raccomanda ai consumatori ‘prima di acquistare prodotti con la scritta Mandorla di Avola, di verificare sempre la presenza del marchio collettivo del Consorzio di tutela, che attesta la partecipazione delle aziende al sistema di tracciabilitàella filiera’.

Il danno dell’anonimato

Nonostante la quasi-certezza  dell’abuso, le due imprese accusate di contraffazione rimangono a tutt’oggi protette dall’anonimato. Il Consorzio ha infatti scelto di non divulgare i loro nomi, la cui conoscenza avrebbe consentito ai consumatori di astenersi dall’acquisto di prodotti delle imprese stesse.

I nomi delle imprese  incriminate saranno resi pubblici solo a seguito delle loro condanne definitive, nell’apposito documento pubblicato ogni anno dal Ministero della Salute. (2) Dovrebbero invece venire resi disponibili subito, in quella logica di  Name & Shame  che chi scrive indica  da tempo  come lo strumento più efficace per prevenire le  frodi alimentari, in Italia e in Europa.

Responsabilità penale e amministrativa, strumenti di prevenzione

I fascicoli  sono  ora nelle mani dell’ICQRF e della Direzione anticontraffazione del ministero delle politiche agricole. A seguito delle prime indagini, che comprenderanno la verifica dei registri della rintracciabilità, gli atti verranno trasmessi alle competenti Procure della Repubblica. Le quali dovranno anche considerare la responsabilità amministrativa  degli enti, ai sensi del d.lgs. 231/01, per  i reati di frode commessi a loro ingiusto vantaggio.

La  blockchain  pubblica  dovrebbe frattanto venire considerata, dalle filiere produttive e distributive, come la via maestra per garantire la disponibilità di ogni informazione relativa alla  supply-chain. Laddove un sistema di tracciabilità asseverato da una tecnologia incorruttibile di notarizzazione digitale dei dati può effettivamente mitigare i rischi di frodi alimentari e garantire al consumatore la trasparenza su origine, conformità alle regole e sostenibilità dei prodotti in offerta a scaffale.

Dario Dongo e Marta Strinati

Note
(1)  Nella 19° revisione del 7/2/2019 la mandorla di Avola è inserita al n.74 dell’elenco relativo alla Regione Siciliana, nella sezione riservata ai prodotti vegetali allo stato naturale o trasformato
(2) Cfr.  DL 18.6.86, n. 282, convertito in legge 7.8.86, n. 462, ‘concernente le misure urgenti in materia di prevenzione e repressione delle sofisticazioni alimentari’. Gli elenchi pubblici annuali delle imprese e dei produttori che abbiano riportato condanne con sentenza passata in giudicato per reati di frode e di sofisticazione alimentare sono disponibili sul sito web del Ministero della Salute, su  http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=1186&area=sicurezzaAlimentare&menu=vuoto

Marta Strinati

Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

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