Uova al Fipronil, l’ennesima frode alimentare in Europa su cui vale la pena riflettere. A quattro anni di distanza dallo Horsegate (1) e a pochi mesi da Carne Fraca. Il regolamento europeo sui controlli pubblici ufficiali è stato aggiornato, ma il sistema si rivela ancora una volta inefficace. Vediamo perché.
Tonnellate di uova contaminate da Fipronil – insetticida ammesso nel trattamento degli animali domestici, ma non di quelli destinati a entrare a far parte della filiera alimentare poiché incompatibile con la salute umana – sono state prodotte in Olanda e diffuse nell’intero continente, Inghilterra compresa.
Il copione della frode è sempre lo stesso. Un manipolo di delinquenti utilizza una sostanza vietata – in quanto pericolosa – per risparmiare sui costi di produzione degli alimenti che, grazie al loro prezzo vantaggioso, trovano ampia diffusione sul mercato. In particolare sul canale Business to Business, B2B, ove l’autocontrollo dovrebbe essere particolarmente rigoroso e invece cede il passo alla logica del profitto senza scrupoli.
I controlli pubblici ufficiali nei Paesi ove la crisi è sorta si sono rivelati del tutto inidonei. A ciò si è aggiunto il dolo delle autorità di Belgio e Olanda, che hanno atteso il 20 luglio 2017 per comunicare agli altri Stati membri le notizie sulla vicenda a loro note dall’inizio di giugno. E solo dopo che la crisi di sicurezza alimentare è divampata nel Mercato interno ben 180 allevamenti avicoli sono stati chiusi in Olanda, per ordine delle autorità locali.
Tutto bene? Un eufemismo. Il sistema di regole europee stabilite a seguito della crisi BSE (‘mucca pazza’) si è rivelato ancora una volta inefficace. Le uova pericolose hanno raggiunto gli scaffali in almeno 15 Stati membri, sotto forma di ovoprodotti trasformati in maionese e altre salse, dolci e pancake. E i tentativi di rassicurazione sulla ‘quasi assenza’ di pericoli per i consumatori, da parte delle autorità nazionali, non reggono la forza d’urto. Ancora una volta, è compromessa la fiducia verso le singole filiere e il sistema nel complesso.
È giunta l’ora di cambiare registro. Per il Commissario – lo stesso che in oltre un anno dall’emersione del rischio genotossico e cancerogeno su olio di palma non ha fatto nulla – è ora di rassegnare le dimissioni. A riprova della sua inidoneità ad assolvere l’incarico, ha convocato una riunione sul Fipronil il 26 settembre, oltre due mesi dopo la notizia della crisi di sicurezza alimentare! Il presidente della Commissione, nell’assumerne temporaneamente le veci, dovrebbe invece convocare i vertici del Food and Veterinary Office (FVO) per chiedere conto degli audit condotti in Olanda e Belgio, le cui pubbliche autorità hanno responsabilità primaria di questa crisi.
Sanzioni. Almeno da una dozzina d’anni ormai (2) si attende di un allineamento dei regimi sanzionatori in auge nei vari Stati membri, i quali tutti dovrebbero già avere adottato sanzioni efficaci e dissuasive contro le frodi alimentari. Che in alcuni Paesi come l’Italia sono punite come atti criminali, in altri soggette a risibili sanzioni amministrative. Ma la Commissione europea, che avrebbe dovuto provvedere a controlli e raccomandazioni, è stata finora latitante. Il nuovo Commissario dovrà riprendere le fila anche di ciò.
Name & Shame. Il doveroso passo successivo è quello di pubblicare i nomi di tutte le imprese e i loro responsabili, oltreché degli intermediari che secondo copione hanno organizzato la triangolazione pan-europea delle merci pericolose. (3) I responsabili di frodi alimentari, e i loro complici, devono venire identificati in un registro europeo e banditi dall’esercizio di alcuna attività nella filiera di alimenti e mangimi.
La connivenza degli enti di certificazione va altresì sanzionata. In un’Europa che tende a ottimizzare i controlli pubblici ufficiali attribuendo crescente fiducia alle certificazioni di schemi di sicurezza alimentare, (4) frodi di tale entità non possono e non devono passare inosservate agli ispettori privati. Come è invece accaduto in Inghilterra, la patria dello schema di certificazione BRC, ove le uova a rischio hanno raggiunto gli scaffali di tutti i player della Grande Distribuzione Organizzata.
La sede dello stabilimento di produzione deve venire prescritta come obbligatoria sulle etichette di tutti gli alimenti prodotti in UE. Per rafforzare con pragmatismo e trasparenza la rintracciabilità dei prodotti alimentari, (5) e ridurre il rischio di ripercussioni generalizzate delle crisi alimentari su filiere nazionali che ne sono rimaste indenni. Poiché troppe volte in questi anni le produzioni virtuose di singoli Paesi membri hanno pagato i danni legati alla sfiducia dei consumatori a causa di crimini commessi altrove. Ora basta!
Per ulteriori approfondimenti sul tema, si suggerisce la lettura di ‘Sicurezza Alimentare, tra regole cogenti e norme volontarie‘.
Dario Dongo
Note
(1) Lo scandalo delle carni equine immesse nella filiera alimentare europea, Italia esclusa, in fraudolenta sostituzione delle carni bovine
(2) Cfr. reg. CE 178/02 e reg. CE 882/04 (quest’ultimo abrogato dal successivo reg. UE 2017/625)
(3) Nello scandalo in esame, secondo le prime notizie, il Fipronil sarebbe stato acquistato in Romania da una società belga che lo avrebbe fornito già dal 2016 a un allevamento industriale olandese, il quale ha venduto milioni di uova a imprese trasformazione in Germania, Inghilterra, Francia, Danimarca, Svezia, Romania, Lussemburgo, Svizzera
(4) I fatidici Food Safety Management Systems, come FSCC 22000, BRC, IFS, etc.
(5) La rintracciabilità degli alimenti e mangimi è stata definita, in termini che ormai appaiono eccessivamente generici, all’articolo 18 del reg. CE 178/02, c.d. General Food Law

Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.