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Confagricoltura, la ‘governance’ a rischio

Confagricoltura, la più antica organizzazione agricola d’Italia, si accinge a rinnovare i propri organi sociali. Le regole statutarie sono tuttavia soggette a forzature che paiono superare i limiti del buon senso, oltre a quelli della ‘governance’, in un periodo storico di grave crisi per gli agricoltori.

1) Confagricoltura, la presidenza Giansanti

Massimiliano Giansanti era stato eletto alla presidenza nazionale di Confagricoltura a marzo 2017 e rinnovato a ottobre del 2020, dopo alcune modifiche allo statuto che avevano tra l’altro esteso il mandato degli organi da tre a quattro anni.

Il mandato del presidente Giansanti dovrebbe scadere nel 2024, dopo il raggiungimento del limite dei due mandati tuttora previsto dallo statuto. Giansanti dovrebbe perciò convocare l’Assemblea, entro ottobre 2024, per la nomina di una nuova giunta confederale.

2) Peccato originale

Il presidente Giansanti ambisce a ricandidarsi. Un’operazione non possibile, quand’anche si volesse modificare lo statuto, poiché la modifica sarebbe operativa solo a decorrere dalla giunta successiva. Salvo trovare un cavillo, nell’interpretazione dello statuto e delle sue modifiche, per permettere a Giansanti di potersi ricandidare.

Ogni dubbio sull’interpretazione delle norme statutarie – secondo logica e buona ‘governance’ – dovrebbe venire sciolto da uno studio legale indipendente, la cui scelta andrebbe rimessa a organi indipendenti. Giansanti ha invece deciso di affidarsi alla direzione legale di Confagricoltura e a un suo consulente di fiducia.

3) Battesimo incerto

Il ‘parere legale’ di cui sopra è stato poi sottoposto al battesimo dell’Assemblea, la quale avrebbe dovuto così farsi carico del suo peccato originale. È peraltro dubbio che l’Assemblea possa ‘votare’ una ‘interpretazione’ dello statuto, ma la governance non è di casa in questa stagione di Palazzo della Valle.

L’interpretazione, in ogni caso, deve venire approvata a maggioranza. Ed è così che Giansanti, con ennesima forzatura delle regole, ha preteso che il voto non avvenisse a scrutinio segreto bensì a scrutinio palese. In modo da costringere ciascuno a esporre pubblicamente la sua posizione.

I membri dell’Assemblea hanno così accettato passivamente – con la sola vibrante protesta dei rappresentanti di Brescia e Napoli, e alcune astensioni – che lo statuto venisse piegato alle ambizioni del presidente Massimiliano Giansanti, il 26 marzo 2024. Un segno di debolezza del sistema, piuttosto che un plebiscito.

4) Transizione e stanzialità

I sette anni trascorsi hanno avuto un rilievo straordinario per l’agricoltura italiana:

– in Unione Europea, alla revisione della PAC si sono aggiunte le grandi opportunità e minacce rispettivamente legate alla strategia ’Farm to Fork’ e al ‘Green Deal’

– in Italia, la disapplicazione della direttiva sulle pratiche commerciali sleali alle cooperative, organizzazioni dei produttori e loro associazioni ha alterato il mercato in quota significativa

– l’impennata dei costi di energia e materie prime, combinata ai listini fermi e le vendite sottocosto fuori da ogni controllo, ha messo definitivamente in crisi l’intero settore.

La presidenza Giansanti è rimasta tuttavia stanziale, nella composizione (pressoché invariata) e le politiche, di fatto sempre allineate a quelle di Coldiretti. Senza raccogliere i segnali e rispondere alle istanze degli agricoltori in protesta. (1)

5) Confagricoltura, quali orizzonti?

Costituita nel 1920, Confagricoltura si è da sempre distinta per l’effettiva rappresentanza degli agricoltori, attraverso i presidenti eletti nei singoli territori. In netta contrapposizione alla Coldiretti ove il solo vero capo è Vincenzo Gesmundo, e i suoi generali-direttori ne applicano gli ordini.

La stagnazione di Massimiliano Giansanti rischia però di compromettere l’equa rappresentatività degli agricoltori e dei territori. La ‘sua’ Confagricoltura è compressa nell’ombra di Coldiretti, che da ultimo si ostina a imitare anche nel progetto ‘Mediterraneo’, sulla falsariga di Filiera Italia. (2)

Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare’, affermava Winston Churchill. E i talenti per cambiare non mancano, anche nei vari distretti provinciali e regionali di Confagricoltura, per la presidenza e la giunta. Prima che sia la base associativa ad allontanarsi.

6) Rischi d’inciampo

La forzatura dello statuto, vale la pena sottolineare, espone non solo Massimiliano Giansanti ma l’intera organizzazione a un rischio d’inciampo che può nuocere alla specchiata reputazione di Confagricoltura. Le ragioni sono semplici:

– l’assemblea non ha potere di ‘interpretare’ né derogare l’applicazione dello statuto, né dettare norme transitorie difformi rispetto a quelle statutarie (art. 43)

– il limite di due mandati consecutivi per il presidente dell’associazione (art. 19) può venire cambiato solo attraverso una modifica dello statuto, da inserire espressamente all’ordine del giorno (art. 15) e deliberare con le maggioranze rafforzate ivi previste (art. 39)

– la delibera adottata il 26 marzo 2024 appare perciò illegittima e come tale potrà venire impugnata da qualunque associato e senza limiti di tempo, ai sensi del codice civile (art. 23), poiché appunto in contrasto con lo Statuto

– di conseguenza, l’eventuale elezione di Massimiliano Giansanti quale presidente per il terzo mandato consecutivo di un soggetto potrà a sua volta venire impugnata da qualunque singolo associato, con gravi conseguenze sull’immagine e la continuità d’esercizio di Confagricoltura a livello nazionale.

7) Conclusioni provvisorie

Il culto della persona sola al comando si va sostituendo a quello dei gruppi, le idee e le persone che essi dovrebbero rappresentare. In una deriva della democrazia che raramente ha portato risultati utili alle collettività, nella politica come nei corpi intermedi.

Il compito di una classe dirigente degna del proprio incarico è portare avanti gli interessi di tutte le fasce di popolazione rappresentata nei singoli territori e creare le condizioni per formare una nuova classe dirigente per meglio affrontare le sfide del futuro.

Un invito, agli associati e i loro presidenti sul territorio: lottate con tutte le vostre forze per rivendicare la proprietà dei simboli delle Vostre associazioni ed evitare che i dirigenti di turno li mettano in secondo piano rispetto ai propri ego e ambizioni.

Dario Dongo

Note

(1) Dario Dongo. #AgricoltoriUniti, il manifesto 2 marzo 2024. GIFT (Great Italian Food Trade). 27.2.24

(2) Si veda il paragrafo 4 al precedente articolo di Dario Dongo. Italia, protesta degli agricoltori contro Coldiretti. #VanghePulite. GIFT (Great Italian Food Trade). 26.1.24

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Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.

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