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Integrità della filiera, rivoluzione necessaria

Sulla integrità della filiera alimentare il professor Chris Elliott, Professore in sicurezza alimentare e direttore dell’Istituto ‘Global Food Security’ alla Queen’s University di Belfast, ha di recente lanciato un appello. (1) Una rivoluzione è necessaria, e si può articolare su sei concetti-chiave. Cogliamo lo spunto per esprimere umili note aggiuntive e commenti.

1) Il cibo che produciamo dev’essere sicuro

La sicurezza alimentare rimane al centro delle politiche europee di settore, almeno in teoria. Nella pratica, il recente scandalo del latte in polvere per neonati contaminato da salmonella, prodotto da Lactalis in Francia e richiamato in 83 Paesi, è solo l’ultimo sintomo di un sistema che non funziona. E la Commissione europea, come si è più volte denunciato su questo sito, continua a latitare. (2)

La questione focale, secondo il professor Chris Elliott, è se l’industria alimentare e la politica intendano davvero orientarsi verso l’integrità della filiera. I cambiamenti richiesti sono significativi, e così pure gli investimenti, ma questa appare l’unica via per realizzare gli obiettivi posti. I quali attengono a sicurezza alimentare e salute pubblica – considerando altresì la sicurezza nutrizionale – ma anche alla sostenibilità socio-ambientale delle produzioni.

Le tossinfezioni alimentari in Inghilterra sono state 1 milione ogni anno, sottolinea il professore. (3) Il dato preoccupa e dovrebbe fare riflettere sui pericoli associati ai tagli alla sanità pubblica, che inevitabilmente comportano la riduzione dei controlli pubblici ufficiali sulla sicurezza alimentare. (4)

2) Il cibo che produciamo dev’essere autentico

La rintracciabilità degli alimenti – introdotta dal General Food Law, su scala generale, a partire dall’1.1.2005 (5) – non basta a prevenire le frodi alimentari. E neppure il https://www.greatitalianfoodtrade.it/etichette/controlli-il-ruolo-dellamministrazione-sanitaria/ sarà in grado di mitigarle.

Il professor Chris Elliott è stato uno dei protagonisti nella gestione del c.d. Horsemeat scandal, allorché enormi quantitativi di carne equina – spacciati per carne bovina – vennero messi in numerosi prodotti alimentari, anche di Big Food, circolati in tutta Europa.

Le frodi alimentari ricorrono tuttora, spesso lontane dai riflettori poiché localizzate, e meritano l’adozione di apposite misure in tutti gli Stati membri, sotto il coordinamento della Commissione europea.

L’informazione al consumatore dovrebbe a sua volta perseguire obiettivi di trasparenza, ma gli sforzi del legislatore europeo in questa direzione sono vanificati, a più riprese, dall’Esecutivo di Bruxelles. Come si è visto, di recente, con la beffa sull’etichettatura d’origine dell’ingrediente primario. (6)

3) Il cibo che produciamo deve essere nutriente

Sicurezza nutrizionaleprofili nutrizionali. Inutile nascondersi dietro i falsi paradigmi sull’equilibrio della dieta, non si può più prescindere dal considerare il cibo-spazzatura in quanto tale.

A livello globale, ricorda Chris Elliott, la denutrizione affligge circa 1 miliardo di individui e la malnutrizione per eccesso – con obesità e malattie correlate – ne colpisce altri 2, su una popolazione di 7,5. Il professore si sofferma sui deficit ancor più diffusi di vitamine liposolubili e sali minerali (selenio, magnesio, zinco, iodio), oltreché di acidi grassi preziosi come gli Omega-3. 

Come può un sistema alimentare basarsi sull’integrità della filiera quando i due terzi della popolazione mondiale sono deficitari di micronutrienti, chiede il professore? Serve una nuova rivoluzione industriale, col sostegno della politica e il contributo della scienza. Anche per migliorare i tenori di micronutrienti nei cibi, con metodi naturali.

4) Le filiere di produzione dei nostri cibi siano sostenibili

La sostenibilità è un imperativo di ogni attività antropica odierna sul pianeta. Agricoltura, allevamento, trasformazione e distribuzione degli alimenti hanno un ruolo importante nel consumo di risorse naturali come nelle emissioni di gas-serra

Dalle parole ai fatti, si può e si deve fare di più. Incrementare le rese senza impoverire i raccolti né inquinare l’ambiente, grazie alla riduzione d’impiego degli agrotossici ad esempio. Diminuire l’impronta ambientale dei processi, con l’aiuto delle tecnologie. 

Gli sprechi alimentari vanno altresì ridotti, a partire dalla filiera agricola primaria, fino al recupero del surplus food.

5) Il nostro cibo va realizzato secondo i più elevati standard etici

La questione etica si ripropone sotto diverse prospettive. Da un lato si osserva la crescente attenzione dei consumatori – e dei Millennials in particolare – verso l’impatto delle filiere, ovunque basate, sulle società e l’ambiente.

L’invasione di cibi extra-UE realizzati in condizioni di dumping socio-ambientale – spesso a dazi d’importazione ridotti o assenti, a causa delle forsennate politiche commerciali di questa Commissione europea (7) – è del resto sotto gli occhi di tutti.

La filiera così tende a dis-integrarsi, poiché le materie prime e i prodotti alimentari di cui sopra inevitabilmente vincono la battaglia sui prezzi con quelli realizzati in Europa. I cui maggiori costi sono legati, tra l’altro, al rispetto delle più severe norme a tutela di ambiente, lavoratori e sicurezza.

6) Rispettiamo l’ambiente e i lavoratori 

I diritti di ambiente e lavoratori sono aggrappati alle scelte globaliste di Big Food, le 10 grandi sorelle e i loro emuli. I quali – al di là di isolate operazioni, tra marketing e greenwashing – prediligono sempre il risparmio sui costi delle materie prime, a tutti i costi. 

Sfruttamento dei lavoratori, rapina delle terreschiavitù – anche minorile – e devastazione dell’ambiente nei Paesi lontani. Sono questi i costi del risparmio di Big Food, che non a caso insiste a nascondere l’origine delle materie prime e la sede dello stabilimento in etichetta.

Amazon a sua volta è un caso paradigmatico di sfruttamento dei lavoratori, a pochi passi dalle nostre case. Ma qui purtroppo i consumatori sono i primi a inseguire l’abbaglio del risparmio, trascurando i costi sociali delle loro scelte d’acquisto.

Una rivoluzione è necessaria, ha proprio ragione il professor Elliott, a partire dalle coscienze di ciascuno. 

Dario Dongo

Note

(1) Su https://www.foodmanufacture.co.uk/Article/2018/01/18/Six-principles-to-reshape-the-food-supply-system-Professor-Elliott

(2) Vale la pena al proposito richiamare un paio di precedenti crisi di sicurezza alimentare occorse in UE nei trascorsi mesi. L’epidemia britannica da epatite E causata da carni suine fresche di Germania e Olanda, e il Fipronil https://www.greatitalianfoodtrade.it/idee/uova-al-fipronil-riflessioni-sull-ennesima-frode-alimentare-in-europa

(3) La situazione in USA è ben peggiore, con un cittadino su sei colpito da tossinfezioni alimentari ogni anno. A riprova, ove mai ve ne fosse bisogno, che la ‘mano invisibile’ del mercato non basta a garantire la sicurezza alimentare, senza adeguati controlli pubblici

(4) I controlli pubblici ufficiali in Italia https://www.greatitalianfoodtrade.it/salute/controlli-ufficiali-alimenti-in-italia-dati-2016 funzionano meglio che altrove, grazie al cospicuo dispiego di risorse pubbliche a ciò dedicate. L’attenzione deve comunque venire mantenuta ai massimi livelli, con adeguate risorse e formazione del personale 

(5) V. reg. CE 178/02, articolo 18. Si veda anche l’articolo https://www.foodagriculturerequirements.com/archivio-notizie/domande-e-risposte/rintracciabilità-interna-rispondono-l-avv-dario-dongo-e-il-dr-alfredo-rossi

(6) V. articolo https://www.greatitalianfoodtrade.it/etichette/origine-ingrediente-primario-vincitori-e-vinti. Senza dimenticare le inutili relazioni della Commissione sull’origine della materia prima https://www.foodagriculturerequirements.com/approfondimenti_1/etichettatura-d-origine-prosegue-il-dibattito-tra-commissione-e-parlamento-europeo

(7) Si citano a esempio le impennate sulle importazioni di riso a dazio zero dai Paesi EBA (Everything But Armshttps://www.greatitalianfoodtrade.it/mercati/salvare-il-riso-italiano-stop-alle-importazioni-per-frenare-la-crisi e i contingenti tariffari, sempre a dazio zero, concessi all’olio d’oliva tunisino https://www.foodagriculturerequirements.com/archivio-notizie/europa-nuove-aperture-all-olio-di-oliva-tunisino

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