Dopo la mega-evasione fiscale, la cyber-schiavitù. Amazon Prime-ggia su tutti i fronti.
La schiavitù nella filiera alimentare (e la globalizzazione dello sfruttamento)
Quando si parla di schiavitù nella filiera alimentare il pensiero corre ai Paesi in Via di Sviluppo. Alla produzione di olio di palma e alla pesca nel Sud-Est asiatico, alle coltivazioni di cacao in Africa occidentale e alla cera di carnauba nel Nord-Est del Brasile (quella che poi finisce nelle caramelle Haribo).
La schiavitù in Europa si ricollega ai campi polverosi e assolati del Meridione, in Italia e Spagna, ove i migranti vengono sfruttati per la raccolta di frutta e ortaggi. E i soli ad arginare lo scempio, salve rare eccezioni, sono gli operatori più responsabili, nell’industria e nella Grande Distribuzione Organizzata. Quelli che definiscono e applicano appositi protocolli a garanzia della sostenibilità della filiera di approvvigionamento. Come Coop Italia, che a partire dal 1998 ha adottato lo standard SA 8000.
Amazon, la cyber-schiavitù
Il giovane Alan Selby, giornalista e maratoneta, ha lavorato in incognito nel più nuovo magazzino di Amazon a Tilbury in Essex, Inghilterra. Cinque settimane nella centrifuga delle spedizioni immediate. ‘Fai clic per ricevere ora’, e il cyber-schiavo come un criceto corre a prendere la merce da esitare in una manciata di secondi. (1)
Il sistema controlla e cronometra, i tempi di gestione dei pacchi come le ritirate. E i cyber-schiavi devono sempre restare in guardia, all’attenti, mai un attimo seduti, neppure se l’ordine non scatta. Sotto turni estenuanti, 55 ore di questi tempi, a macinare chilometri sotto le luci artificiali dei magazzini illuminati a giorno h24. Anche il giovane maratoneta va in affanno, figurarsi gli altri. Ambulanze al pit-stop, per i criceti esausti.
Il clima è minaccioso, prendere o lasciare. Ma la protesta sale e si aggrega, in Italia e Germania, proprio sotto il Black Friday. È sciopero dei lavoratori, circa il 60% secondo i sindacati.
Per denunciare lo sfruttamento, le fatiche e le usure di ciascuno. Usure fisiche alle articolazioni e mentali, da stress. Dietro la minaccia dei mancati rinnovi dei contratti super-precari.
‘Il conflitto sociale c’è ma non riesce ad avere un carattere collettivo. C’è una grande frammentazione, addirittura competizione fra i lavoratori. Come dimostrano i casi di Amazon e Ikea le imprese arrivano a ricattare i lavoratori: o accetti le loro condizioni oppure non lavori.’ (Maurizio Landini a il Manifesto, 2.12.17)
La risposta del colosso USA segue il copione ultra-liberista. Gli scioperanti vengono rimpiazzati con i precari di riserva, le riunioni coi sindacati rinviate al mese successivo. L’idea pare anzi esser quella di incontrare i lavoratori singolarmente, facendo leva sulle debolezze individuali, anziché affrontare le loro rappresentanze. Divide et Impera.
Sicurezza sul lavoro, il parere del giuslavorista
Abbiamo interpellato un avvocato giuslavorista, Luigi Corrias del Foro di Milano. ‘Le notizie sulla situazione Amazon non stupiscono più di tanto’ – afferma Corrias – ‘poiché ancora oggi, nel nostro Paese, la tutela della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro non risulta né effettiva né diffusa.’
‘Il quadro normativo di riferimento in tema di sicurezza è assolutamente incisivo, poiché la salute è un diritto garantito dalla Costituzione della Repubblica Italiana, agli articoli 2 e 32. Si aggiungono le tutele offerte da leggi quali il D.Lgs. 81/2008, in tema di sicurezza dei luoghi di lavoro, e dal codice penale. Con gli articoli 431 e 451, che si applicano nei casi di infortuni sul lavoro.’ (Luigi Corrias, avvocato)
I doveri a carico del datore di lavoro sono altresì precisati nel codice civile, all’articolo 2087. ‘L’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo le particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori d’opera.’
‘Tale normativa può trovare applicazione in casi come quello di Amazon’, prosegue l’avvocato Luigi Corrias. ‘Le situazioni di grave, prolungato e illegittimo comportamento datoriale – ad esempio, l’imposizione di turni massacranti, l’assenza di pause o di riposi, l’obbligo continuativo di straordinari anche notturni e festivi, etc. – possono integrare violazione delle norme di sicurezza. O comunquedel dovere civilistico di garantire la sicurezza, posto in capo al datore di lavoro, e causare danni alla salute dei lavoratori.’
Questo sistema di tutele è tuttavia minacciato dalle riforme legislative degli ultimi anni, che hanno reso più agevole il ricorso a rapporti di lavoro caratterizzati da una diffusa precarietà. I dati ISTAT evidenziano come – a dispetto dell’abolizione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori operato dal Jobs Act (2) – il rapporto a tempo determinato rappresenti ormai l’80% dei nuovi contratti di lavoro (insieme ad altre forme di flessibilità, come la somministrazione del lavoro, etc.).
Si comprende così perché il lavoratore, soprattutto quello precario, possa venire indotto ad accettare condizioni di lavoro molto gravose, anche al limite della norma (o addirittura in violazione delle normative legali e contrattuali). E desista dal promuovere la tutela dei propri diritti, a fronte del rischio di perdere l’unica fonte di sussistenza .
Conclusioni
La cyber-schiavitù di Amazon, al pari di altre forme di sfruttamento dei lavoratori nella filiera alimentare, non può né deve venire tollerata ulteriormente.
La solidarietà è l’unica via da perseguire. E se Jeff Bezos non imparerà a rispettare il valore del lavoro, i consumAttori dovranno aiutarlo a comprendere. Dal Black Friday ai Red Friday, boicottare per educare.
Dario Dongo
Note
(1) Cfr. http://www.mirror.co.uk/news/uk-news/timed-toilet-breaks-impossible-targets-11587888
(2) D.lgs. 23/2015

Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.