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Chips nel mirino dell’Antitrust. Intesa anticoncorrenziale?

Presunta intesa anticoncorrenziale nel mercato delle chips, le patatine fritte in busta. Sotto i riflettori dell’Antitrust finisce un mercato che muove, in Italia, qualcosa come 580 milioni di euro (600 milioni considerando anche le tortillas).

L’Antitrust ha aperto un’istruttoria nei confronti di Amica Chips e Pata per una presunta intesa restrittiva della concorrenza relativa alla produzione e alla commercializzazione di patatine a marchio privato prodotte per conto delle catene della Grande distribuzione.

Le due società avrebbero coordinato le loro politiche di prezzo, col risultato di ripartirsi la clientela e mantenere i prezzi a un livello sovra-concorrenziale.

1) L’Antitrust parte dal whistleblowing

Il procedimento parte da una segnalazione anonima arrivata attraverso la piattaforma di whistleblowing il 1° marzo 2024.

La segnalazione, spiega l’Antitrust nel provvedimento di avvio istruttoria (1), riguarda il presunto cartello fra Amica Chips e Pata, “consistente nella concertazione delle proposte di prezzo da presentare ai buyer della Grande Distribuzione Organizzata” per la vendita, a livello nazionale, delle referenze delle patatine fritte in busta, le chips a marchio privato distribuite attraverso la Gdo.

Fra le catene interessate vi sarebbero, scrive l’Antitrust, Esselunga, Carrefour, Coop, Conad, Lidl, Aldi, MD e Penny.

2) Il mercato delle chips in Italia

La produzione delle chips in Italia è appannaggio di un mercato piuttosto concentrato. L’Antitrust cita nel suo provvedimento cinque principali produttori: San Carlo Gruppo Alimentare, Pata, Amica Chips, Preziosi Food e Crik Crok.

Amica Chips e Pata coprirebbero una quota di mercato rispettivamente del 24% e del 29%.

In questo mercato le chips delle private label coprirebbero circa il 10% del totale.

Esistono poi società che producono brand di chips in stabilimenti presenti in altri Paesi europei e le importano in Italia: ad esempio Pringles, Lays e Tyrrels, prodotte rispettivamente da Propter & Gamble, Pepsico e Tyrrells Potato Crisps.

Amica Chips e Pata risultano i principali produttori di chips a marchio privato in Italia prodotte per la Grande distribuzione. In particolare, prosegue l’Antitrust, “Amica Chips è fornitore di Esselunga, Lidl, Carrefour, Selex e Crai, mentre Pata di Coop, Pam, Tigre, Conad, Eurospin e Despar”.

Fra gli altri produttori, “Preziosi Food rifornisce, a detta del segnalante, le catene maggiormente presenti nel sud Italia, come ad esempio MD e Penny Market, mentre non risulta che San Carlo e Crik Crok producano patatine per le private label della GDO”.

3) La condotta ipotizzata

L’Antitrust ipotizza dunque l’esistenza, quantomeno nel 2024, di “un coordinamento delle strategie commerciali tra le società Amica Chips e Pata, idoneo ad incidere in maniera significativa sulla concorrenza nel mercato rilevante”.

Il coordinamento riguarda “la concertazione delle proposte di prezzo da presentare ai buyer delle catene della GDO per la vendita, a livello nazionale, delle referenze a marchio privato di chips distribuite presso i punti vendita di queste ultime, con il fine ultimo di ripartirsi la clientela, mantenendo i prezzi ad un livello sovra-concorrenziale”.

L’Antitrust spiega poi che il mercato delle private label si caratterizza per un prezzo medio-basso, offerto dalla Grande distribuzione in alternativa ai brand. Un’intesa sul prezzo finisce dunque per ridurne la capacità concorrenziale e per condizionare l’intero mercato all’ingrosso delle patatine, “con un’inevitabile ricaduta sui prezzi praticati ai consumatori finali”.

4) Snack, il mercato cresce ancora

Secondo un’analisi dell’Institute Mérieux, dopo la pandemia il mercato mondiale degli snack salati vale qualcosa come 250 miliardi e mezzo di dollari. È un mercato in crescita anche se i consumatori sono sempre più alla ricerca di diete sane. Da qui molte alternative, nella formulazione, negli ingredienti e nel packaging, elaborate dall’industria.

I consumatori continuano insomma a nutrirsi di snack, pervasivamente presenti sul mercato (2), nonostante i rischi di salute connessi al consumo di cibi ultraprocessati e ricchi in sale e zuccheri.

Secondo un recente report di Mondelēz (3), i consumatori consumano spuntini “con costanza” e la spesa per gli snack rimane invariata: il 66% dei consumatori dichiara di non aver apportato modifiche significative alla spesa destinata agli snack, nonostante la crescente attenzione per il prezzo.

Non è consolante in periodi di crisi dei prezzi e pandemia di obesità e cattiva nutrizione.

Sabrina Bergamini

Note

(1) Autorità garante della concorrenza e del mercato. Testo del provvedimento https://www.agcm.it/dotcmsdoc/allegati-news/I871_avvio%20istruttoria.pdf

(2) Dario Dongo. Cibi d’indulgenza o cibo-spazzatura? Il caso delle patatine fritte. GIFT (Great Italian Food Trade). 1.3.17

(3) State of Snacking https://www.mondelezinternational.com/stateofsnacking/

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