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Social marketing di cibo-spazzatura, servono regole a tutela dei minori. Big Food all’assalto del cyberspazio

Al di là delle vacue promesse di auto-regolazione, Big Food usa il cyberspazio per bombardare i minori con il social marketing per promuovere il cibo-spazzatura. Uno studio canadese ne mostra i pericoli.

Abbiamo già denunciato la diffusione virale di modelli comportamentali scorretti rivolti ai minori, sui social media. Laddove si promuove sia il consumo smodato, sia l’utilizzo ludico e lo spreco di alimenti c.d. HFSS (High Fats, Sugars and Sodium). Con incessante e ripetuto richiamo ai loro brand, nella pubblicità e nei contenuti video.

Bambini e adolescenti sono vittime di un bombardamento continuo, che si aggiunge a quello della pubblicità televisiva per invadere ogni canale di intrattenimento tramite smartphone e tablet. Le piattaforme di video sharing come YouTube, in particolare, che intrattengono i ragazzi per ore e ore, in qualsiasi luogo e orario. (1)

Le c.d. challenge, al di là della solo apparente ingenuità, sembrano studiate a tavolino per indurre all’acquisto di cibo-spazzatura da utilizzare sia per giochi di ‘abilità’, sia per gare di consumo parossistico ovvero per impieghi diversi rispetto all’alimentazione. Sulla falsariga degli esperimenti un tempo attribuiti al ‘piccolo chimico’.

Protagonista Big Food

Sarà un caso, o forse no, ma i diversi canali riferiscono proprio a determinati prodotti alimentari. Bevande gassate, dolciumi, chewing-gum, precisamente identificati con gli stessi marchi. Si tratta sempre di prodotti industriali e soprattutto di alimenti non necessari, rispetto ai fabbisogni indicati nelle linee guida per una sana alimentazione.

Non v’è da stupirsi perciò se anche in Italia – la patria della dieta mediterranea – un piccolo su quattro non assume neppure una porzione di frutta e verdura al giorno (delle cinque raccomandate). Né se quattro su dieci assumono con frequenza bevande gassate e zuccherate. Il sovrappeso così colpisce il 21% dei bambini italiani, l’obesità il 10% (con riduzione di dieci anni nell’aspettativa di vita). (2)

L’Università di Ottawa ha condotto una ricerca (3) sul ‘marketing to children’, per conto della ‘Heart and Stroke Foundation of Canada’. I bambini canadesi trascorrono almeno un paio d’ore al giorno davanti alla tv, fino a otto di fronte a un video. Anche lì quasi tutti gli alimenti pubblicizzati sono ‘unhealthy’, (4) e si contano 25 milioni di inserzioni annue su solo 10 siti web.

L’auto-regolazione proposta da Big Food si riconferma quindi una mera operazione cosmetica, di greenwashing, del tutto inidonea rispetto agli obiettivi di migliorare le condizioni di salute dei nostri giovani. È indispensabile e urgente vietare ogni forma di promozione degli alimenti squilibrati dal punto di vista nutrizionale. (5) Come da anni chiede BEUC, (6), la Confederazione europea per i consumatori, a tutt’oggi in attesa di riscontri.

Dario Dongo

Note

(1) Il 35% dei bambini italiani sotto i 9 anni trascorre almeno 2 ore al giorno davanti alla tv o ai videogiochi o video, secondo quanto riportato dal Min. Sal. nel rapporto ‘Okkio alla salute

(2) Dati 2014, Ministero della Salute

(3) Cfr. http://www.heartandstroke.ca/-/media/pdf-files/canada/2017-heart-month/heartandstroke-reportonhealth2017.ashx

(4) Sono considerati ‘insalubri’ gli alimenti che non rispondono ai profili nutrizionali definiti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, https://www.greatitalianfoodtrade.it/profili-nutrizionali-loms-avanza-e-leuropa-retrocede/

(5) V. precedente nota 4

(6) http://www.beuc.eu/game-over

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