HomeSicurezzaInquinamento da PFAS, quasi quattromila morti in più in 30 comuni veneti

Inquinamento da PFAS, quasi quattromila morti in più in 30 comuni veneti

Un decesso in più ogni tre giorni. È questo l’effetto della contaminazione ambientale da PFAS sulla popolazione residente nella ‘zona rossa’ veneta, 30 comuni tra Veronese, Vicentino e Padovano.

La conta dei morti ‘in eccesso’ in 34 anni di esposizione alla chimica tossica viene riferita da uno studio (Biggeri, Stoppa, Facciolo et al., 2024) pubblicato su Environmental Health e realizzato dall’Università di Padova, in collaborazione con il Registro tumori dell’Emilia-Romagna, il Servizio statistico dell’Istituto superiore di sanità (ISS), nonché con il contributo della rete ecologista veneta Mamme No PFAS. (1)

Inquinanti per sempre

Le sostanze chimiche per- e polifluoroalchiliche (PFAS) sono ampiamente utilizzate dagli anni 50 del secolo scorso. Repellenti ad acqua e grassi, vengono impiegate anche in oggetti di uso alimentare quotidiano, come la carta da forno o gli imballaggi dei fast-food. (2,3)

Sono definite ‘forever chemicals’ per la loro persistenza nell’ambiente. Sfuggono anche ai processi convenzionali di trattamento delle acque reflue.

La scoperta del disastro in Veneto

La loro dispersione nelle acque superficiali, di falda e potabili fornite dall’acquedotto Centrale Madonna di Lonigo a 30 comuni in Veneto è emersa nel 2013, dopo due anni di campionamenti e analisi dell’Istituto di Ricerca sulle Acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IRSA-CNR).

La contaminazione delle acque riguarda quasi tutta Italia, come abbiamo visto. (4) Il disastro ambientale in Veneto è tuttavia riconosciuto come il più grande evento di contaminazione da PFAS delle acque finora segnalato in tutto il mondo.

La responsabilità della fabbrica Miteni

La responsabilità dell’avvelenamento è attribuita a un’industria fluorochimica dell’Ovest vicentino, la Miteni (ex Ri.Mar), situata nel comune di Trissino (provincia di Vicenza). Oggi è fallita e 15 dirigenti sono finiti sui banchi degli imputati nell’ambito di un processo penale che sta facendo scalpore in tutta Europa.

La fabbrica ha prodotto PFAS dal 1966 al 2018. Ha così contaminato l’intera area a valle dello stabilimento, vocata peraltro a un’importante produzione agroalimentare. E ha avvelenato le falde acquifere su una superficie di 190 km2, coinvolgendo acquedotti pubblici e pozzi privati nelle province di Vicenza, Padova e Verona, la cui utenza è stimata in 153.525 abitanti (a gennaio 2020).

Esposizione e rischi

L’esposizione umana ai PFAS avviene mediante:

  • consumo di acqua o cibo contaminati (inclusa la contaminazione derivante dall’imballaggio degli alimenti)
  • utilizzo di prodotti realizzati con PFAS
  • inalazione di aria contaminata da PFAS.

Queste sostanze sono generalmente caratterizzate da bioaccumulo e non vengono eliminate dall’organismo.

La letteratura scientifica associa l’esposizione a elevati livelli di PFAS a un’ampia serie di danni alla salute:

  • diminuzione della fertilità negli uomini e nelle donne,
  • difetti congeniti,
  • ritardo dello sviluppo,
  • osteoporosi in giovane età,
  • danni al sistema immunitario,
  • ridotta risposta anticorpale dopo la vaccinazione,
  • allergie e asma nei bambini,
  • malattie del fegato,
  • aumento dei livelli sierici di colesterolo,
  • compromissione della funzionalità tiroidea,
  • resistenza all’insulina,
  • diabete gestazionale,
  • ipertensione indotta dalla gravidanza,
  •  disturbi neuroendocrini,
  • cancro, rischio ‘certificato’ dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) a novembre 2023 per due tipi di PFAS. (5)

Lo studio sulla mortalità nella ‘zona rossa’

Gli effetti sulla salute della popolazione residente nei 30 comuni veneti della ‘zona rossa’ fortemente inquinata dai PFAS sono stati misurati nel nuovo studio dell’Università di Padova.

I ricercatori hanno esaminato i casi di mortalità per tutte le cause e per causa specifica nella popolazione residente nell’area contaminata tra il 1980 e il 2018, ultimo aggiornamento disponibile dei dati statistici. (6)

La serie statistica include, nell’ultimo periodo, la drastica riduzione dell’esposizione umana ai contaminanti mediante il consumo di acqua potabile.

A partire dal 2013, infatti, quando è emerso il grave livello di contaminazione delle acque, è iniziata la filtrazione con carbone attivo granulare dell’acqua potabile con sostanziale abbattimento di tutti i PFAS. La popolazione ha inoltre adottato misure precauzionali, come la sospensione del consumo di prodotti agroalimentari locali, a km zero. Accorgimenti che tuttavia non cancellano la prolungata esposizione alle sostanze tossiche bioaccumulabili.

I risultati

I risultati della ricerca dimostrano per la prima volta un maggior rischio di morte per malattie cardiovascolari e confermano la maggiore incidenza di cancro al rene e ai testicoli.

‘Nel corso dei 34 anni compresi tra il 1985 (assunto come data di inizio della contaminazione delle acque) e il 2018 (ultimo anno di disponibilità dei dati di mortalità causa-specifica), nella popolazione residente dell’area Rossa abbiamo osservato 51.621 decessi contro 47.731 attesi (…).

Abbiamo trovato prove di un aumento della mortalità per malattie cardiovascolari (in particolare, malattie cardiache e cardiopatia ischemica) e malattie neoplastiche maligne, tra cui il cancro del rene e il cancro ai testicoli’, spiegano gli autori dello studio.

Giovani più a rischio

Tramite l’analisi delle diverse classi d’età, lo studio ha evidenziato un aumento del rischio di insorgenza di malattie tumorali al diminuire dell’età.

La popolazione più giovane, esposta ai PFAS già durante l’infanzia, è in sostanza quella che paga il prezzo più alto.

Madri protette a spese dei figli

Sorprendentemente, si è anche osservato un effetto protettivo nelle donne in età fertile. Questo fenomeno potrebbe essere attribuito al trasferimento, già ampiamente documentato in letteratura scientifica, dei PFAS dal sangue materno al feto durante la gravidanza e l’allattamento, nonché alla conseguente diminuzione di livelli di PFAS nelle madri, crescente all’aumentare del numero di figli.

Quali prospettive

L’8 marzo 2024 è stato completato il nuovo acquedotto che preleva acqua ‘pulita’ da una zona settentrionale del Veneto, ed è stata chiusa la sorgente freatica di Almisano contaminata.

Come le acque contaminate rimaste nel sottosuolo, in attesa di bonifica, anche le conseguenze della prolungata esposizione della popolazione giacciono in attesa di una soluzione salvifica.

Le richieste delle Mamme No PFAS

Il gruppo delle Mamme No PFAS pone al proposito due richieste urgenti:

avviare l’atteso studio di coorte, ‘deliberato dalla Regione del Veneto già nel 2016, ma mai iniziato. Il Piano di sorveglianza sanitaria già varato dalla Regione Veneto non basta perché ha metodi e obiettivi diversi’,

– vietare la produzione di PFAS. ‘Chiediamo al Governo e al Parlamento di avere coraggio e adottare limiti zero per la presenza di tutti i PFAS, non solo nelle acque destinate al consumo umano, ma anche negli scarichi industriali: si tratta dell’unico valore che permette di garantire il diritto a vivere in un ambiente pulito e non contaminato.

L’Italia, teatro della più vasta contaminazione avvenuta in Europa, che ha colpito tre province della Regione Veneto, ha bisogno di una moratoria urgente sui PFAS, che non solo ne azzeri la presenza nelle acque reflue, ma che introduca anche il divieto di produzione e utilizzo in tutti i settori industriali’. (7)

Marta Strinati e Ylenia Patti Giammello

Immagine di copertina da https://chemtrust.org/news/pfas-health-resources/

Note

(1) Biggeri, A., Stoppa, G., Facciolo, L. et al. All-cause, cardiovascular disease and cancer mortality in the population of a large Italian area contaminated by perfluoroalkyl and polyfluoroalkyl substances (1980–2018). Environmental Health 23, 42 (2024). https://doi.org/10.1186/s12940-024-01074-2

(2) Marta Strinati. PFAS, le sostanze chimiche tossiche in contenitori e stoviglie dei fast-food. Indagine IPEN. GIFT (Great Italian Food Trade). 19.12.23

(3) Marta Strinati. PFAS e altra chimica tossica in carta da forno e stoviglie monuso ‘ecologiche’ vendute in Italia. GIFT (Great Italian Food Trade). 25.4.24

(4) Marta Strinati. PFAS nelle acque di 16 regioni. Emergenza in Veneto. GIFT (Great Italian Food Trade). 26.5.24

(5) Marta Strinati. Le sostanze PFAS sono cancerogene, la conferma di IARC. GIFT (Great Italian Food Trade). 3.12.23 https://www.greatitalianfoodtrade.it/sicurezza/le-sostanze-pfas-sono-cancerogene-la-conferma-di-iarc/

(6) Una mappa navigabile digitale della contaminazione, realizzata su dati Arpa Veneto, è disponibile a questo link https://pfas.land/2019/04/10/12-aprile-2019-il-gis-di-pfas-land-la-prima-mappa-digitale-navigabile-sui-pfas-uno-straordinario-strumento-popolare-per-capire-quanto-siamo-inquinati-attingendo-ai-dati-dellarpav/

I comuni ricadenti nell’Area Rossa sono 30. La zona Rossa A comprende i comuni di Alonte (Vicenza, VI), Asigliano Veneto (VI), Brendola (VI), Lonigo (VI), Sarego (VI), Noventa Vicentina (VI), Orgiano (VI), Pojana Maggiore (VI), Montagnana (Padova, PD), Cologna Veneta (Verona, VR), Pressana (VR), Roveredo di Guà (VR), e Zimella (VR). I comuni situati in zona Rossa B sono Urbana (PD), Albaredo d’Adige (VR), Arcole (VR), Bevilacqua (VR), Bonavigo (VR), Boschi Sant’Anna (VR), Legnago (VR), Minerbe (VR), Terrazzo (VR), e Veronella (VR). La zona Rossa B comprende anche parti dei comuni di Agugliaro (VI), Val Liona (VI), Borgo Veneto (PD), Casale di Scodosia (PD), Lozzo Atestino (PD), Megliadino San Vitale (PD), e Merlara (PD).

(7) PFAS: quasi 4mila morti in più in 34 anni nell’Area Rossa. Per la prima volta dimostrata un’associazione tra esposizione a PFAS e mortalità per malattie cardiovascolari. Mamme No Pfas. Comunicato stampa 6.5.24 https://www.mammenopfas.org/home

 

Marta Strinati

Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

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